Æffetto domino (Film, 2017)

Fabio Massa (Castellammare di Stabia, 1984) è un giovane regista italiano che ricordiamo attore di fiction televisive, autore di premiati corti cinematografici, documentari e romanzi, oltre a un lungometraggio come Linea di Konfine.

Æffetto Domino è interpretato dal regista nel ruolo del ragazzo innamorato dell’Africa che molla tutto pur di realizzare il sogno, oltre a Cristina Donadio (la madre) – che ricordiamo in Gomorra – insieme a Pietro De Silva (il padre), Salvatore Cantalupo, Mohamed Zouaoui, Ivan Bacchi e Martina Liberti. Tutti attori di un certo rilievo che hanno frequentato cast importanti e la loro interpretazione conferisce valore alla pellicola. Æffetto Domino è girato tra Puglia, Campania e Africa (Egitto e Senegal), gode di una straordinaria fotografia africana, composta di tramonti rosso fuoco e immagini incisive di bambini e villaggi.

Lorenzo (Massa) è un ragazzo che lavora in un’associazione che cerca di inserire ragazzini disagiati, un giorno conosce Kalid che lo fa innamorare dell’Africa. Lorenzo decide di andare a lavorare nel Continente nero, a contatto con gli umili e i diseredati, da vero missionario laico. Per far questo trascura l’amore per Fulvio, la famiglia, gli amici e si getta senza remore in un’affascinante avventura. La scoperta di un melanoma in fase terminale cambia la sua vita, gli fa riscoprire valori trascurati e una famiglia che aveva osteggiato le sue scelte. Æffetto domino è un film sull’amore in senso ampio, descrive il rapporto tra padre e figlio, ma anche la diversità della relazione affettiva con la madre, parla di amore omosessuale e di difficoltà a farlo accettare in una visione oscurantista come quella meridionale, mette in primo piano l’amicizia tra un uomo e una donna senza coinvolgimenti sessuali.

La scelta di raccontare la storia per intensi flashback conferisce originalità alla narrazione, ma spesso confonde lo spettatore per i continui salti temporali che rendono ostico lo sviluppo narrativo. Fotografia che passa dal giallo ocra dei notturni italiani al colore intenso di un’Africa pervasa da mille sfumature ed emozioni, anche se sarebbe stato auspicabile un cambio di fotografia per scandire bene i diversi flashback. Tono della pellicola cupo e drammatico caratterizzato da punte di recitazione talmente intense da far commuovere, soprattutto nel finale quando gli eventi precipitano. Straordinaria la sequenza delle tessere di domino che cadono una sull’altra e vanno a comporre la sagoma del continente africano, croce e delizia di un’esistenza votata al sacrificio. Sceneggiatura del regista – autore a tutto tondo perché anche scrive il soggetto – con punte di poesia a base di ricordi, con gli occhi dei bambini africani e il bianco intorno, la voglia di respirare fino in fondo la vita di quei bambini.

Interpretazione autentica del regista: “Mi sono messo alla prova sia fisicamente, perdendo 12 chili per girare la seconda fase del film, sia come studio del personaggio, avendo avuto a che fare da vicino con malati di melanoma, cercando di coglierne ogni singolo respiro, ogni movenza, ogni difficoltà. Ci tenevo a raccontare il momento della vita in cui tutto può cambiare. Non è una pellicola sulla malattia, voglio raccontare un cambiamento, un nuovo stadio della vita con tutto ciò che ne deriva. Mi piace definirlo un lavoro sui sentimenti, sull’amore”. La trama è molto esile per reggere gli ottanta minuti del lungometraggio, ma l’intensità di alcune sequenza fa perdonare una sceneggiatura che presenta qualche incertezza e una storia scarna. Tutto ruota attorno alla storia gay – con relativa gelosia e triangolo amoroso – la passione per l’Africa e la malattia, ma si registrano scene in cui la recitazione è davvero credibile, come nel taglio terminale della barba che Teresa compie sul volto di Lorenzo. La morte e il dolore uniscono e, alla fine, persino il padre accetta il rapporto omosessuale del figlio, anche se è troppo tardi. Musica intensa e dolente, cupa e suggestiva, come un coro di una tragedia greca.

Un film che sta riscuotendo un buon successo in Europa – mentre scriviamo è uscito in Romania – ma che in Italia si è visto solo in trenta sale, lasciando ai vari premi cinematografici il compito di presentarlo. Da riscoprire.

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Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Fabio Massa. Interpreti: Fabio Massa, Cristina Donadio, Pietro De Silva, Ivan Bacchi, Martina Liberti, Mohamed Zouaoui.  Durata: 80’. Genere. Drammatico. Produzione/ Distribuzione: Goccia Film e Pragma. Montaggio : Davide Franco, in collaborazione con fratelli Volpe. Fotografia: Enzo Criscuolo. Musica originale: Salvio Vassallo. Festival Nazionali: Capri Hollywood 2016; Ischia global fest 2017; Napoli cultural classic 2017 (Miglior film); Gulf of naples internationa film festival 2017 (Premio della giuria); Social world film festival 2017; Cinema e cultura nelle mura di Manfredonia 2017 (Menzione speciale); AIFF -Ariano international film festival 2017 (Miglior film); Villammare film festival 2017 (Miglior regia); GioCineFest Fano 2017 (Miglior attore Fabio Massa, menzione Martina Liberati). Festival internazionali: Perth International Queer Film Festival  2017 – (Australia) (Miglior film); Ze Festival (Francia) (Secondo classificato miglior film per il pubblico); Fake Flesh Film Fest  (Canada) – Selezione ufficiale; AFC Global Fest (India) – Selezione ufficiale; Gay film nights International film festival (Romania) (24 novembre); Il film sarà proiettato in anteprima americana al Loft Theatre di South Lake Tahoe  (California), il 19 gennaio  2018.

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 [NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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