PAC, Politica Agricola Comune

La politica agricola comune (PAC) è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, impegnando circa il 39% del bilancio dell’Unione Europea. Le sue implicazioni sono talmente fondamentali da trarre origine nel Trattato istitutivo delle Comunità, il suo scopo è sfamare i cittadini europei. Dalla sua nascita molte cose sono cambiate, il particolare periodo storica in cui venne codificata, dopoguerra e guerra fredda in corso, la fece nascere sotto l’egida gollista della Francia, con tutto l’immenso apparato agricolo francese a spingere. Il principio più importante applicato puntava sui prezzi, stabilendo un livello minimo e generando a seguire una forte sovrapproduzione, combattuta pagando i produttori perché esportassero l’invenduto nella UE.

Il cambiamento nella coscienza dei consumatori, una maggiore anima verde, l’attenzione alla sostenibilità, hanno comportato cambiamenti nella PAC nello scorrere delle legislature. L’obiettivo ora non è più solo produrre quantità di cibo sufficienti per l’Europa, ma sostenere gli agricoltori e garantire cibi sicuri e di qualità a prezzi accessibili a tutti i cittadini. Oggi si rende necessario avere un mercato caratterizzato da prezzi stabili che garantiscano i posti di lavoro nel settore agricolo e tutelino gli investimenti fatti, nel frattempo è diventato d’obbligo tutelare l’ambiente, il benessere degli animali e la biodiversità, in uno scenario di sostenibilità volto a combattere i cambiamenti climatici.

Gli aspetti particolari della PAC sono vari, se è vero che assorbe larga parte del bilancio UE drenando risorse agli altri settori, è altrettanto certo che i redditi degli agricoltori sono inferiori del 40% a quelli dei lavoratori negli altri comparti non agricoli. Nel contempo l’agricoltura è diventata un fattore decisamente minoritario nei bilanci statali, che però rappresenta un elemento importante anche socialmente, provvedendo a combattere la desertificazione delle zone rurali. Ma le variabili pericolose nell’attività agricola sono molte, fra le principali ricordiamo i mutamenti climatici e l’imprevedibilità meteorologica. Dal punto di vista del mercato il buco temporale tra un’improvvisa domanda dei consumatori e il tempo necessario ad adeguare la produzione è difficilmente ineludibile.

Nell’UE esistono circa 11 milioni di aziende agricole e 22 milioni di persone lavorano regolarmente nel settore, fornendo una grande varietà e abbondanza di prodotti accessibili, sicuri e di buona qualità. La Commissione europea consulta regolarmente i gruppi di dialogo civile e i comitati agricoli per definire al meglio le norme e le politiche che disciplinano l’agricoltura. I gruppi di esperti forniscono contributi alla Commissione europea, ad esempio la task force per i mercati agricoli in materia di pratiche commerciali sleali. La Commissione europea svolge valutazioni d’impatto al momento di pianificare, preparare e proporre una nuova legislazione europea, esaminando la necessità di un’azione dell’UE e il possibile impatto delle soluzioni disponibili. Si tratta di un elemento fondamentale del programma “Legiferare meglio” dell’UE.

Il 1° giugno 2018 la Commissione europea ha presentato una serie di proposte legislative sulla politica agricola comune (PAC) per il programma 2021-207 in modo da indirizzare il proprio bilancio con una programmazione pragmatica, moderna e a lungo. Un bilancio che sarà più magro per via della brexit e quindi di una Europa a 27 e non più a 28, in tale senso la Commissione propone di ridurre del 5%, i finanziamenti destinati alla PAC, concentrandosi sulla sostenibilità ambientale e puntando al ricambio generazionale nel settore agricolo.

La governance in ambito PAC stabilita dal Trattato di Roma poneva il potere decisionale in mano al Consiglio Europeo, su proposta della Commissione e con parere consultivo del Parlamento. Il TFEU (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) è stato modificato in merito alla procedura di definizione della PAC elevando il rango del Parlamento da organo consultivo a co-legislatore, ma lasciando dubbi interpretativi su alcuni passaggi che paiono lasciare in essere zone di esclusività a favore del Consiglio. Questo ha causato una serie di scontri tra i due organi, con il Parlamento che respinge qualunque area esclusiva in materia agricola in capo al Consiglio e quest’ultimo che difende strenuamente attribuzioni che ritiene di suo esclusivo potere. Le sentenze della Corte di Giustizia su ricorsi afferenti casi di conflitto di competenza tra i due organi non sono serviti a dissipare i dubbi sulle attribuzioni, sicuramente dovranno esserci ulteriori modifiche al TFEU per stabilire confini e limiti sul funzionamento del processo co-decisionale in materia di PAC.

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