Berlusconi riabilitato. Ed ora?

Un fulmine a ciel sereno,  nel bel mezzo della contrattazione per la formazione del governo giallo-verde, ha colpito il centrodestra e tutta la politica nazionale.

Venerdì scorso il Tribunale di sorveglianza ha riabilitato Silvio Berlusconi, con effetto immediato, rendendolo a tutti gli effetti candidabile. Questa notizia potrebbe aver segnato non poco la trattativa tra Salvini e Di Maio, oltre che gettare ombre sulle ipotesi di voto anticipato per permettere al capo di Forza Italia di correre nuovamente per un posto in Parlamento.

L’ultima tornata elettorale, che ha visto la Lega superare significativamente Forza Italia in termini di consenso, ha di fatto subito il riflesso dell’incandidabilità di Berlusconi. I sondaggi effettuati durante il periodo elettorale hanno dimostrato che la flessione azzurra è stata in parte dovuta all’impossibilità di Berlusconi di giocare un ruolo di protagonista nell’arena politica penalizzando il suo partito.

In questa posizione Berlusconi potrebbe forzare la mano con Salvini per trovare la scusa e tornare al voto entro temi relativamente brevi con lo scopo di riaffermare la leadership di Forza Italia, facendo magari leva su un supporto europeo in qualità di garante contro quello che si appresta ad essere il primo governo populista dell’Unione.

Se al contrario, oltre i numeri a favore di Lega e 5 Stelle, dovessero contrapporsi anche gli stessi parlamentari azzurri ad un ritorno anticipato delle urne, la soluzione per rivedere l’ex cavaliere giocarsi le partite direttamente tra i banchi di palazzo Madama, sarebbe quello di chiedere le dimissioni di un eletto nell’uninominale (ad esempio il fedele Galliani), svolgere l’elezione di collegio, e rientrare eletto in Parlamento.

Alcune voci invece sembrerebbero proiettarlo verso una candidatura alle Europee del 2019. Questo perché è probabile che l’asse verde-gialla sia abbastanza forte da poter reggere le spallate azzurre e condurre un governo per almeno 2/3 anni. Con una elezione europea Berlusconi potrebbe ritagliarsi in Europa quel ruolo nobile che ultimamente anche il Partito Popolare sembra avergli riconosciuto, chiudendo così il suo percorso politico.

Insomma, pur essendo stata una notizia capace di far vacillare gli attuali schemi politici, sembra che il percorso per la formazione della nuova compagine governativa siano, a meno di stravolgimenti dell’ultimo minuto, già definiti e soprattutto irreversibili.

Berlusconi deve solo sperare che questo matrimonio non duri abbastanza da poter ritornare come protagonista sulla scena politica elettorale cercando, ancora una vota, di lasciare un segno a venticinque anni dalla sua discesa in campo.

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