I nuovi indicatori di benessere equo e sostenibile

Il primo riconoscimento normativo degli indicatori di benessere equo e sostenibile è stato operato con la legge n. 163/2016 di Riforma del bilancio dello Stato e ne è stato previsto l’inserimento nel ciclo di predisposizione dei documenti di programmazione economica del Governo.

Tutto questo nasce dal presupposto che, oltre ai parametri e alle misurazioni di carattere economico, sia necessario tenere conto anche di “altre dimensioni” per misurare “il benessere complessivo della Società e la sua sostenibilità”. Ecco, quindi, che nasce la necessità di determinare il rapporto dinamico tra le misure di politiche economiche attuate e i loro effetti sul benessere dei cittadini, attraverso una previsione sull’andamento dei principali indicatori di benessere, successivi le misure programmatiche attuate dal Governo.

Con l’ultima legge di Bilancio sono stati inseriti gli “indicatori di benessere equo e sostenibile” nel ciclo di predisposizione del DEF (e del relativo PNR) e della legge di Bilancio. E’ previsto, in modo preciso, che: “in apposito allegato al DEF, sia riportato l’andamento nell’ultimo triennio degli indicatori di benessere equo e sostenibile adottati a livello internazionale nonché le previsioni riguardo all’evoluzione degli stessi nel periodo di riferimento, anche sulla base delle misure previste per il raggiungimento di politica economica” e che “con apposita Relazione, da presentare alle competenti Commissioni parlamentari entro il 15 febbraio di ciascun anno, sia evidenziata l’evoluzione dell’andamento degli indicatori di benessere equo e  sostenibile adottai a livello internazionale sulla base degli effetti determinati dalla legge di Bilancio per il triennio in corso”.

L’ultimo allegato “BES” (Indicatori di benessere equo e sostenibile – presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, Deliberato dal Consiglio dei Ministri il 9 aprile 2019) e la relativa Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (presentata dal Ministro delle finanze, Giovanni Tria, come previsto dalla legge 163/2016 e allegata al DEF, che riporta un quadro di sintesi delle previsioni elaborate dal MEF per il periodo 2018-2021 nei diversi ambiti degli indicatori del “benessere equo e sostenibile”) documentano un notevole miglioramento nelle linee strategiche politiche presentate nel DEF e parzialmente attuate dal Governo come il Reddito di cittadinanza o le “misure riguardanti il pacchetto pensioni”.

Gli indicatori del BES sono stati selezionati tra 130 indicatori monitorati dall’Istat nel suo Rapporto annuale, e rappresentano parametri di misurazione per la valutazione del progresso di una Società non solo dal punto di vista economico (come fa il PIL) ma anche sotto l’aspetto sociale ed ambientale.

Si tratta di dodici indicatori (Reddito medio disponibile aggiustato pro-capite, indice di diseguaglianza del reddito disponibile, Indice di povertà assoluta, speranza di vita in buona salute alla nascita, eccesso di peso, uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, tasso di mancata partecipazione al lavoro con relativa scomposizione per genere, rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli, indice di criminalità predatoria, indice di efficienza della giustizia civile, emissioni di CO2 e altri gas serra alternati, indice di abusivismo edilizio) BES, selezionati tra i 130 da un apposito Comitato; indicatori cui si accompagnano “misure di disuguaglianza e sostenibilità” che “quantificano la distribuzione del reddito disponibile e la sostenibilità ambientale del benessere”. Nel ciclo di programmazione economico-finanziaria 2019-2021 viene previsto un incremento del reddito medio disponibile “aggiustato pro-capite”, con un aumento dell’8,6% riconducibile per la maggior parte alle misure espansive previste nelle legge di Bilancio 2019. Mentre per l’indice di povertà assoluta è stimata una notevole riduzione sia a livello familiare (1,6%) che individuale (1,4%). L’indice di disuguaglianza è previsto in calo per la prima volta dal 2011.

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