Italia delle Regioni

“Una giornata intensa, quella del 9 maggio scorso, che ha permesso a Comuni e amministratori locali di chiarire molti dubbi interpretativi sul reddito di inclusione grazie all’intervento del direttore del Ministero del lavoro e delle politiche sociali Raffaele Tangorra. Il modo con cui, in questi anni, i Comuni da una parte e il Ministero del lavoro dall’altro hanno lavorato assieme sul reddito di inclusione si è rivelato sempre più efficace e positivo. Questo grazie anche all’adozione di una serie di provvedimenti importanti, come l’introduzione della Rete della protezione e dell’inclusione sociale che vede una rappresentanza paritetica di Regioni ed Anci – con Comuni provenienti da tutte le Regioni – e il Comitato tecnico di contrasto alla povertà”. Lo ha detto il delegato Anci al welfare e sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi al margine dei lavori della Commissione Welfare di Anci svoltasi il 9 maggio a Roma.

“Attraverso questi strumenti – ha aggiunto Vecchi – si è introdotta una nuova modalità ‘neo-concertativa’ che ha consentito ai Comuni di confrontarsi e di perfezionare un percorso condiviso che ha creato le condizioni favorevoli per la buona riuscita della riforma”. Al centro dei lavori non solo gli ultimi aggiornamenti sul reddito di inclusione, ma anche il tema relativo al decreto di riparto della “quota servizi” del Fondo povertà su cui la presidente della Commissione welfare Anci Edi Cicchi ha sottolineato: “Siamo soddisfatti complessivamente del percorso fatto finora ma auspichiamo quanto prima che vi sia il riparto delle risorse necessarie per il rafforzamento dei servizi nei Comuni”.

Il dibattito ha lasciato spazio anche al tema della salute nelle città con l’intervento del vice presidente vicario di Anci e sindaco di Valdengo Roberto Pella che ha illustrato l’iniziativa dedicata alla “Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città” che si celebrerà ogni anno il 2 luglio con l’obiettivo di promuovere stili di vita sani e il benessere dei cittadini. Le Province esprimono perplessità sul Documento di Economia e Finanza in discussione in Parlamento: i bilanci delle province sono a rischio chiusura  per la mancanza di 280 milioni.  Occorre rivedere la legge Delrio e avviare sistema certo di tributi propri per le province.

Queste le rivendicazioni espresse dalle Province italiane: Rivedere la legge Delrio, ripristinare il bilancio delle Province dove mancano 280 milioni di euro e attuare il principio dell’autonomia di entrata e di spesa, attraverso un sistema certo di tributi propri, compartecipazioni e fondo perequativo.   Sono le richieste principali che l’Unione delle Province italiane (Upi) ha indicato nel corso di un’audizione sul Def 2018 davanti alle Commissioni Speciali Congiunte del Senato e della Camera dei Deputati. L’Upi ha ricordato “la situazione attuale delle Province, che presenta un chiaro quadro di criticità sia dal punto di vista istituzionale che finanziario, ormai di lunga durata, rispetto al quale è necessario che il Parlamento ponga rimedio con interventi urgenti e strutturali”.

L’Unione delle Province d’Italia ritiene “essenziale” che nella risoluzione parlamentare al Documento di Economia e Finanza  siano inserite  “la revisione profonda della legge 56/14 per dare una prospettiva certa alle Province in coerenza con le disposizioni della Costituzione e della Carta europea delle autonomie locali, sia relativamente agli organi di governo e al loro sistema di elezione, sia relativamente ad una più precisa definizione delle loro funzioni fondamentali, con l’obiettivo di realizzare una vera semplificazione amministrativa nel Paese”.   Inoltre è stato chiesto di “ripristinare e consolidare in maniera strutturale l’equilibrio nei bilanci provinciali, sanando a partire dal 2018 il deficit di 280 milioni circa che non consente ancora a troppi enti di chiudere i bilanci ma soprattutto non garantisce l’adeguato finanziamento delle funzioni fondamentali, e dunque l’erogazione di servizi efficienti a tutti i cittadini”.

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