Paolo Bruttini: Open Agent, l’aiuto al cambiamento

In occasione dell’evento organizzato da Forma del Tempo allo Scrambler Ducati Food Factory di Bologna, abbiamo avuto modo di intervistare Paolo Bruttini sul tema dell’open agent. Un discorso che avevamo iniziato due anni fa con la sua collega Barbara Senerchia. Paolo Bruttini è socio-analista, imprenditore e consulente di sviluppo organizzativo. Laureato in Economia e Commercio (Università degli Studi di Bologna), perfezionato in “Teorie e Tecniche di Gruppo” e in “Organizzazione e Direzione” presso la stessa Università. Specializzato in Psico-socioanalisi presso la scuola Ariele di Milano. Socio fondatore e presidente di Forma del Tempo srl. Socio di Ariele, associazione italiana di psico-socioanalisi. Dal 1990 svolge docenze e consulenze su comportamenti organizzativi, sviluppo del capitale sociale e umano, change management. In qualità di consulente ha svolto numerose diagnosi organizzative e culturali, supportando le organizzazioni ed i loro leader nei processi di cambiamento. È key note speaker sui temi della Open Leadership e dello Sviluppo di Organizzazioni Aperte. E’ coautore dell’Open Leadership Manifesto. Ha scritto diversi articoli e libri di management e organizzazione. Gli ultimi volumi che ha curato sono Città dei capi (IPSOA, 2014), Coaching: come trasformare individui e organizzazioni (IPSOA, 2015). Ha lavorato per grandi imprese italiane e multinazionali tra cui Allianz, Coca-Cola, Coop, Ducati, Enel, Ferrari, Intesa Sanpaolo, L’Oreal. E’ formatore manageriale specialista qualificato APAFORM, livello EQF 7.

Stasera siamo nuovamente qui a sentir parlare di Open Agent, di cosa si tratta?

Il tema è complesso ed affascinante, noi siamo partiti nel 2008 a parlare delle economie collaborative, proseguendo nel 2010 sul filone di un’autrice americana, Charlene Li, lavorando prima sulla open leadership e dopo sull’open organization. Conseguentemente abbiamo sviluppato il tema pubblicando nel 2014 l’Open Leadership Manifesto e nel 2015 un volume su coaching e openness.

Sono passati due anni da quando ci vedemmo l’altra volta su questo tema intervistando la sua collega Barbara Senerchia , cosa è successo nel frattempo? Fu l’inizio ed oggi siamo all’arrivo?

Diciamo che più dell’arrivo, siamo ad una tappa intermedia. La figura dell’open agent si inserisce nel progetto di un’azienda aperta, un’impresa al cui interno le persone sviluppano processi, comportamenti basati sulla collaborazione, sull’auto-organizzazione. Come arrivare a fare tutto questo? Poiché il processo non è facile, abbiamo individuato la figura dell’open agent, un facilitatore per il cambiamento. Un soggetto che aiuta la trasformazione.

Per spiegarlo nel modo più semplicistico possibile, un’azienda vi chiama, voi vi presentate e?

Innanzitutto partiamo dal presupposto che l’azienda abbia una necessità, che può essere quella di diventare più efficiente o di voler sviluppare un nuovo prodotto, come arrivare a questo? Con una modalità più tradizionale che potremmo definire di comando e controllo, il consulente arriva fa un’analisi, poi implementa, le cose migliorano un poco, ma i cambiamenti non sono mai durevoli. Invece la strada della openness battuta dall’open agent implica che siano le persone a fare l’analisi implementando strumenti di auto-osservazione, dopo di che le stesse persone sono impegnate in un cantiere di cambiamento di auto-apprendimento, aiutate dall’open agent. Un processo di miglioramento attuato da risorse interne.

E l’open agent funziona in pratica da attivatore?

Esatto, chi sta dentro al cambiamento può gestirlo meglio, l’open agent definisce una visione e dà gli strumenti  che aiutano le persone ad attuare il cambiamento.

Siete già attivi, avete già progetti di questo tipo in corso?

Siamo già partiti con alcune collaborazioni in tal senso, ad esempio c’è una azienda attiva nella Grande Distribuzione Organizzata, che ha allestito un negozio online. L’organizzazione interna di questo negozio si è avvalsa del lavoro dell’open agent. I collaboratori hanno lavorato i autonomia sul miglioramento del modello organizzativo.

Voi lavorate a monte, prima che si avvii l’attività?

Non sempre, nel caso che ho portato ad esempio l’attività era già in corso d’opera, diciamo che noi l’abbiamo ottimizzata. E’ stato molto interessante vedere come in poco tempo le persone si siano attivate per migliorare i processi attraverso queste forme di auto-organizzazione ed auto-apprendimento.  

Viene da pensare che sarebbe comunque molto meglio che un’azienda che voglia avviare una nuova attività vi chiami prima e non dopo. È corretto?

Certo, sarebbe sicuramente molto meglio, ma possono essere anche processi di miglioramento successivo, le aziende cambiano continuamente. E’ interessante farlo con modalità che siano al passo coi tempi che viviamo oggi.

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