Il summit di Roma

A prima vista, le conclusioni iniziali del summit dei G20 a Roma non mi paiono specialmente esaltanti, né era forse prevedibile che lo fossero. Mi sembra siano piuttosto una premessa per il summit di Glasgow sul clima. Questo sarà davvero un evento centrale per il futuro della Terra e per il nostro e dei nostri figli.

In varie interviste, Boris Johnson, che presiederà COP26 a Glasgow, ha lanciato avvertimenti foschi, e credo fondati, prevedendo conseguenze climatiche e geo-politiche catastrofiche se il vertice non adatta conclusioni concrete e attuabili nella riduzione dell’uso di energie fossili che, lo sappiamo,  sono terribilmente inquinanti. Le sue previsioni di successo non sono però incoraggianti: non più del 60%. La chiave sta sempre di più nella Cina. Ma si tratta di una potenza che si sta dimostrando sempre più attiva e aggressiva. I suoi aerei sorvolano a centinaia lo spazio aereo di Taiwan, che alla fine dipenderà per la sua difesa dagli Stati Uniti (ma sarà disposta l’America a rischiare una guerra nucleare per un’isola lontana?). Intanto, la Cina ha rivelato al mondo di disporre di missili supersonici operativi: un’arma terribile, che ha sorpreso e certo preoccupa gli Stati Uniti (ma dovrebbe inquietare anche altri paesi, come Giappone, Corea del Sud e Russia).

Per il resto, il vertice romano è servito, come sempre, come occasioni per incontri bilaterali tra i vari leader. Tutti cercano di vedere Biden, naturalmente, ma non solo: Macron e Johnson dovrebbero profittarne per far calare la tensione creatasi attorno ai diritti di pesca in acque che Londra considera proprie: un Ministro inglese ha dichiarato che la Marina britannica potrebbe anche abbordare i pescherecci francesi. Un atto quasi di guerra tra due Paesi alleati e qualcosa che Macron, che ha in vista una elezione presidenziale non facile, non può certo permettersi di accettare.

Una nota finale. Mario Draghi sta svolgendo le sue funzioni di padrone di casa con il suo marchio distintivo: competenza e signorilità.

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