Cronache dai Palazzi

Un trattato “speciale” tra Italia e Francia. È questo il prossimo risultato che le due “sorelle latine” hanno deciso di portare a termine entro il 2018. La decisione è figlia di incontro tra Gentiloni e Macron a Lione  a settembre dello scorso anno, poi maturata a ridosso del summit di Villa Madama dei giorni scorsi, dove il premier Paolo Gentiloni ha accolto i capi di governo di Francia, Spagna, Cipro, Grecia e Portogallo. Politiche migratorie e riforme della governance della Ue sono stati i principali argomenti di discussione. “Questo vertice vuole ridurre le differenze tra nord e sud Europa, tra est e ovest”, ha sottolineato Paolo Gentiloni, aggiungendo: “Il momento per farlo è questo in cui la congiuntura economica consente investimenti sul futuro”. In pratica “la domanda di Europa a livello globale” e un periodo economico non proprio negativo “fanno sì questo sia il momento giusto per fare uno sforzo per una maggiore coesione”.

Macron ha a sua volta rimarcato che “è arrivata l’ora di sentire i cittadini sul futuro dell’Ue, con consultazioni su tutti i temi principali”. I 7 hanno poi raggiunto un punto d’incontro sulle liste transnazionali per le elezioni del Parlamento europeo, fiduciosi che esse possano “rafforzare la democrazia dell’Ue”.

Appoggiando l’operato di Gentiloni – esplicando quasi un endorsment a favore del premier italiano in vista delle elezioni – il presidente francese Macron ha affermato che “l’Europa ha avuto molta fortuna ad avere Paolo in questi ultimi mesi”. In sostanza “un’Italia che cresce nell’Europa è buona e positiva per l’Europa” ha affermato Macron, che si augura di “continuare il lavoro importante e ambizioso avviato insieme”. L’obiettivo più alto che il presidente francese ha dichiarato, come un auspicio, è “costruire un’Europa più sovrana, più unita”.

Lo sguardo è puntato sul prossimo “Trattato del Quirinale” – sulla scia del Trattato dell’Eliseo franco-tedesco firmato nel 1963 – che il presidente Sergio Mattarella vuole firmare entro la fine di quest’anno. Il Trattato del Quirinale renderà il legame italo-francese più forte sul piano diplomatico, ma anche sul fronte economico,  politico e delle istituzioni. A proposito di immigrazione ad esempio, rivolgendosi a Palazzo Chigi Macron è sicuro che “Italia e Francia riusciranno ad armonizzare i sistemi di accoglienza e di asilo”, premendo anche sugli altri partner europei. Tra Roma e Parigi, inoltre, si è stabilito “un legame più forte, che consente la stabilizzazione della Libia” con l’obiettivo principale di “porre fine allo scandalo umanitario” che coinvolge molti migranti. Macron ha anche rimarcato l’impegno militare italiano in Niger, per il quale ha ringraziato Mattarella e Gentiloni.

In definitiva, il prossimo Trattato del Quirinale stabilirà un rapporto “strutturante, ma non esclusivo” che il presidente Macron ha definito “complementare al rapporto franco-tedesco”. A proposito di Europa, Gentiloni ha a sua volta rimarcato che occorre procedere al “completamento dell’unione monetaria”, e mettere in campo investimenti strutturali più consistenti. Riferendosi all’Italia il nostro premier ha sottolineato: “Noi siamo tra i Paesi fondatori dell’Unione e non abbiamo cambiato idea”.

“Siamo in un’Europa che talvolta dubita dei suoi valori”, ha affermato in un tweet Emmanuel Macron, quindi l’intenzione di “dare una struttura ancora più sistematica e più favorevole alla cooperazione dei due Paesi” –  seguendo le linee del modello del Trattato dell’Eliseo firmato da Charles de Gaulle e Konrad Adenauer il 22 gennaio 1963 – assume un significato rilevante e decisivo per rincalzare il progetto europeo, per rinforzarlo non dimenticando lo spirito costruttivo e unificatore dei padri fondatori, tra cui Robert Schuman a Alcide De Gasperi. Relazioni più sistematiche tra Italia e Francia, ha rimarcato Gentiloni, rappresentano “un contributo per il futuro dell’Ue”.

Il progetto europeo che ormai viene portato avanti da decenni deve però essere rivitalizzato di volta in volta e, soprattutto, occorre far fronte alle nuove emergenze: immigrazione e accoglienza; sicurezza comune; crescita e rigore finanziario, lavoro e occupazione. È bene puntare alla realizzazione di “nuove ambizioni”, puntando alla costruzione di un’Europa “più sovrana e più unita” che sia, inoltre, “una potenza energetica, ambientale e digitale”. La dialettica italo-francese e le affinità tra le “sorelle latine” che si sono rafforzate negli ultimi mesi – sulla scia della politica di contrasto all’illegalità migratoria che il governo italiano ha saputo perseguire con l’operato del ministro Minniti, e la successiva intesa su STX-Fincantieri formalizzata nell’incontro di Lione – potrebbero rivelarsi un nuovo collante per l’intera Europa.

A proposito di immigrazione Emmanuel Macron ha specificato che “è necessario rispondere con rapidità  alle incoerenze dei regolamenti di Dublino” (per i quali i migranti possono chiedere asilo solo nel Paese d’ingresso). In definitiva la politica migratoria deve essere orientata da “concetti di responsabilità condivisa e solidarietà”. È auspicabile, infine, una politica fiscale “più amichevole” verso tutti i cittadini europei, una certa convergenza delle politiche economiche finalizzata al potenziamento della crescita e dell’occupazione attraverso “lo stimolo dell’innovazione, della ricerca e dell’industria”. Occorre inoltre non trascurare le politiche sociali – per non dimenticare inclusione, diritti fondamentali e potenziamento della forza femminile – una “dimensione europea della Difesa”, la difesa dell’ambiente, la promozione di cultura, formazione e educazione. Un’Europa “sicura, prospera e sostenibile, sociale e più forte sulla scena mondiale”, prefigurata dalla Dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017, è il modello da perseguire.

Sul fronte nazionale la campagna elettorale è ormai aperta e non mancano le promesse da parte di tutte le forze politiche in campo, ognuna delle quali si appresta a definire una propria forma di abolizione post voto. In primo piano l’abolizione dell’obbligo delle vaccinazioni dichiarato dal leader leghista Matteo Salvini, sulla scia del pentastellati. In pratica, favorevoli ai vaccini ma non all’obbligo di vaccinarsi, abrogando la norma Lorenzin. Per Salvini occorre anche abolire la tassa sulle sigarette elettroniche. “Siamo favorevoli ai vaccini ma contrari al decreto Lorenzin che impone l’obbligo in luogo della raccomandazione”, ha puntualizzato a sua volta la senatrice penta stellata Paola Taverna.

“Berlusconi torna indietro sul lavoro. Salvini torna indietro sui vaccini. La destra italiana di oggi è questa qui”, ha affermato il segretario dem Matteo Renzi. Il leader di Forza Italia promette l’abolizione o comunque la modifica del Job act, e del contratto a tutele crescenti, con un’attenzione particolare all’art. 18 che tutela il dipendente dal licenziamento. Il reintegro nel posto di lavoro potrebbe avvenire non solo in seguito a comprovate discriminazioni di ordine politico e religioso ma anche nel caso in cui il lavoratore dimostri, di fronte ad un tribunale, che il fatto contestato dal datore di lavoro non è accaduto. Berlusconi promette inoltre di esonerare, per sei anni, da tasse e contributi le aziende che assumono giovani disoccupati.

Il Movimento Cinque Stelle, con Luigi Di Maio in primo piano, si concentra invece sull’abolizione o comunque una netta riformulazione delle Legge Fornero, un’operazione che, secondo le ultime valutazioni della Ragioneria generale dello Stato, costerebbe in media un punto di Pil ogni anno, cioè 17 miliardi di euro per i prossimi dieci anni, con un picco nel 2020 di circa 23 miliardi. A proposito di pensioni i Cinquestelle si concentrano sul progetto “quota 41”, ossia “dopo 41 anni di lavoro devi andare in pensione”, ed inoltre l’abolizione dello spesometro, “inferno per professionisti e imprese”, e degli studi di settore, “inferno per commercianti e liberi professionisti”.

In sostanza ognuno punta sul proprio cavallo e, dalle tasse alla previdenza, passando per il lavoro, la corsa in campagna elettorale è tra chi offre di più ai cittadini. Si spera che l’Italia non giochi il “Rischiatutto”, come ha auspicato il premier Gentiloni ospite di una trasmissione televisiva.  Di fronte all’ipotesi di uno scontato Gentiloni bis, il premier ha inoltre ribadito: “Per rispetto agli elettori bisogna dire ‘avete una scelta nelle vostre mani’”. Dare l’impressione che tutto resterà come prima non fa bene al sistema, né al Paese. Le elezioni rappresentano un appuntamento fondamentale per il buon funzionamento della democrazia, e sulla base dei risultati dettati dal voto dei cittadini si struttureranno le nuove alchimie di governo. Non l’inerzia quindi, bensì nuovi assetti determinati dal voto degli italiani.

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