Italia delle Regioni

“Un’agenda urbana nazionale, che metta a sistema i masterplan dei capoluoghi e delle città metropolitane: è questo il punto di partenza per arrivare a definire una strategia nazionale per il recupero e il rammendo delle periferie, che non sia basata soltanto sul sistema dei bandi”. E’ la proposta formulata dal presidente dell’Anci Antonio Decaro, ascoltato recentemente dai membri della commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie.

“La novità più importante degli ultimi mesi per le periferie italiane – spiega Decaro – è stata senz’altro quella del bando che grazie ai due miliardi di finanziamento da parte del governo consentirà la realizzazione di centinaia di progetti nelle città italiane: si tratta di operazioni di ricucitura degli spazi urbani, che puntano soprattutto sul sociale, con la creazione di nuovi spazi, aree pedonali, giardini, parchi, playground all’aperto. Dobbiamo adesso fare un passo in avanti – sostiene il presidente dell’Anci – e per questo chiediamo di mettere a sistema questo e una serie di altri finanziamenti dello Stato, come quelli destinati alle attività economiche, alle associazioni, alle attività culturali”.

E’ questo insomma, secondo Decaro, il cuore di quella “strategia che chiamiamo agenda urbana nazionale e che prenderà le mosse dalle pianificazioni dei singoli Comuni e dalle relative richieste di finanziamento. Si tratterà quindi di mettere a sistema i fondi che lo Stato già rende disponibili e di superare la logica del bando come strumento privilegiato per gli interventi – chiosa Decaro – in modo da impostare una visione strategica e dare alle città la possibilità di programmare”.

Nel corso dell’audizione, il presidente dell’Anci si è anche soffermato sulle questioni relative alla sicurezza urbana: “Siamo convinti che il migliore antidoto all’insicurezza percepita dai cittadini sia la capacità di fare comunità, partendo dal grande lavoro che già le associazioni e le parrocchie stanno facendo nelle città. Non ho volutamente accostato il tema della casa a quello delle periferie perché vorrei evitassimo gli errori del passato: le attuali periferie problematiche sono infatti il risultato di una errata risposta all’emergenza abitativa. Servono invece anche in questo caso – conclude Decaro – una strategia nazionale e una pianificazione coordinata”.

Un’alleanza tra Regioni, Comuni e Governo ed Unione Europea per affrontare i cambiamenti climatici.  Si è svolta a  Bonn  dal 6  al 17 novembre la conferenza dei Paesi in Via di Sviluppo sul clima che dovrà imprimere nuova spinta all’obiettivo di riduzione del surriscaldamento globale fissato a Parigi due anni fa. L’aumento delle temperature è continuato nel 2016 assestandosi su oltre 1°C al di sopra del livello pre-industriale e l’intensificarsi di eventi climatici estremi come alluvioni, uragani e siccità ha colpito duramente la vita di milioni di persone in Asia, nelle Americhe e nelle Piccole Isole in Via di Sviluppo.

Contenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei +2 °C, meglio se +1,5°C, richiede un rinnovato sforzo comune. Il Ministero dell’Ambiente (MATTM)  lavora in prima linea sulla strada segnata dall’Accordo di Parigi e sull’impegno, assunto dai Paesi Sviluppati alla CoP 21, di sostenere le nazioni in via di sviluppo nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione e adattamento fissati dai rispettivi Piani Nazionali (Nationally Determined Contributions) con un finanziamento congiunto di 100 miliardi l’anno fino al 2020, che dovrà essere rivisto al rialzo entro il 2025.

Dalla CopP 21 in poi, il MATTM ha firmato accordi bilaterali con 27 Paesi e 3 gruppi regionali per un totale di circa 70 milioni di euro e ha approvato 54 progetti, di cui 6 conclusi, per un valore complessivo di circa 38 milioni di euro. Le priorità strategiche toccano diversi settori, tra cui: energia rinnovabile, acqua, qualità dell’aria, climate smart agricolture, edilizia sostenibile,  meccanismi di finanza verde, protezione delle aree costiere, gestione degli eventi estremi e allerta meteo, rifiuti, governance ambientale, foreste e protezione della biodiversità. Molteplici sono anche i soggetti coinvolti nella realizzazione delle attività, quali: Amministrazioni pubbliche, imprese, centri di ricerca, università, Organizzazioni Internazionale e Organizzazioni Non Governative ed Enti Locali territoriali.

La sfida è raggiungere gli obiettivi di riduzione e adattamento e proteggere la salute umana, rendendo al tempo stesso l’ambiente un motore di sviluppo economico e catalizzando know how e ulteriori risorse economiche attorno alla leva dei finanziamenti pubblici.

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