Sistema bancario Italia, fragile!

La vicenda Banca CARIGE ha evidenziato una volta di più la fragilità del sistema bancario italiano, si potrebbe far risalire il peccato originale alle quattro banche nazionali pubbliche di democristiana memoria, usate più che a scopo politico che di impresa, poi disciolte nella galassia privata, spesso preda di istituti stranieri. Per la legge dei ritorni, dopo avere accusato a più riprese i governi Gentiloni e Renzi di interessi occulti nel salvataggio delle banche, è toccato all’esecutivo giallo-verde dover agire in tal senso. Asserzioni di diversità che hanno suscitato vasta ilarità tra gli addetti ai lavori, le affermazioni di non mettere soldi pubblici sono state presto smentite dai fatti, 1.3 miliardi di contributo fresco immediato e garanzie statali sui futuri prestiti, se CARIGE non rimborserà gli eventuali prestiti saranno i cittadini a farsene carico. Per comprendere la gravità della situazione è la prima volta che la BCE è costretta a commissariare una banca. Fasulla anche la dichiarazione di voler nazionalizzare CARIGE, se così fosse il Tesoro dovrebbe acquistare tutte le azioni sul mercato, e non solo una quota di controllo come invece è previsto.

I segnali di allarme sul sistema erano già evidenti dal Transparency Exercise 2017 pubblicato da EBA (European Banking Authority), il TR17 rilevava un buon rafforzamento del sistema europeo rispetto i TR16 e TR15. Ma se il patrimonio delle banche europee misurava una maggiore solidità degli istituti europei di 154 punti base con una media del 13,99%; gli istituti italiani si fermavano a 66 punti base ed un 11,89% di media. Si dovrà ora scoprire come sia stato possibile arrivare ad un punto di non ritorno per CARIGE, stante gli stringenti requisiti introdotti con i suoi tre framework, dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (fr. Comité de Bâle sur le contrôle bancaire; ingl. Basel Committeeon Banking Supervision, è stato costituito nel dicembre 1974 dai Governatori delle banche centrali del G10 per sviluppare la collaborazione tra le autorità di vigilanza bancaria). Le attività ponderate per il rischio, o Risk-Weighted Assets (RWA), All’interno della categoria del rischio di credito vengono contemplati anche i rischi legati al deterioramento per pagamenti ritardati (crediti past-due) e il rischio-paese (country risk), ma evidentemente o c’è stata una errata valutazione della qualità dei finanziamenti accordati, o ancor peggio questi sono stati erogati per finalità diverse da quelle di impresa. Una pratica che era consueta quando esistevano le banche nazionali a proprietà pubblica, che erano funzionali al sistema politico in essere, equamente spartite secondo il manuale Cencelli.

Queste considerazioni dovrebbero essere già sufficienti a tenere alla larga qualunque sorta di intervento pubblico negli istituti privati, già si è trasformata la CDP in uno strumento politico di intervento al servizio del governo al potere in quel momento (il cambiamento dello statuto fu opera di Tremonti), con effetti non proprio benefici sui conti della Cassa. Al di là delle continue dichiarazioni mediatiche, avventate e spesso prive di fondamento, dei due vice-premier, una banca pubblica di investimento avrebbe, per la propria natura di maggior rischiosità degli impieghi, un rischio superiore a carico dei cittadini aggravato dalla matrice politica che verrebbe data alla governance, senza contare i quasi certi strali europei per un intervento di questo tipo in un’attività prettamente privatistica. Dopo la trasformazione della CDP ed il ritorno alle banche di interesse nazionale, mancherebbe solo la rinascita della balena bianca per ritornare pienamente ai tempi della Prima Repubblica.

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