Doxa e episteme

Qualche commentatore di quotidiani importanti (compreso Gramellini, il cui qualunquismo sta diventando irritante) hanno fatto della facile ironia sul Premier Conte, che in Parlamento ha parlato di doxa e episteme, termini utilizzati da Aristotele per differenziare l’opinione (doxa) dai fatti concreti (episteme).

Non posso negare che il Premier avrebbe dovuto evitare di cedere alla tentazione di sfoggiare termini greci dotti, quando le cose hanno un nome in italiano, e forse inappropriati in un discorso rivolto a un uditorio non proprio famoso per il suo livello culturale. Ma se si è trattato di un peccatuccio veniale, forse di vanità, mi pare del tutto ingiusto fermarsi a irridere Conte senza sforzarsi di giudicare nella sostanza quello che sta facendo nella terribile crisi che ci tocca vivere.

La mia personale opinione è che faccia, pur con errori, quello che sa e che può, ma non mi sento di essere categorico; può darsi che un giudizio più approfondito giunga a conclusioni diverse, ma esso spetta agli esperti: medici e scienziati per il trattamento della pandemia, economisti (seri, si spera) per le misure di sostegno e futuro rilancio dell’economia.

Se si vuole un vero e aperto dibattito su questo, ben venga, ma condotto senza paraocchi ideologici o politici e sulla base di conclusioni di gente competente, che in Italia non credo manchi.

Il resto, le punturine di spillo e le minicattiverie, non mi sembrano utili e, nella mia opinione (doxa, appunto), degni di un giornalismo superficiale e qualunquista. E, francamente, neppure divertenti.

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