Cronache dai Palazzi

“Da oggi siamo ancora più vicini”, ha affermato il premier Mario Draghi riferendosi al Trattato del Quirinale. “Noi, Italia e Francia – ha affermato il premier italiano – condividiamo molto più dei confini, la nostra storia, la nostra arte, le nostre economie e società si intrecciano da tempo. Le istituzioni che abbiamo l’onore di rappresentare si poggiano sugli stessi valori repubblicani, sul rispetto dei diritti umani e civili, sull’europeismo”. Si tratta di un accordo che è il frutto di “un negoziato intenso che ha portato a questo risultato di successo”, secondo cui “almeno una volta ogni trimestre un ministro italiano parteciperà a un consiglio dei ministri del governo francese e viceversa”.

Il premier italiano ha sottolineato l’importanza di “una gestione condivisa delle sfide comuni” che rafforzi la “sovranità” intesa come “capacità di indirizzare il futuro”. Nel contempo “vogliamo favorire e accelerare il processo di integrazione europea”, ha affermato Draghi, mentre per il presidente Mattarella “la rafforzata cooperazione tra Italia e Francia deve avere anche l’obiettivo di portare all’interno dell’Unione europea la necessaria ambizione”. L’ottica condivisa da Quirinale ed Eliseo mira in primo luogo alla costruzione di “un’Unione europea più forte, una necessità che anche la crisi pandemica ha messo in luce”, ha aggiunto il capo dello Stato.

In questo contesto la cooperazione tra Italia e Francia comporterà la condivisione di “una politica di gestione dei flussi migratori” basata su “principi di solidarietà e responsabilità” condivisi tra gli Stati membri con l’obiettivo di sviluppare “politiche di integrazione” più efficaci che abbiano un respiro europeo.

Il presidente francese Macron ha inoltre rimarcato “una cooperazione rafforzata nella lotta contro le migrazioni illegali e i trafficanti per proteggere le frontiere esterne dell’Europa”, e la messa a punto della costruzione di una “difesa europea comune più forte che contribuisca alla Nato”. In definitiva Macron ha confermato “una visione geopolitica comune” e la piena condivisione di una “visione europea e internazionale”.

Evocando il Trattato dell’Eliseo che nel 1963 avvicinò Francia e Germania, con il Trattato del Quirinale Italia e Francia mirano a dare corpo ai loro interessi convergenti non lasciando spazio alle incomprensioni e lasciandosi alle spalle alcuni episodi legati al passato.

Gli obiettivi e i valori comuni di due Paesi animati da medesimi principi di civiltà e democrazia, fondati sul rispetto per la Repubblica, hanno portato a rafforzare il rapporto tra Roma e Parigi attraverso un dialogo periodico tra le amministrazioni e condividendo una ricca agenda di progetti. Primo fra tutti la creazione di una unità operativa italo-francese “per sostenere le forze dell’ordine in funzione di obiettivi comuni in particolare nella gestione di grandi eventi e per contribuire a missioni internazionali di polizia”.

Il Trattato prevede inoltre un incontro bi-annuale su ricerca e innovazione al quale parteciperanno i ministri responsabili dei settori Università e Ricerca e altri protagonisti, pubblici e privati, per quanto riguarda l’innovazione e la ricerca scientifica. Un terzo progetto è la strutturazione di un servizio civile congiunto italo-francese, in pratica un programma di volontariato che esprimerà la cooperazione tra i due servizi civili e che sarà siglato da uno specifico Protocollo d’intesa tra Italia e Francia. Saranno inoltre favoriti scambi culturali, di studio e tra artisti.

I due Paesi svilupperanno un dialogo costante con l’obiettivo di strutturare posizioni comuni, integrare al meglio le rispettive forze diplomatiche e di rappresentanza, rappresentandosi quindi a vicenda nei fori dove non sono presenti e mirando a sviluppare, in particolar modo, uno stretto coordinamento per quanto riguarda le politiche d’integrazione Ue.

Una delle parole chiave su cui si fonda il Trattato del Quirinale è ‘equilibrio’ sia tra i due Paesi coinvolti sia all’interno del contesto europeo in relazione con i Ventisette, sia in campo internazionale.

La Farnesina lo ha definito un accordo “pazzesco”, in virtù del quale Italia e Francia decidono non solo di rappresentarsi a vicenda ma anche di creare una sinergia in campo economico ad esempio fra le casseforti finanziarie dei singoli Paesi, Cassa depositi e prestiti e l’omologa francese, e mirando a sviluppare una complementarietà delle singole economie. Attualmente sono circa 4.000 le imprese “bi-nazionali” e molte imprese italiane sono coinvolte in diverse società transalpine; noi italiani esportiamo in Francia il triplo di quanto vi esporta la Gran Bretagna, la dinamica commerciale è quindi già in essere e l’obiettivo del Trattato è perfezionarla e intensificarla.

L’odierna intesa italo-francese rappresenta “un momento storico nella relazione tra i due Paesi”, come ha sottolineato il premier Draghi. Il Trattato del Quirinale esprime una nuova cooperazione politica, militare ed economica che ha l’ambizione di trasferirsi anche in ambito europeo in quanto i due Stati mirano a dare un contributo congiunto anche ai più ambiziosi dossier dell’Unione. Una nuova “cooperazione bilaterale rafforzata” che vuol dire in sostanza “un futuro comune”. Il Trattato come prevede la Costituzione è stato firmato dal presidente del Consiglio Mario Draghi e verrà in seguito sottoposto alla ratifica del Parlamento.

Nel frattempo il Covid avanza e il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il green pass “rafforzato”, il cosiddetto super green pass in vigore dal 6 dicembre, rilasciato esclusivamente alle persone vaccinate o guarite, mentre un green “base” viene rilasciato a chi si sottopone a tampone molecolare o antigenico. Il green pass “rafforzato” ha validità nove mesi dall’ultima somministrazione di vaccino o dal certificato di avvenuta guarigione, si applica a partire dalla zona bianca e permette di superare le restrizioni anche in zona gialla e arancione. In zona rossa scattano invece le restrizioni per tutti. Il green pass “base” ha validità 72 ore per coloro che hanno ottenuto un tampone molecolare negativo, 48 ore se rilasciato a coloro che hanno invece effettuato un tampone antigenico. I due tipi di green pass distinguono di fatto chi è vaccinato da chi non lo è.

L’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, ha infine approvato il vaccino per i bambini dai 5 agli 11 anni. In Europa le dosi pediatriche arriveranno a metà dicembre e in Italia dovrebbero essere disponibili dal 23 dicembre. Nello specifico una dose pediatrica equivale ad un terzo dell’intera dose Pfizer ed è prevista una doppia somministrazione a distanza di tre settimane l’una dall’altra come per gli adulti.

L’Agenzia italiana del farmaco, l’Aifa, e la Commissione europea devono ancora esprimere il proprio parere. Nel frattempo il ministero della Salute ha autorizzato la dose booster dopo cinque mesi a tutti gli over 18.

L’Aifa ha convocato un comitato tecnico scientifico dall’1 e il 3 dicembre per decidere le linee guida per quanto riguarda la vaccinazione anti Covid per i bambini. Il presidente del consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù, afferma che “il Covid 19 è diventato una malattia pediatrica” mentre per quanto riguarda gli effetti collaterali del vaccino, l’infiammazione al cuore – la miocardite che si è manifestata in ragazzi più grandi – risulta rara e mai seria tra i bambini.

Secondo l’Ema, nella fascia 5-11 anni “i benefici superano di gran lunga i rischi, soprattutto nei bambini con condizioni che aumentano l’esposizione al Covid grave”. Uno studio condotto su circa 2.000 bimbi ha registrato effetti indesiderati “simili a quelli osservati negli adulti, ma in forma comunque più lieve”.

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