Che vuoi che sia (Film, 2016)

Continuiamo così, facciamoci del male. Continuiamo a guardare commedie italiane sperando che tornino a essere commedie, quelle del tempo in cui c’erano i registi e gli sceneggiatori, gente che non s’improvvisa, autori come Sonego, Age, Scarpelli, Scola, Maccari (l’elenco sarebbe interminabile).

Che vuoi che sia di Edoardo Leo è stata candidata a un Globo d’Oro come miglior commedia dell’anno (non ha vinto, per fortuna). Il pubblico l’ha persino apprezzata. La critica – quella legata a logiche di mercato – non l’ha distrutta. Forse siamo noi a pretendere troppo, a volere ancora commedie garbate e raffinate al posto di cose trucide e raffazzonate. I temi affrontati, tra l’altro, non sono per niente fuori luogo e avrebbero meritato miglior confezione: la difficoltà a costruire una famiglia per una giovane coppia, il problema di avere figli, il lavoro che non si trova e che – quando si trova – è precario. Inoltre troviamo la Rete, invasiva e pervasiva, le connessioni, i social, i selfie, la possibilità di fare soldi con poco, basta mostrare ed essere disposti a rischiare la dignità.

Claudio (Leo) è un ingegnere informatico romano trapiantato a Milano, vive di piccoli lavori e vorrebbe svoltare grazie a un’applicazione tecnologica da lui ideata. Anna (Foglietta) è un’insegnante di matematica precaria che vorrebbe un figlio, una vita sicura, l’indipendenza economica. A un certo punto – per un equivoco – la coppia avrebbe la possibilità di guadagnare oltre duecentomila euro grazie a una campagna di finanziamento in Rete del progetto di Claudio. Per avere quei soldi, però, Claudio e Anna dovrebbero fare sesso on line, mostrarsi al popolo della rete nell’insolita esibizione; una trovata che nell’attesa produce un momento di grande popolarità per entrambi, con le conseguenze negative del caso.

Edoardo Leo e Anna Foglietta sono diligenti nella caratterizzazione dei personaggi, senza particolari evoluzioni tengono la scena, così come Rocco Papaleo (zio di Anna) è un buon interprete, abbastanza surreale e caustico. Il suo ruolo è quello di un uomo di mezza età cacciato di casa dalla moglie (Massironi) per salvare il matrimonio e tornare alla vecchia passione. Massimo Wertmüller, invece, è il padre di Claudio, eterno ragazzino inconcludente, che a 65 anni aspetta un figlio da una rumena e conduce una vita alla giornata, priva di obblighi e senza programmi. Bebo Storti è il padre di Anna, un vecchio milanese risparmiatore.

Il problema della commedia non sta negli attori – tutto sommato dignitosi – e nella loro recitazione, quanto in una storia poco credibile, scritta in maniera approssimativa, condotta su toni grotteschi e diluita all’eccesso verso un finale da Baci Perugina (salvato da un imprevedibile doppio finale). Certo, di tanto in tanto si ride, ma non basta a trasformare un modesto television-movie in una vera commedia. Colonna sonora fastidiosa di Gianluca Misiti, con brani dei Matia Bazar (Per un’ora d’amore) e dei Broncho (Class Historian). Da vedere solo in televisione.

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Regia: Edoardo Leo. Soggetto: Edoardo Leo, Alessandro Aronadio, Renato Sannio. Sceneggiatura: Edoardo Leo, Alessandro Aronadio, Renato Sannio, Marco Bonini. Fotografia: Alessandro Pesci. Montaggio: Patrizio Marone. Effetti Speciali: Paolo Galiano. Musiche: Gianluca Misiti. Costumi: Elena Minesso. Trucco: Federica Bastreghi. Casa di Produzione: Italian International Film, Warner Bros Entertainment Italia. Produttori. Franco Lucisano. Distribuzione: Warner Bros Pictures. Paese di Produzione: Italia, 2016. Genere: Commedia (?). Durata: 105’. Interpreti: Edoardo Leo (Claudio), Anna Foglietta (Anna), Rocco Papaleo (Franco), Giampiero Judica (Marco), Marina Massironi (Ivana), Pierpaolo Spollon (Paolo). Massimo Wertmüller (Manlio), Bebo Stoprti (Ugo), Maria Di Biase (Linda), Sara Magalotti (ragazza marketing), Fabrizio Coniglio (Giovanni).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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