Africa sub sahariana, economia in ripresa

Secondo le previsioni della Banca Mondiale pubblicate in un rapporto lo scorso 18 Aprile, dopo una serie di annate deludenti, la crescita economica  dell’Africa sub sahariana aumenterà del 3,1% nel 2018. Un dato di non poco conto se pensiamo alle migliaia di migranti che si muovono da quelle zone verso le coste meridionali del Mediterraneo in cerca di un futuro migliore.

Nel suo rapporto semestrale “Africa Pulse”, la Banca Mondiale afferma che al di là dell’aumento del 3,1% previsto per il 2018, la crescita economica nell’Africa sub sahariana dovrebbe salire al 3,6% nel 2019 e 2020. La caduta, a partire dal 2014, delle quotazioni delle materie prime, dalle quali dipendono molte economie africane, ha portato a diversi anni di depressione. Nel 2016, la crescita sul continente si è trascinata intorno all’1,5% per poi portarsi lentamente al 2,6% l’anno successivo. “La crescita avanza, ma non abbastanza rapidamente”, ha tuttavia commentato il Capo Economista per l’Africa della Banca Mondiale, Albert Zeufack.Essendo la crescita demografica dell’Africa sub sahariana del 2,7%, la crescita economica è appena sufficiente a far aumentare leggermente il reddito pro capite, ha spiegato Zeufack durante una conferenza stampa. “Il tasso di crescita previsto non basta ha sradicare la povertà a breve termine”, ha puntualizzato l’economista.

All’interno della vasta zona dell’Africa sub sahariana, diversi Paesi si distinguono tuttavia per il loro dinamismo: la Costa d’Avorio e il Senegal in Africa Occidentale, il Ruanda, l’Etiopia e la Tanzania in Africa Orientale, tutti con un tasso di crescita annuale superiore al 6%. Questi Paesi stanno raccogliendo i frutti dei loro sforzi rivolti alla diversificazione economica e agli investimenti sulle infrastrutture, sottolinea la Banca Mondiale, mentre l’Africa centrale stagna, troppo dipendente dalle materie prime. “E’ importante che i Paesi rafforzino la loro resilienza puntando su strategie di diversificazione, una priorità assoluta”, afferma Punam Chuhan-Pole economista senior della Banca Mondiale.

L’istituzione internazionale è inoltre preoccupata  per il forte aumento dei debiti pubblici. “Molti Paesi hanno raddoppiato il loro debito in cinque anni e diciotto Paesi africani sono ormai esposti al rischio elevato di sovraindebitamento. Erano otto nel 2013”,avverte Zeufack. La Banca Mondiale suggerisce diverse strade per limitare di ricorrere al debito. Per Albert Zeufack, “bisogna migliorare l’efficienza della spesa pubblica, espandere la base imponibile (il numero di imprese e abitazioni tassate), creare nuove tasse nel settore immobiliare, più eque rispetto a quelle sui consumi”.

Infine, la Banca Mondiale fa appello ai Paesi sub sahariani affinché raddoppino gli sforzi nel risolvere il problema dell’accesso alla rete elettrica migliorando la gestione delle compagnie pubbliche e facendo maggiore uso delle nuove tecnologie: energia solare, micro-reti per i villaggi isolati, pagamenti con gli smartphone… “Due terzi delle imprese che hanno sede nelle capitali africane non possono contare su una rete elettrica affidabile (per via delle numerose interruzioni giornaliere), cosa che limita la loro competitività e di conseguenza la creazioni di posti di lavoro per i giovani”, sottolinea ancora Zeuflack.

Si stanno facendo sicuramente importanti passi avanti, ma sappiamo bene che in gioco non c’è solo il loro futuro. Le indicazioni date dalla Banca Mondiale ai Paesi dell’Africa sub sahariana sono importanti tanto per i suoi abitanti quanto per noi.

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