Un triste caso di spionaggio

Ho lavorato per molti anni alla NATO e, specie nel periodo in cui ero Rappresentante Permanente d’Italia, ho avuto intensi e cordialissimi contatti con i nostri militari, tanto allo Stato Maggiore Difesa quanto con il gruppo molto selettivo di quelli che prestano servizio presso la nostra Rappresentanza a Bruxelles o nelle strutture alleate, e ho appreso a stimarli, specialmente gli ufficiali di Marina, che per molti versi rappresentano il meglio delle nostre FFAA. Sono persone preparate, con un alto senso del dovere e una concezione del servizio che coincide con la mia. Tra di loro spiccavano Guido Venturoni, poi Presidente del Comitato Militare della NATO, e Giampaolo Di Paola, all’epoca Capo del IV Reparto dello SMD, poi Ministro della Difesa nel Governo Monti. Spesso ripenso a tutti loro con amicizia e rispetto.

Per questo, il caso di spionaggio del Capitano di fregata Walter Biot mi ha particolarmente rattristato. Da tutto quello che si legge si può capire che era un uomo serio, preparato e considerato di fiducia, se si pensa agli incarichi delicati che gli sono stati affidati allo SMD. Com’è avvenuto che abbia potuto tradire il suo giuramento, vendere segreti militari non solo italiani ma della NATO? Lui lo ha spiegato per il bisogno disperato di soldi, dovuto a una situazione familiare difficile, la moglie ha aggiunto che la famiglia non ce la faceva con 3.000 euro al mese e una figlia disabile e bisognosa di cure. Bisogna credergli, giacché sono da escludere altre motivazioni. Questo spiega, ma ovviamente non giustifica, la scelta di vendere segreti ai russi. Per quanta comprensione umana si possa avere, è davvero triste, al di là del danno provocato alla nostra difesa (da accertare con cura) che un ufficiale con le caratteristiche di Biot metta a rischio certo la propria libertà, la propria carriera e, in definitiva, quella stessa famiglia per cui ha agito.

Ma alcune considerazioni, mi pare, si impongono. SI dice, con un certo sollievo, che “gli anticorpi” del sistema funzionano, e la nostra intelligence ha mostrato buone capacità (ma se si avevano sospetti su Biot, perché ci sono voluti mesi per intervenire? Non ci si sarebbe dovuto accorgere per tempo dei primi contatti tra il nostro ufficiale e un ufficiale dell’Ambasciata russa, che per solito avvengono in via preliminare e tentativa, che però non dovrebbe sfuggire ai servizi di controspionaggio?). E se davvero la sua situazione economica era nota ai colleghi, perché nessuno ha messo in allarme i superiori a tempo debito e, soprattutto, perché non si è messo in moto alcun meccanismo di aiuto?

Quanto alla Russia, che utilizzi spie in Italia e in genere nei paesi NATO lo sanno tutti. Lo ha sempre fatto e continuerà a farlo, anche se non siamo in guerra (neppure fredda) con Mosca, perché è nella natura di quel regime. Ci riflettano i Salvini e altri zelatori di Putin.

Il Governo e il Ministro Di Maio hanno reagito bene, con l’espulsione del diplomatico russo coinvolto e del suo superiore. Non avrei voluto essere nei panni dell’Ambasciatore russo che ha dovuto spiegare l’accaduto. Ma nei rapporti tra due paesi cose del genere succedono, chi ha sbagliato paga, poi si va avanti; ma, auguriamocelo, con gli occhi bene aperti.

©Futuro Europa® Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

Sii il primo a commentare su "Un triste caso di spionaggio"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*