UE, come cambia il Parlamento

Dalle elezioni del Parlamento europeo dello scorso 26 maggio per dare il via alla IX Legislatura, la novità è stata proprio la mancanza dei tanto temuti cambiamenti. Se l’attesa e le previsioni di massima, ma non quelle degli istituti demografici, erano di una vittoria del fronte sovranista ed anti-europeista, questo esce decisamente ridotto dal voto. Il fronte dei partiti europeisti, pur non contando più la maggioranza dei tradizionali Popolari e Socialisti, arriva a mettere assieme 500 deputati con i Liberali di Alde e En Marche, aggiungendoci con ogni probabilità i Verdi. Il fronte dei sovranisti si attesta ad appena 100 deputati, il tanto urlato terremoto di Salvini si è rivelato piuttosto una leggera scivolata senza particolari conseguenze nello scenario politico a livello europeo.

L’importanza e la sensibilità dei cittadini rispetto una consultazione particolarmente importante in un momento così delicato della vita europea, ha portato ad un boom di affluenza con oltre 50% rispetto al dato del 2014 (42,61% e il più alto da 20 anni), conferendo autorevolezza al nuovo parlamento. In Germania, il dato di affluenza è stato del 60%, il più alto dal 1989, anche in Spagna e in Francia si è registrato un aumento notevole come anche in Ungheria e in Austria. La fedeltà all’urna degli italiani è andata invece in contro-tendenza, 56,10% di votanti rispetto al 58,69% della precedente consultazione. La composizione dei seggi dovrebbe essere quasi definitiva assegnando ai Popolari 180 seggi, ai socialisti 146; gli 80 seggi persi dai due partiti tradizionali vanno ad incrementare i liberali che passano da 62 a 109 ed i Verdi con 69 deputati in crescita di 20 seggi. Gli anti-europeisti vincono in Francia con la Le Pen che arriva al 25%, in Italia portando la Lega oltre il 30% e soprattutto in Ungheria, dove Orban oltrepassa la soglia del 50%. Gli altri alleati di Salvini calano drasticamente sia in Olanda che in Austria; quindi il gruppo degli scettici può arrivare al massimo a contare 170 seggi, ben al di sotto della maggioranza di 367 deputati.

La maggioranza non è raggiungibile più nemmeno dall’alleanza tra PPE e Socialisti che si fermano a 329 seggi, tornando quindi al precedente discorso di un obbligatorio allargamento ad altre formazioni europeiste per superare la soglia dei 367 deputati in misura tale da garantire la governabilità. Ora inizieranno i colloqui e le trattative per la copertura dei ruoli chiave della governance europea, oltre il peso dei partiti, saranno sicuramente da valutare gli equilibri tra Francia e Germania, contando che l’Italia è probabilmente fuori dai giochi che contano vista la politica seguita nell’ultimo anno di perenne scontro ed attacchi gratuiti alle istituzioni europee. Oltre le figure apicali della governance sarà da rinnovare anche il Governatore della BCE, figura di grande peso che si assomma al Presidente della Commissione, a quello del Parlamento, al successore della Mogherini come Mr. Pesc.

Uno dei nomi più accreditati e degni di rispetto è quello della danese Margrethe Vestager di Alde, inflessibile guardiana della concorrenza nella passata legislatura, e che potrebbe essere l’ago di equilibrio tra PPE e Socialisti. Altri nomi in rilievo, il repubblicano francese Michel Barnier ed il socialdemocratico olandese Frans Timmermans.

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