Italia delle Regioni

La Conferenza delle Regioni ha approvato il riparto del Fondo per le politiche giovanili e del Fondo per l’inclusione delle persone sorde: “Abbiamo approvato il riparto del Fondo per le politiche giovanili per il 2020 per un ammontare complessivo di oltre 33 milioni di euro”, annuncia il presidente Donato Toma.

“Si intende cosi favorire l’inclusione sociale – spiega Toma – nella vita dei territori e la partecipazione politica. I giovani vanno aiutati, soprattutto chi vive in periferia e appartiene alle fasce più deboli della popolazione, responsabilizzandoli anche nelle scelte decisionali, devono sentire la cosa pubblica come un affare proprio. Sono previsti anche accordi tra le Pubbliche Amministrazioni e l’interazione tra la costituzione di progetti specifici da portare avanti. Il 51% di queste risorse sono destinate alle Regioni e agli Enti locali e di queste il 26%, per oltre 8 milioni di euro (8.725.127) va alle Regioni e ripartiti con l’intesa che abbiamo approvato. Il restante 49% del totale è destinato al Dipartimento per le politiche giovanili”.

“Infine – conclude Toma – è stato anche ripartito il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia, stanziati 3 milioni di euro per l’anno 2019, 1 milione di euro per l’anno 2020 e 3 milioni di euro per l’anno 2021. Sono previsti anche criteri e modalità di utilizzo delle risorse per specifici progetti sperimentali per la diffusione di servizi di interpretariato in lingua dei segni italiana e video a distanza. Tutto per favorire l’uso di tecnologie innovative finalizzate a ridurre le barriere comunicative”.

I comuni dell’Anci sono stati auditi sullo schema di decreto legislativo sul Codice della  Protezione Civile. La stesura del codice della Protezione civile, e ora la sua revisione, è da valutare nel complesso in modo positivo visto che è frutto di un nuovo metodo di lavoro adottato dal Dipartimento che ha coinvolto tutte le Componenti del Servizio. Rimangono però alcuni problemi aperti, a partire da quello delle risorse, che non possono trovare risposta nell’attuale perimetro segnato dalla legge di delega pur riguardando aspetti di fondamentale importanza per i Comuni”. Questa la posizione sostenuta dall’Anci che è stata audita dalla commissione Ambiente della Camera, nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo sul Codice della protezione civile.

A rappresentare l’associazione il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, delegato Anci alla protezione civile insieme con Elisa Venturini, vicesindaco di Casalserugo (PD) e vicepresidente di Anci Veneto. “I Comuni lamentano una forte discrepanza tra le funzioni di protezione civile a noi attribuite in questi anni e le risorse finanziarie messe a disposizione per esercitarle”, ha evidenziato Ghinelli. “Questa è per noi la madre di tutte le battaglie: bisogna scongiurare la non coerenza fra funzioni assegnate ed effettiva capacità di gestirle, secondo quanto stabilisce il principio di adeguatezza sancito dalla Costituzione”.

Il delegato Anci, dopo aver valutato positivamente il riconoscimento del ruolo fondamentale dei sindaci nella gestione delle calamità naturali, ha auspicato anche misure finanziarie mirate per i piccoli Comuni: “E’ necessario che le regioni ora individuino gli ambiti ottimali sostenendo economicamente ed organizzativamente i servizi territoriali capaci di supportare ciascun sindaco sul territorio di competenza, ciò a maggior ragione per i comuni più piccoli”, ha spiegato.

Il sindaco di Arezzo si è poi soffermato sulla definizione dei ruoli nella gestione delle emergenze. “Grazie alle modifiche sollecitate dai Comuni – ha ricordato – nel Codice è stata introdotta una fondamentale separazione tra indirizzo politico e ruoli operativi”. Ma adesso “è di cruciale importanza che le regioni provvedano a definire gli ambiti e a favorire l’istituzione dei servizi di ambito, investendo risorse, anche attraverso l’attivazione dei fondi regionali dedicati”.

Infine, Ghinelli ha auspicato la costituzione di una struttura stabile di supporto reciproco fra Comuni nei casi di emergenza. “In questi casi è necessario assicurare la ‘continuità amministrativa’ per gestire al meglio tutte le incombenze burocratiche che derivano da un evento calamitoso. Su questo punto – ha spiegato – si potrebbe creare una sorta di riserva rotante, in cui i Comuni individuano, in tempo di pace, il personale adatto a svolgere le funzioni, il quale viene poi attivato con una semplice chiamata quando arriva l’emergenza”.

Infine, la vicepresidente di Anci Veneto ha sottolineato la positiva azione svolta dal Dipartimento della Protezione civile per rendere più omogenei i vari sistemi di allertamento regionali. “La nuova Piattaforma tecnologica, che dovrebbe entrare in funzione nel giugno 2020, risponde alla richiesta dell’Anci. Adesso però chiediamo di avere una maggiore definizione dei tempi di intervento e delle responsabilità dei vari soggetti coinvolti nel servizio di Protezione civile”, ha concluso.

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