Cronache britanniche

Londra – L’ago della bilancia del potere nella City è in continuo mutamento e oggi pende sempre più a favore delle donne. Certo sarebbe piuttosto avventuristico e prematuro ipotizzare un repentino rovesciamento totale dei ruoli, con gli uomini a margine e le donne alla guida dei maggiori colossi finanziari. Sebbene ancora lontani dai modelli scandinavi (Norvegia su tutti) che prevedono una più equa distribuzione dei posti all’interno dei consigli di amministrazione, nella capitale britannica (più che nel resto del UK) c’è sicuramente una netta inversione di tendenza che vede una sempre più rapida scalata delle donne ai vertici aziendali.           

La freschissima nomina di Inga Beale a CEO della Lloyd’s of London non è che l’ultimo tassello in una lunga lista che rivede e stravolge le “quote rosa” della capitale. Forse la scelta della Beale a primo amministratore delegato donna nella storia della compagnia non ha sorpreso nessuno a One Lime Street visto che le sue credenziali nel Square Mile erano già ben note. La Beale affiancherà ora Claire Ighodaro, unica donna presente nel board del colosso assicurativo.

Quella della Beale come detto non è un caso isolato. Infatti, per un arrivo al vertice di uno degli istituti finanziari più prestigiosi al mondo, la City vedrà partire a seguito di “defezioni eccellenti” alcune delle sue donne più rappresentative: Angela Ahrendts CEO di Burberry in uscita verso Apple, e Marjorie Scardino ex CEO di Pearson che ha recentemente rinfoltito le fila illustri di Twitter. Invece, resta saldamente nella capitale forse la più influente delle figure femminili della City: Ana Botín, CEO di Santander UK e quasi certa a succedere al padre Emilio alla guida del gigante finanziario spagnolo.

Con il numero di donne all’interno dei consigli d’amministrazione delle più importanti aziende UK salito al 19% e con l’ambizioso target di raggiungere entro il 2015 la quota del 25% per le compagnie quotate nel FTSE 100 (Financial Times Stock Exchange), c’è da chiedersi quale sia il valore aggiunto di tale cambio di direzione. Secondo uno studio condotto da Daniel Ferreira, professore di finanza alla London School of Economics, le donne hanno generalmente un più elevato numero di presenze nei CdA e una maggiore propensione al monitoraggio delle attività del top management e delle decisioni del CEO. Nonostante questi fattori positivi si è però ancora lontani dallo stabilire empiricamente se una maggiore presenza femminile all’interno dei board produca automaticamente una migliore performance aziendale, sebbene alcuni studi documentino che un’effettiva relazione positiva ci sia.

Certamente visti i numeri in crescita e con la Commissione Europea che ha avanzato la proposta di raggiungere il 40% delle posizioni di amministratore non esecutivo nelle società quotate in borsa entro il 2020, Londra si profila a diventare tra le città europee più pronte ad accogliere questo shift di genere. Non a caso a capo della rappresentanza della City si è insediata come nuovo Lord Mayor of the City of London proprio un’altra donna, Fiona Woolf, la quale non ha nascosto la sua intenzione di promuovere il ruolo della donna all’interno dei “salotti buoni” britannici.

©Futuro Europa®

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