Cronache dai Palazzi

Si riaprirà gradualmente in base ad “un rischio ragionato”. Dal 26 aprile tornano le zone gialle e si prevede anche un “giallo rafforzato”. Ristorazione, sia a pranzo sia a cena, e sport ma solo all’aperto ed esclusivamente nelle aree in cui il contagio da Covid decresce. Gli stabilimenti balneari e le piscine all’aperto riaprono il 15 maggio, mentre le palestre al chiuso dal primo giugno. Dal primo luglio riprendono anche le fiere, i congressi e gli eventi.

Nel frattempo, come si evince dal monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute, l’Rt nazionale è sceso a 0,85. In zona gialla e arancione tornano in aula anche tutti i ragazzi delle superiori e delle università, mentre in zona rossa saranno ancora in vigore le restrizioni.

Al ristorante le persone dovranno essere distanti almeno un metro e dovranno essere favoriti i pagamenti elettronici. Presenze in base alla metratura anche per cinema e teatri che dovranno rispettare anch’essi il metro di distanza tra gli spettatori. Entrata e uscita dovranno inoltre essere rigorosamente separate. Visite prenotate per musei e mostre e anche nel fine settimana, con percorsi obbligatori e un numero massimo di presenze. Il Paese si avvia verso “una stagione nuova, ma in sicurezza”, ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Il programma per la ripartenza sarà differenziato tra le Regioni in base all’andamento della curva epidemiologica e il numero delle persone vaccinate. In sostanza il governo si attende un mese di riaperture graduali per far sì che alla fine di maggio le attività riaperte siano la maggioranza. Come ha specificato il ministro Speranza, annunciando un deciso cambio di passo proiettato verso la stagione estiva, “bisogna essere tempestivi nelle chiusure e non sbagliare tempi e modi delle riaperture per non vanificare i sacrifici fatti”.

La campagna vaccinale va avanti con intensità e impegno, supportata dall’arrivo di nuove dosi. Il generale Figliuolo ha annunciato per l’appunto l’arrivo di 7 milioni di dosi Pfizer. In questo contesto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha confermato l’esito delle trattative con Pfizer-BioNTech per cui si prevede “la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel periodo dal 2021 al 2023”. Per di più “non solo la produzione dei vaccini, ma anche di tutti i componenti essenziali, avrà sede nell’Ue”. In pratica l’obiettivo dell’Unione europea è acquisire una certa autonomia per quanto riguarda la produzione dei vaccini con “un partner affidabile” che “ha mantenuto i suoi impegni ed è sensibile ai nostri bisogni”, ha spiegato von der Leyen aggiungendo che dovremo sviluppare vaccini adatti alle nuove varianti, “presto e in quantità sufficienti”, focalizzandosi sulle tecnologie che hanno dimostrato il loro valore ossia i vaccini a mRna messaggero. “Stiamo negoziando con la Commissione e con molti altri Paesi nel mondo su contratti pluriannuali di fornitura dei vaccini Covid nel 2022 e 2023. Vogliamo essere dei partner nel lungo periodo delle autorità sanitarie di tutto il mondo nella lotta a questa pandemia”, afferma Albert Bourla, presidente e Ceo di Pfizer, in un’intervista al Corriere e altri tre quotidiani europei. “Credo questa diventerà come un’influenza. Ci vaccineremo e vivremo le nostre vite”, spiega Bourla aggiungendo: “Stiamo programmando di aumentare drasticamente le forniture di vaccini in Europa nelle prossime settimane. In questo trimestre consegneremo oltre quattro volte in più rispetto al primo trimestre: 250 milioni di dosi, dopo averne date 62 fino a marzo”. In sostanza, nel corso del tempo “il vaccino diventerà un bene pubblico globale perché avremo prodotto abbastanza dosi”.

“L’organizzazione c’è, la macchina è a punto. Sono sicuro che porteremo a casa gli obiettivi e riusciremo a riaprire il Paese”, ha affermato a sua volta il commissario per l’emergenza Covid in Italia, il generale  Francesco Paolo Figliuolo. Nel nostro Paese le dosi somministrate fino ad ora sono 14 milioni e hanno ricevuto 2 dosi poco più di 4 milioni di persone. L’obiettivo di Palazzo Chigi è vaccinare l’80 per cento degli italiani entro l’autunno.

“Il progredire della campagna vaccinale e la discesa, per quanto lenta della curva del Covid, ci consentono di impostare un calendario”, ha affermato il premier Draghi annunciando il “cronoprogramma” che dovrebbe rimettere in moto diverse attività economiche. La ripartenza non consente passi falsi, in sostanza “le ripartenze devono essere sicure e irreversibili” perché chiudere di nuovo sarebbe devastante per l’economia del Paese.

A proposito di economia, nell’introduzione al Def il ministro Daniele Franco ha specificato che “la partita chiave per il nostro Paese si giochi sulla crescita economica”. In sostanza le politiche di bilancio si potranno definire espansive fino al 2022, neutre nel 2023 mentre dal 2024 inizierà “un graduale cammino di consolidamento fiscale e persistente riduzione del rapporto debito/Pil”.

Nel decreto Sostegni bis circa 22 miliardi su 40 saranno destinati specificatamente alle imprese a favore di nuovi indennizzi, sospensioni fiscali e misure per una maggiore liquidità. Il nuovo provvedimento prorogherà inoltre “le indennità a favore dei lavoratori stagionali e introdurrà nuove misure a favore dei giovani, ad esempio uno sgravio fiscale sull’accensione dei mutui per l’acquisto della prima casa”.

Oltre al decreto Sostegni bis si potrà fare affidamento sulle risorse europee del Recovery plan, il cosiddetto Piano nazionale di rilancio e resilienza, del React Eu ed altre risorse aggiuntive che provengono da un Fondo complementare pluriennale (2022-33) che vale complessivamente 72 miliardi, anch’esso finanziato in deficit. In definitiva con la relazione al Parlamento il governo ha chiesto uno scostamento di bilancio di 40 miliardi per il 2021 e di 6 miliardi medi annui per il periodo 2022-2033. Come si legge nel Def, 153,4 miliardi del Pnrr saranno impiegati  per “nuove iniziative” e il resto di 237 miliardi per sostituire finanziamenti nazionali. Nello specifico il 40 per cento delle risorse del Pnrr sarà destinato al Mezzogiorno d’Italia contrariamente al 34 per cento previsto in precedenza.

A proposito di smart working, che rappresenterà la normalità per molte aziende ancora per diversi mesi, a Montecitorio è stato approvato un emendamento al decreto Covid che mira a far riconoscere “il diritto alla disconnessione” per chi lavora da remoto, senza dover subire una riduzione della propria retribuzione.

Il criterio per ripagare il debito accumulato in questo frangente legato alla pandemia rimane la crescita in un prossimo futuro. “Facciamo un investimento sul debito buono – ha sottolineato il premier Draghi – come quello sulle opere pubbliche”, per sbloccare le quali sono stati nominati 29 commissari. In questo periodo di crisi le politiche devono essere espansive ma il Paese deve tornare a crescere sia per ripagare il debito sia per materializzare un vero cambio di passo anche rispetto al passato pre-pandemia.

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