Cronache dai Palazzi

Nessuna manovra bis per aggiustare il tiro. Il premier Conte ha ribadito che “non è in preparazione alcuna manovra correttiva, il governo rimane fiducioso nelle sue stime di crescita”. Nel suo intervento a Palazzo Madama il presidente del Consiglio ha sottolineato inoltre che “il governo si è mosso in maniera prudente, e ha voluto predisporre una legge di Bilancio di carattere espansivo proprio al fine di contrastare un rallentamento economico, prevedibile già dal terzo trimestre del 2018”.

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti tratteggiano invece una verifica sui conti pubblici, dopo aver constatato il peggioramento del contesto macro-economico. Nonostante tutto, nell’aula del Senato il presidente del Consiglio prova a rassicurare ricordando che “a garanzia del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, la legge di bilancio contiene un meccanismo di accantonamento di risorse sino a 2 miliardi di euro” e il governo mira a “disinnescare le clausole di salvaguardia dell’Iva per il 2020 e il 2021”, oltre a prevedere una detassazione degli investimenti e un piano di interventi da 15 miliardi per sostenere lo sviluppo. Quindi nonostante la certificazione di recessione da parte dell’Istat e le non rosee prospettive di crescita da parte della Commissione europea e Bankitalia, il governo sembra prevedere che “il secondo semestre del 2019 sarà accompagnato da un allentamento delle tensioni commerciali e da condizioni più favorevoli alla crescita”. Dovrebbero essere comunque circa 23 i miliardi di coperture da dover reperire nella prossima manovra per evitare che scattino eventuali clausole di salvaguardia.

A proposito di Tav l’aula di Montecitorio ha approvato, con 261 voti favorevoli, la mozione Lega-M5S (i no sono stati 136, gli astenuti 2). La mozione della maggioranza gialloverde “impegna il governo a ridiscutere integralmente il progetto della Torino-Lione, nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”.

La questione dell’alta velocità oltre ad avere un sapore politico – il blocco della Tav sembra essere per la Lega il prezzo da pagare (ai Cinquestelle), a causa del voto che ha stoppato l’autorizzazione a procedere per il processo contro Matteo Salvini sul caso Diciotti” – ha scatenato anche l’ira delle imprese, tantoché il presidente di Api Torino, Corrado Alberto, d’accordo con  gli operai, ha avanzato “un fermo della attività produttive” per protesta.

“Al posto della Tav si dirotti la spesa sull’autostrada Asti-Cuneo”, è stata una delle dichiarazioni di Luigi Di Maio di fronte ai movimenti a favore della Tav della Lega, come la manifestazione “Sì Tav” a Torino. È noto che il M5S è contrario alla realizzazione dell’opera, mentre la Lega si dichiara “storicamente favorevole”, ma in questo frangente occorre fare i conti con l’alleanza con i Cinquestelle.

“È un passaggio molto significativo che ci occuperà nei prossimi giorni, settimane, mesi. In questa fase l’esecutivo sta completando un’intensa attività istruttoria”, ha puntualizzato il premier Conte alle prese con le manovre di mediazione di routine. “La funzione esecutiva così si è ridotta ad un arbitro costante fra i due vicepremier” si vocifera ai piani alti di Palazzo Chigi e le riforme e le decisioni sembrano essere tutte congelate a causa della questione Tav. Anche per l’Autonomia “ci vorranno mesi – ha affermato Conte in Parlamento -, visto che siamo solo in una fase istruttoria”. Anche la delega omnicomprensiva su appalti, spesa pubblica, codici, semplificazioni, diritto civile e penale “è bloccata tra i vari ministeri”.

Non a caso Confindustria ha usato una metafora definendo “imbalsamata” la spesa per investimenti citata dal governo. Per le imprese del Piemonte la mozione a proposito della Tav sembrerebbe “un atto che va contro gli interessi del territorio e del Paese. Si tratta soprattutto di un passo che danneggia le imprese e i lavoratori e che va contro la necessità di crescita dell’economia e dell’occupazione, oltre che minare le prospettive di sviluppo per il nostro territorio e l’Italia”. Nella mozione della maggioranza gialloverde si legge invece che l’obiettivo dell’analisi costi benefici è “un’allocazione delle risorse più efficiente per supportare il procedimento decisionale con cognizione di causa, se attuare o meno una proposta di investimento o se optare per eventuali alternative”.

“L’’Italia butta via miliardi e posti di lavoro per un processo scansato, per una poltrona salvata” è l’analisi cruda del Pd. E Forza Italia, sulla stessa lunghezza d’onda dei Dem, parla di “scelta inaccettabile”. Per il vicepremier Salvini la relazione non sarebbe convincente e, in definitiva, il cantiere già avviato dovrebbe essere completato. Secondo gli esperti della commissione tecnica, voluta dal ministro Toninelli e presieduta dal professor Marco Ponti, la realizzazione della Torino-Lione inciderebbe negativamente sul bilancio con un aggravio di costi per oltre 7 miliardi. Nel marasma, Palazzo Chigi cerca comunque di rassicurare gli animi sostenendo che il premier Conte sta ancora vagliando l’analisi svolta dai tecnici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. In un clima da campagna elettorale tutte le decisioni sono in sostanza rimandate.

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