Il Presidente del Parlamento Europeo sul futuro della UE

Si è parlato molto della riunione del Consiglio europeo del 17 luglio 2020, in tale contesto il Presidente del PE, David Sassoli, ha tenuto un discorso molto forte e pieno di spunti interessanti: “Le discussioni e le decisioni che saremo chiamati a prendere saranno determinanti per riconfigurare l’Unione dei prossimi decenni. Ciò che tutti desideriamo ottenere è chiaro. L’idea della crescita infinita si è esaurita per sempre. È arrivato il tempo di scegliere come e dove crescere nell’interesse dei cittadini e del pianeta. La pandemia ci consegna nuove responsabilità e doveri: la responsabilità di scegliere e il dovere di farlo nell’interesse di tutti e non di pochi. Se questo è il quadro le scelte su dove investire sono chiare: economia verde, salute, formazione, diritti digitali, diritti democratici e diritti sociali. Inclusione invece che esclusione. E devo dire che questa era la nostra visione quando il Parlamento europeo ha accordato la sua fiducia alla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Le nostre priorità erano già quelle giuste, e la crisi adesso non ha fatto altro che confermarci in questa convinzione. Il piano di ripresa deve essere all’altezza delle nostre ambizioni. Deve contribuire a trasformare l’economia e lottare contro le disparità che si stanno aggravando. Della crisi dobbiamo aver paura perché gli effetti sociali e la perdita di posti di lavoro non risparmiano nessuno. Il pacchetto di misure annunciato dalla Commissione europea il 27 maggio è un passo decisivo nella lunga storia dell’integrazione europea. La Commissione ha proposto, per la prima volta, di prendere in prestito fino a 750 miliardi di euro sui mercati finanziari nel quadro di un nuovo strumento di ripresa. È questo il dispositivo essenziale di cui dotare l’Europa in questa fase. Il Parlamento sostiene questa impostazione, il suo importo e la ripartizione indicata tra sovvenzioni e prestiti”.

Il Presidente ha continuato a parlare delle priorità del Parlamento: “Ci aspettiamo l’introduzione di un pacchetto di risorse proprie con un impegno alla loro entrata in vigore il prima possibile e comunque entro il 2023. Così pure riteniamo che sia giunto il momento di eliminare tutti gli sconti nella contribuzione degli Stati membri, che sono iniqui e difficili da giustificare. Per il Parlamento queste sono priorità. Così come un meccanismo di governance che fissi in modo adeguato il principio del controllo democratico sull’allocazione delle risorse e l’approvazione dei piani nazionali di ripresa. A soldi presi in prestito insieme deve corrispondere una gestione rispettosa del metodo comunitario. Sarebbe inimmaginabile che un’Europa che ha deciso una risposta comune alla crisi escluda il Parlamento. Sarebbe un grave errore compiere un passo indietro rispetto a tutte le riforme della governance economica attuate in Europa dopo l’ultima crisi finanziaria.”.

Non potevano mancare le sue parole riguardo ai pacchetti di risorse per combattere la crisi economica seguente l’emergenza Covid-19: “Il piano di ripresa deve essere all’altezza delle nostre ambizioni. Deve contribuire a trasformare l’economia e lottare contro le disparità che si stanno aggravando. Della crisi dobbiamo aver paura perché gli effetti sociali e la perdita di posti di lavoro non risparmiano nessuno. Il pacchetto di misure annunciato dalla Commissione europea il 27 maggio è un passo decisivo nella lunga storia dell’integrazione europea. La Commissione ha proposto, per la prima volta, di prendere in prestito fino a 750 miliardi di euro sui mercati finanziari nel quadro di un nuovo strumento di ripresa. È questo il dispositivo essenziale di cui dotare l’Europa in questa fase.  Il Parlamento sostiene questa impostazione, il suo importo e la ripartizione indicata tra sovvenzioni e prestiti. Il Next Generation EU, tuttavia, non dovrà pesare sulle generazioni future. Non potremo lasciare in eredità disavanzo e indebitamento nazionale accresciuti, o politiche europee ridimensionate. Per questo le nuove risorse proprie serviranno innanzitutto a ripagare i prestiti e poi a dotare l’Unione di entrate stabili e autosufficienti”.

Riguardo al QFP, il cosiddetto pacchetto relativo al quadro finanziario pluriennale, di cui ricordiamo che i negoziati vengono avviati alcuni anni prima dell’inizio del periodo contemplato dal nuovo bilancio. Il processo formale del QFP comincia con la presentazione, da parte della Commissione europea, di un regolamento sul quadro finanziario pluriennale che stabilisce le capacità di spesa dell’UE e una decisione sulle risorse proprie che definisce la provenienza delle entrate dell’UE. Il Presidente Sassoli ha detto: “Dobbiamo dirci le cose con chiarezza. Il Parlamento è deluso dalla proposta di QFP presentata a questo tavolo. Perché vi sia ripresa non è possibile agire senza garanzie di finanziamento costanti e a lungo termine. Questa è una condizione fondamentale per il Parlamento. Siamo cresciuti insieme attorno a valori comuni. Non riduciamo l’Unione europea ad un distributore automatico di soldi. Il Parlamento dà una grande importanza alla buona gestione delle risorse comuni e al tempo stesso al rispetto dei principi dello stato di diritto. Non è una opzione: solidarietà e benefici del mercato comune vanno di pari passo con il rispetto dei nostri valori. Come avete capito bene il Parlamento darà il suo consenso al QFP solo al soddisfacimento delle priorità che oggi ho richiamato. Lo dico con tutto il rispetto dovuto al vostro ruolo, ma anche con la fermezza che deriva dal mandato che ho ricevuto dal Parlamento a grandissima maggioranza con la risoluzione votata nel maggio scorso”.

Il Presidente ha sottolineato la necessità per l’Europa di affrontare le crescenti disuguaglianze ed evitare quindi il riaccendersi del sovranismo: “Negli anni passati ci hanno detto che quello che andava bene ai ricchi sarebbe andato bene anche ai poveri. Lo sappiamo tutti che non è andata così. Da troppi decenni chi nasce povero, resta povero. Da troppi decenni la mobilità sociale, così importante per la mia generazione, non funziona più. È per questo che il Parlamento chiede un progetto più ambizioso. Noi rappresentiamo tutti i cittadini europei e la grande maggioranza è composta da quelli che non ce la fanno. Se noi non saremo all’altezza e non risponderemo con coraggio e senso della giustizia a questa moltitudine, che ha il diritto ad un futuro sereno, per sé e per i propri figli, non avremo soltanto un grande problema di costruzione europea, ma di vera e propria tenuta delle istituzioni democratiche”.

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