Cronache dai Palazzi

Via libera alla legge sulla concorrenza. I cittadini “avranno più poteri”, ha sottolineato il premier. “Nel recente passato i governi italiani– ha spiegato Mario Draghi – hanno preso due strade sul fronte della concorrenza. Alcuni hanno provato a passare delle misure molto ambiziose senza però cercare il consenso politico. Il risultato è stato che in larga parte questi provvedimenti non sono stati attuati anche per l’opposizione di tanti gruppi di interesse. Altri governi hanno invece ignorato la questione”. Il presidente del Consiglio rivendica in sostanza di aver portato a termine un provvedimento sulla concorrenza dopo anni di vuoto legislativo, anche se occorre puntualizzare che diverse parti del ddl sono state eliminate per ragioni politiche o tecniche.

L’opposizione della Lega ha influito ad esempio sulla questione degli ambulanti e delle concessioni balneari, dirottando il testo su una sorta di “mappatura” di tutte le concessioni esistenti, “un’operazione di trasparenza” da effettuare entro 6 mesi, che è una specie di compromesso. Si tratta di una mappatura di tutte le concessioni esistenti per “promuovere la massima pubblicità e trasparenza dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori”. Sarebbero circa 23 mila le concessioni demaniali, per la maggior parte stabilimenti balneari, che fatturerebbero tra i 7 e i 10 miliardi l’anno ma verserebbero allo Stato solo 103 milioni. Nel 2019 è stato strutturato un piano di riforma ma, nello specifico, le concessioni balneari esistenti sono state prorogate al 2033 come richiesto dagli imprenditori, provocando un’immediata reazione da parte di Unione europea, Consiglio di Stato e Antitrust.

In definitiva il disegno di legge delega sulla concorrenza è stato approvato all’unanimità dopo circa due mesi di tentennamenti, e a proposito della nomina dei primari negli ospedali, un argomento spinoso che ha provocato discussioni in Cdm, il premier ha sottolineato che “le nomine nella Sanità non le decide la politica”, eludendo nel contempo ogni ipotesi di cambiamento del testo. A causa di un intervento dei pentastellati hanno subito invece una battuta di arresto le autorizzazioni di nuovi inceneritori

Confermato l’articolo che riguarda il trasporto pubblico non di linea, come taxi, Ncc e altre forme di trasporto che usano piattaforme digitali. Le sigle sindacali dei taxi annunciano una mobilitazione nazionale in quanto ritengono che il provvedimento “colpirà il settore in modo devastante”, e quindi si promettono di “contrastare queste misure che prevedono una devastante liberalizzazione”, come ha dichiarato il coordinatore dell’Usb Taxi, Riccardo Cacchione. Il disegno di legge prevede alcune deleghe in virtù delle quali al governo è

affidata la disciplina di specifici settori tra cui il “riordino dei servizi di mobilità urbana non di linea”, che ha provocato la reazione di protesta dei tassisti. Il governo “entro sei mesi” dall’entrata in vigore della legge sulla concorrenza, è delegato ad adottare “un decreto legislativo” che, a sua volta, assicuri la “promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati”. Un’altra delega di un certo peso si riferisce al “riordino dei servizi pubblici locali”, anche in questo caso il governo dovrà agire entro sei mesi mirando al “superamento dei regimi di esclusiva” che risultino non “indispensabili per assicurare la qualità e l’efficienza del servizio”. L’ente locale che non predispone una gara riguardo ai servizi dovrà fornire una motivazione all’Antitrust.

Il premier Mario Draghi rivendica in primo luogo un certo equilibrio del disegno di legge sulla concorrenza che “dovrebbe avere natura annuale. Eppure, dal 2009 a oggi, è stata approvata una sola volta, nel 2017”. “Questo governo intraprende una terza strada, crediamo più efficace”, ha affermato Draghi annunciando una nuova stagione orientata alla trasparenza in cui i cittadini potranno monitorare diverse situazioni. I cittadini potranno ad esempio “verificare quanto ciascun concessionario paghi per esercitare la sua attività”. L’operazione di trasparenza prevede, nello specifico, una “mappatura” di diverse tipologie di concessioni, non solo quelle relative alle spiagge ma anche quelle relative alle acque termali e minerali, e alle frequenze.

L’obiettivo di Palazzo Chigi è, in definitiva, fare luce sulla “frammentazione delle competenze tra amministrazioni centrali e territoriali e la scarsa reddittività per il governo della maggior parte delle concessioni”.

La tutela della concorrenza permea svariati ambiti della società per cui l’esecutivo ha anche “modificato i criteri di accreditamento e convenzionamento delle strutture private e le modalità di selezione della dirigenza medica, con criteri certi e meno discrezionalità”. Il direttore generale dovrà scegliere il primo in graduatoria basandosi sui curricula, i volumi di attività svolta e anche tenendo conto del colloquio con una commissione esaminatrice. A parità di punteggio dovrà essere selezionato il candidato più giovane. Per quanto riguarda i criteri di accreditamento delle strutture private avverrà tenendo conto della “qualità” e dei “volumi” dei servizi erogati, “nonché sulla base dei risultati dell’attività eventualmente svolta”. Strutture private che possono ottenere delle convezioni dal servizio sanitario nazionale devono essere selezionate “periodicamente” e “sulla base di verifiche” della propria attività. E, infine, enti, strutture pubbliche e private che erogano prestazioni per conto del servizio sanitario nazionale “sono tenuti a pubblicare nel proprio sito Internet i bilanci e i dati sugli aspetti qualitativi e quantitativi dei servizi erogati”.

La legge sulla concorrenza interessa anche le lauree abilitanti e le tratte a lunga percorrenza per i bus. Secondo l’articolo 21 del ddl stop anche a tutti i servizi non richiesti ma addebitati in bolletta. Prima di attivare i servizi “premium” in abbonamento, offerti “da parte degli stessi operatori o di terzi”, i gestori dovranno informare il consumatore e ottenere il suo consenso “espresso e documentato”. Sarà necessario il consenso del consumatore anche per quanto riguarda quei servizi “che prevedono l’erogazione di contenuti digitali forniti sia attraverso sms e mms, sia tramite connessione dati, con addebito su credito telefonico o documento di fatturazione”. Vietato in sostanza attivare dei servizi in automatico.

Il decreto legge delega sulla concorrenza definisce infine anche delle regole ben precise per quanto riguarda la strutturazione di reti in fibra ottica in modo da accelerarne la realizzazione, e favorendo la rimozione degli ostacoli burocratici che potrebbero compromettere la transizione digitale nel nostro Paese. In questo contesto si auspica il coordinamento tra gestori di infrastrutture fisiche e operatori di rete per quanto riguarda la richiesta di permessi, la “non duplicazione inefficiente di opere del genio civile” e la “condivisione dei costi di realizzazione”.

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