L’Universo dopo Einstein

E=mc². Questa teoria, che conosciamo come Teoria della relatività ristretta, elaborata da Einstein nel 1905 ed ampliata nel 1915 con gli studi sulla Teoria della relatività generale – secondo cui la massa può curvare lo spaziotempo che non vengono più concepiti come entità separate ma come un unicum – ha avuto importanti ripercussioni sulla nostra vita; non ha modificato solo il nostro modo di pensare e guardare l’Universo, ma ha anche cambiato le nostre esistenze, portando tanti aspetti positivi ma anche lati negativi come lo sviluppo della bomba atomica.

Ma quali sono le conseguenze nel mondo dell’arte, della filosofia e della scienza oggi? A questo quesito intende rispondere la mostra, inaugurata lo scorso 2 Dicembre al MAXXI di Roma, Gravity. Immaginare l’Universo dopo Einstein.

Questa esposizione, organizzata da MAXXI con la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dell’Istituto di Fisica Nucleare (INFN), intende accompagnare il pubblico in una dimensione dove installazioni scientifiche, reperti storici e simulazioni di esperimenti (come il Cannocchiale di Galileo e lo Specchio di Virgo, l’interferometro laser che capta le onde gravitazionali), interagiscono con opere di artisti moderni e contemporanei.

Il progetto, curato da Luigia Lonardelli (MAXXI), Vincenzo Napolano (INFN) e Andrea Zanini (ASI) con la consulenza scientifica di Giovanni Amelino-Camelia, propone un’immersione totale nel mondo della gravità, dagli ultimi ritrovati tecnologici che permettono agli astronauti di sopravvivere nello spazio agli strumenti di rilevazione e misurazione utilizzati per studiare lo spazio; ad accogliere gli avventori sarà il modello della Sonda Cassini, sospeso nella hall del MAXXI insieme all’istallazione di Tomás Saraceno, Aeroke, composta da due palloni aerostatici specchianti che captano i suoni impercettibili dispersi nell’atmosfera.

La mostra è organizzata in tre sezioni tematiche, Spaziotempo, Confini e Crisi, attraverso i quali il pubblico ha la possibilità di diventare protagonista delle opere esposte; si parte da Cosmic Concert di Tomás Saraceno, che abbraccia un po’ tutte le tematiche ed incorpora al suo interno altre opere che aiutano il pubblico a vedere l’invisibile struttura di relazioni di cui si compone l’universo. Si tratta uno spazio debolmente illuminato dove opere che ripercorrono la storia delle visioni cosmiche dall’antichità ad oggi si mischiano con i lavori dell’artista, creando un viaggio sonoro e visivo che permetto di intuire le connessioni tra universo, genere umano, tutti gli esseri viventi e la materia.

Sempre in questo spazio troviamo numerose installazioni interessanti come Echoes of the Arachnid Orchestra with Cosmic Dust che attraverso tecnologie audio e video rende visibile l’interazione del pubblico con la polvere universale, mentre il ragno Nephila Senegalensis tesse la sua tela, amplificato da un microfono che capta le vibrazioni del suo lavorio, Social Supernova Catcher, realizzato modificando un modello di interferometro permette di vedere le vibrazioni prodotte dal ragno sulla tela e dai visitatori in sala.

Ed ancora KM3NeT, il video 163.000 Light Years, una Sfera Armillare del XVII secolo che serviva a studiare le traiettorie dei pianeti, l’edizione del 1632 del Dialogo sopra i due massimi sistemi di Galileo, strumenti scientifici come il satellite Lisa Pathfinder, la Barra di Nautilus, l’opera di Marcel Duchamp 3 Stoppages étalon ed il video The Way Things Go di Peter Fischli e David Weiss.

Mentre nella sezione Confini, che descrive l’esperienza del limite della conoscenza, è esposta l’opera di Laurent Grasso The Horn Perspective, che per puro caso captò il suono fossile del Big Bang negli anni sessanta, accanto ad essa è esposto il modello del rivelatore AMS (Alpha Magnetic Spectrometer) attualmente in attività a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, che lavora alla ricerca di particelle di antimateria primordiale e possibili tracce di materia oscura nei raggi cosmici.

Il percorso espositivo termina con la sezione Crisi, che rappresenta anche la genesi di tutto in quanto sono proprio le crisi, che mettendo in discussione i concetti preesistenti, danno vita a nuovi modi di pensare lasciando spazio all’evoluzione. In questa sezione è esposta la Buca gravitazionale, un exhibit che permette di sperimentare le dinamiche gravitazionali, accanto ad essa la videoinstallazione Curvare lo spazio che permette al visitatore di applicare direttamente con la propria massa corporea la teoria della relatività generale di Einstein. Presente in questa sezione anche la videoinstallazione video The Great Silence di Allora & Calzadilla, realizzata in collaborazione con lo scrittore di fantascienza Ted Chiang, Protagonisti il radiotelescopio di Arecibo, uno dei più potenti al mondo, e un pappagallo dalle spiccate capacità di apprendimento, entrambi simboli del tentativo dell’uomo di comunicare con altre specie viventi.

Questo progetto, fortemente voluto dal ministro Giovanna Melandri, si correda da una serie di incontri di approfondimento (ad ingresso gratuito) dei temi trattati con la partecipazione di artisti, filosofi e scienziati, dal titolo Gravity. Oltre la mostra a cura di Vittorio Bo e Irene De Vico Fallani ed offerti da Enel; special guest sarà Samantha Crhistoforetti. Un altra particolarità della mostra è data dalla collaborazione con il National Geographic che prevede una maratona di documentari a partire dal 20 gennaio 2018; una  rassegna cinematografica dal titolo Spazio Tempo Cinema: Christopher Nolan e la relatività ristretta di un film, in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma a partire da fine gennaio 2018; una manifestazione culinaria che ruota intorno alla fisica e al universo con Fernando Ferroni, la chef stellata Cristina Bowerman e Neri Marcorè; dei reading teatrali dal titolo Dear Albert, di Alan Alda, la cui fonte sono le lettere scritte dallo stesso Einstein, al quale parteciperanno Pino Calabrese, Serena Dandini e Pippo Delbono, con la musica dal vivo Teho Teardo, regia di Mario Sesti, l’altro reading di Sonia Bergamasco tratto dal testo La cagnetta di Vasilij Grossman.

La mostra, che si concluderà il 29 Aprile 2018, prevede anche una serie di additivi educative realizzate dal Ufficio Educazione con la consulenza scientifica di Luigi Civalleri e la collaborazione dell’impresa sociale Psiquadro, inoltre tutto il mese di Gennaio 2018 sarà scandito da 30 laboratori per le scuole, che potranno usufruirne gratuitamente grazie al supporto di Leonardo azienda leader nel settore dell’alta tecnologia.

Illustrazioni ispirate ai temi della mostra animeranno la hall dello spazio EduLab 1 che accoglierà i laboratori per famiglie dove adulti e bambini prenderanno parte alla costruzione di una struttura reticolare simile alla trama dello spaziotempo ed alla tela di ragno dell’installazione di Tomás Saraceno.

La mostra è corredata da un ricco catalogo, edito da Corraini, a cura di Luigia Lonardelli, Vincenzo Napolano e Andrea Zanini, con un saggio di Giovanni Amelino Camelia, Luigia Lonardelli, Vincenzo Napolano e Andrea Zanini, un testo di Walter Bejamin ed una raccolta di scritti di esperti di varie discipline.

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