Un paese quasi perfetto (Film, 2016)

La pochezza di idee del cinema italiano si traduce nella moda dei remake del ben più vitale cinema francese. Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso è addirittura il remake di un remake, perché tutto comincia nel 2003 con il canadese La grande seduzione di Jean-François Pouliot, per continuare con Un village presque parfait di Stéphane Meunier. Gaudioso è un buon sceneggiatore che a distanza di oltre vent’anni dall’ultima regia firma la sua terza opera, dopo Il caricatore (1996) e La vita è una sola (1999). Lo ricordiamo sceneggiatore di Gomorra, Dogman, Il pranzo di ferragosto, Benvenuti al sud, sempre in grado di cambiare registro tra commedia e dramma.

Un paese quasi perfetto è condotto sui binari della leggerezza, pur affrontando un problema reale come lo spopolamento dei borghi montani, dopo la chiusura di una fabbrica o di una miniera. La storia, in rapida sintesi. Tre amici (Orlando, Buccirosso e Paone) non si rassegnano a vivere di cassa integrazione e cercano di restituire dignità a un ex centro minerario privo di opportunità lavorative invitando un’azienda a impiantare una fabbrica nel territorio. Non basta promettere l’esenzione fiscale, il manager dell’azienda (Petrocelli) pretende cinquantamila euro, una popolazione di almeno 250 abitanti e il contratto di collaborazione con un medico. Tutto è un problema per un paese di sole centoventi anime, senza un medico e privo di fondi, ma l’inventiva dei tre amici cerca di porre rimedio a tante mancanze.

La sceneggiatura è il punto forte del film, opera d’autore perché Gaudioso fa tutto da solo; spesso si ride e non è scontato in una commedia italiana, la danza degli equivoci ci fa ripensare ai tempi d’oro del nostro cinema. Certo, è solo un’illusione, perché il ruolo del medico ingannato dagli abitanti per convincerlo a restare è affidato a Fabio Volo, errore imperdonabile che mina la credibilità del film. Girato in Basilicata, tra i paesi di Pietrapertosa e Castelmezzano, ambientato nel paese di fantasia chiamato Pietramezzana, gode della presenza di due attori eccellenti come Silvio Orlando e Carlo Buccirosso.

Tre difetti ne limitano il valore, pur sufficiente nel quadro asfittico della commedia italiana: una fotografia irreale e coloratissima, una colonna sonora monotona e ripetitiva, l’interpretazione modesta e impersonale di Fabio Volo. Miriam Leone è soltanto coreografica nel ruolo della barista innamorata del medico. Un film che in televisione si guarda volentieri, anzi pare girato con la finalità di finire sul piccolo schermo, ma che per il cinema pare davvero modesto.

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Regia: Massimo Gaudioso. Soggetto e Sceneggiatura: Massimo Gaudioso. Durata: 92’. Fotografia: Gogò Bianchi. Montaggio: Fabio Nunziata. Musiche. Santi Pulvirenti. Produzione: Cattleya, Rai Cinema. Collaborazione Produzione: MiBACT, Groupama Assicurazioni. Distribuzione: 01 Distribution. Interpreti: Fabio Volo, Silvio Orlando, Carlo Buccirosso, nando Paone, Miriam Leone, Gea Martire, Maria Paiato, Antonio Petrocelli.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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