Green Pass Covid EU

Per ripristinare la libertà di movimento all’interno dell’Unione europea, i governi dell’UE hanno chiesto alla Commissione europea di redigere una proposta che consentirebbe i viaggi con un rischio ridotto di diffusione del virus COVID-19. Un certificato uniforme dovrebbe diventare comunemente accettato come prova in tutti gli Stati membri dell’UE e sostituire le misure nazionali divergenti attualmente imposte ai viaggiatori transfrontalieri. Resta inteso che nessuno sarà obbligato a utilizzarlo o a vaccinarsi; il certificato EU COVID-19 non è ipotizzato come un documento di viaggio, né come condizione preliminare per il viaggio. Semplicemente si pensa a come rendere più facile per le persone attraversare i confini interni europei senza dover affrontare ulteriori restrizioni di viaggio (come la quarantena) se una persona è stata vaccinata, ha un recente test negativo o se si è recentemente ripresa da COVID-19. In base a questo la Commissione Europea ha proposto di chiamarlo “Certificato Verde Digitale”, mentre il Parlamento europeo propone di chiamarlo semplicemente un “certificato EU COVID-19”. Per evitare discriminazioni tecnologiche, il certificato sarebbe disponibile in formato digitale e cartaceo.

Il 29 aprile scorso, il Parlamento Europeo ha adottato, con 540 voti contro 119 e 31 astensioni, la sua posizione negoziale sulla proposta di un certificato per riaffermare il diritto alla libera circolazione in Europa durante la pandemia. I deputati hanno concordato che il nuovo “certificato EU COVID-19” – che dovrebbe sostituire la dicitura “certificato verde digitale” proposta dalla Commissione – dovrebbe avere una validità di 12 mesi e non di più. I deputati vogliono che il documento, che dovrebbe essere disponibile in formato digitale o cartaceo, attesti se una persona è stata vaccinata contro il coronavirus o, in alternativa, se ha effettuato un recente test con risultato negativo o se è guarita dall’infezione. Tuttavia, i certificati COVID-19 UE non serviranno come documento di viaggio, né diventeranno una precondizione per esercitare il diritto alla libera circolazione. E’ stata approvata anche la medesima posizione, ma in questo caso riguardo i cittadini di paesi terzi, che è passata con 540 voti a 61 e 60 astensioni.

I vantaggi di cui usufruirebbero i titolari di un certificato COVID-19 UE sono molteplici, i cittadini interessati non dovrebbero essere soggetti a ulteriori restrizioni di viaggio, come la quarantena, l’autoisolamento o i test. Secondo i deputati, al fine di evitare discriminazioni contro coloro che non sono vaccinati o non posso permettersi economicamente il test, i paesi UE dovrebbero “garantire test universali, accessibili, tempestivi e gratuiti”. I deputati hanno sottolineato che i vaccini COVID-19 devono essere prodotti su scala, a prezzi accessibili e distribuiti a livello globale, non manca la preoccupazione per i gravi problemi causati dalle aziende che non rispettano i programmi di produzione e consegna. Il Parlamento vuole che il certificato UE sia armonizzato a qualsiasi iniziativa istituita dagli stati membri in modo da assicurare parità di trattamento in tutta la UE. In base a questo è necessario stabilire che i Paesi UE accettino i certificati rilasciati in altri stati membri per le persone vaccinate con un vaccino autorizzato in UE dall’Agenzia europea del farmaco (EMA) (attualmente Pfizer-BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Janssen). Spetterà agli stati membri decidere se accettare anche i certificati di vaccinazione rilasciati in altri stati membri per i vaccini elencati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per uso di emergenza.

Sicurezza e privacy dovranno avere la massima attenzione, i certificati dovranno essere soggetti a un controllo continuo per evitare frodi e falsificazioni, così come dovrà essere verificata l’autenticità dei sigilli elettronici inclusi nel documento. I dati personali ottenuti dai certificati non dovranno essere conservati dagli stati membri di destinazione, tantomeno si dovrebbe costituire una banca dati centrale a livello UE. L’emittente (paese A) non dovrebbe essere informato quando un titolare di certificato presenta un certificato per la verifica (paese B). Un certificato separato dovrebbe essere rilasciato per ogni vaccinazione, test o recupero e nessuna cronologia dei certificati precedenti dovrebbe essere memorizzata sul certificato stesso. La lista delle entità che tratteranno e riceveranno i dati dovrà essere resa pubblica in modo tutti possano esercitare i loro diritti di protezione dei dati secondo il regolamento UE sulla protezione dei dati. Parlamento e Consiglio devono ora iniziare i negoziati con l’obiettivo di raggiungere un accordo prima della stagione turistica estiva.

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