Nuova Pac europea 2023-2027

Si è svolto lo scorso 21 gennaio 2022 l’evento “Nuova PAC e possibili impatti sull’agricoltura italiana: come i principali cambiamenti normativi si inseriscono nel quadro della struttura produttiva nazionale” organizzato da Nomisma, in collaborazione con Philip Morris Italia e con il contributo scientifico di Food Trend Foundation. Paolo De Castro, presidente del Comitato Scientifico di Nomisma, ha coordinato i lavori. I relatori sono stati Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma; Felice Adinolfi, professore ordinario presso l’Università di Bologna; Angelo Frascarelli, presidente Ismea; Alessandro Apolito, Capo servizio tecnico Gabinetto di Presidenza e Segreteria generale Coldiretti; Cesare Trippella, Head of Leaf EU di Philip Morris Italia; il sen. Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali.

Nel 2021 l’Italia ha messo a punto il piano economico finanziario che rientra nel quadro del Green Deal europeo. A dicembre 2021 l’UE ha ricevuto dall’Italia il piano strategico nazionale riguardo l’applicazione della nuova PAC, i cui maggiori obiettivi sono di tipo economico, sostegno al reddito competitività; di tipo ambientale con la tutela del paesaggio e la sostenibilità; di tipo sociale attraverso lo sviluppo rurale, l’indirizzamento dei giovani verso l’agricoltura, la fornitura di cibo sano e sicuro. La domanda alimentare mondiale cresce più dell’offerta possibile, il che significa che prima o poi ci si troverà dentro uno stress di questa tipologia di materia prima.

L’Italia è uno dei maggiori attori del teatro agro-alimentare europeo e il terzo paese per valore aggiunto alimentare, in termini esportazione il nostro paese si pone al quarto posto, questo fa comprendere l’importanza della PAC. Si tratta di un documento di programmazione 2023-2027 che ora viene gestito a livello centrale; quindi, non avremo più 21 diversi piani regionali, ma uno unico compatto e organico. Alle regioni resta l’importante ruolo di Autorità di Gestione. Il piano italiano è stato consegnato nei termini previsti, ora ci sono sei mesi per la definizione dei dettagli.

Il piano si basa su€ 3.628,53 rapportati a una superficie ammissibile di 10.037.416 ettari; i pagamenti diretti avverranno con i titoli, come in uso in Italia, o con un aiuto eguale per tutti. Si istituisce anche un serbatoio redistributivo che sposti risorse dalle grandi imprese verso quelle piccole. Tutte queste norme hanno carattere obbligatorio, come anche la definizione degli ecoschemi, mentre resta facoltativo per gli stati membri definirne l’articolazione, così come stabilire un tipo di sostegno ai giovani. La nuova struttura dei pagamenti diretti prevede il 25% agli eco-schemi, il 10% al sostegno redistributivo complementare, il 65% (in caso non si attivino i sostegni facoltativi) al sostegno di base al reddito per la sostenibilità. La novità della nuova PAC risiede nell’Architettura Verde, la condizionalità sociale e gestione del rischio, introducendo l’obbligatorietà rispetto la Condizionalità rafforzata ambientale e sociale. Le norme che regolano le condizioni, la sicurezza e la salute sul lavoro, sono volontarie, ma diverranno obbligatorie dal 2025.

Elementi nuovi introdotti nella PAC sono la condizionalità per l’erogazione dei pagamenti e la protezione data in caso di eventi catastrofali, in pratica è la politica agricola che si adatta all’evoluzione dell’agricoltura. Indicativamente il riferimento dato dall’effetto convergenza e pagamento di base renderà, a regime, circa € 167/ha. Le risorse assegnate rimangono praticamente le medesime, per un totale di 35 mld di euro complessivi e 7 mld annuali. La novità è che nell’attuale PAC, che va a terminare il 31-12-2022, ogni agricoltore era sicuro di ricevere un pagamento di base e uno greening per un assommare dell’85%. Nella nuova PAC 2023-2027 ogni agricoltore avrà la certezza di ricevere solo il pagamento di base, che rappresenta il 48%. Il salto dall’85% al 48% è dovuto al fatto che gli ulteriori pagamenti nella nuova PAC sono selettivi. La ripartizione del plafond all’interno degli Eco-schemi vede la zootecnia al 42%; inerbimento colturale pluriennali 18%; oliveti di rilevanza paesaggistica 17%; sistemi di foraggere estensive 18%; colture a perdere di interesse mellifero al 5%.

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