UE ed emergenza Covid nei Campi profughi

L’emergenza Covid 19 ha fatto passare in secondo piano il problema migrazioni, ma i campi profughi non sono per questo spariti, anzi, con il conflitto a Idlib e la decisione del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan di aprire il confine tra Turchia e Grecia, il problema ha assunto massimo rilievo. La chiusura delle frontiere con l’impossibilità di trasferire i profughi, le condizioni igieniche non certo ottimali, mettono a rischio la salute dei migranti ospitati negli hotspot e di riflesso delle popolazioni che li ospitano. Basti pensare alla su richiamata situazione greca, oltre 42 000 persone migranti sono parcheggiate nei 5 hostpot greci, la cui capacità totale è di 6 000 posti. Solo in quello di Moria, sull’isola di Lesbos, si trovano 20 000 persone, a fronte di 2 800 posti. La pandemia ha avuto un impatto importante sulla regolarità del soggiorno e sul lavoro, così come sui programmi di integrazione. Gli alunni con genitori stranieri rischiano di essere penalizzati per la mancanza di un sostegno adeguato a casa durante le lezioni a distanza, mentre in alcuni Paesi si stanno anche organizzando corsi di lingua online e iniziative per mantenere contatti almeno virtuali tra i migranti e il resto della comunità.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e Organizzazione mondiale per la sanità (OMS) ha ricordato che “Migranti e rifugiati sono vulnerabili in modo sproporzionato rispetto al rischio di esclusione, stigma e discriminazione, in particolare quando privi di documenti, è necessario adottare un approccio inclusivo capace di proteggere i diritti alla vita e alla salute di ogni singolo individuo per scongiurare una catastrofe e contenere la diffusione del virus: È di vitale importanza assicurare che tutti, migranti e rifugiati compresi, possano accedere in modo paritario ai servizi sanitari e siano inclusi efficacemente nei piani nazionali di risposta all’emergenza COVID-19, incluse le misure di prevenzione e la possibilità di sottoporsi a esami clinici e terapie. Tale inclusione permetterà non solo di proteggere i diritti di rifugiati e migranti, ma anche di tutelare la salute pubblica e contenere la diffusione globale di COVID-19”. Anche il Presidente del Comitato europeo delle regioni, Apostolos Tzitzikostas, durante la sessione plenaria di marzo ha richiamato l’attenzione dell’UE su queste regioni più fragili, che non devono essere lasciate sole dalle istituzioni. Tzitzikostas, nella sua dichiarazione mette in luce sei settori primari in cui l’Europa deve intervenire, come un maggiore aiuto di Frontex e dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo nelle zone di frontiera, un’assistenza finanziaria mirata agli enti locali e regionali delle zone colpite, una ridistribuzione dei migranti fra tutti i Paesi UE, una revisione delle politiche degli accordi di riammissione con i paesi d’origine, il rispetto dell’accordo UE-Turchia e un accordo rapido sulla riforma del regolamento di Dublino.

Proprio a fronte della situazione dei rifugiati in Grecia, i deputati della Commissione per le libertà civili chiedono una risposta coordinata dell’UE per evitare un’epidemia di COVID-19. In un incontro virtuale, la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) e il governo greco hanno discusso dell’attuale situazione al confine rimarcando la necessità di evitare che la crisi umanitaria si trasformi in un problema di sanità pubblica. La commissione, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) e l’Agenzia per i diritti fondamentali (FRA) hanno poi sottolineato l’importanza della solidarietà e dell’unità dell’Unione europea per mitigare la crisi. La Grecia ha inoltre attivato il meccanismo di protezione civile, ottenendo oltre 90mila beni di assistenza inviati ai campi dai paesi dell’UE.

Lo European Web Site on Integration (EWSI) della Commissione Europea sta segnalando le situazioni e le iniziative portate avanti nei diversi Stati su vari fronti da istituzioni e società civile. Uno spazio importante è dedicato alle campagne informative, tradotte nelle lingue dei migranti e affidate a diversi media, dai social agli sms. Preoccupano, poi, le condizioni di vita nei centri di accoglienza, nei campi profughi e negli insediamenti informali, mentre si cerca di tutelare uguaglianza, rispetto della diversità e diritti umani anche nell’emergenza. Tutti i migranti che arrivano nei punti di crisi sono sottoposti a controlli sanitari obbligatori. I nuovi arrivati e i migranti soccorsi sono tenuti in aree separate fino alla fine dell’esame medico. La Commissione europea ha stanziato 350 milioni di euro a sostegno della Grecia, punto di arrivo della maggior parte di rifugiati e migranti, tra cui 50 milioni destinati alle cure mediche. Notis Mitarachi, ministro greco per la migrazione e l’asilo, ha detto che sono stati presi molti provvedimenti per prevenire un’epidemia di Covid-19 nei campi profughi sulle isole, ma ha aggiunto che occorrono ulteriori aiuti. Anche gli eurodeputati hanno invocato maggiore sostegno, richiedendo strutture ricettive e attrezzature mediche, l’estensione della ricollocazione per le famiglie e delle scadenze per le richieste di asilo e la possibilità di condurre colloqui in modo virtuale. La Commissione europea ha proposto ulteriori 350 milioni di euro per la costruzione di nuovi campi di accoglienza sulla penisola greca e di nuovi appartamenti. La proposta dovrà essere approvata dal Parlamento europeo.

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