Anche in Germania votati i matrimoni gay

Molta risonanza ebbe il referendum del 2015 nella cattolicissima Irlanda, che con il 62,1% dei consensi , aveva dato il via libera ai matrimoni gay. Ricordiamo che allora in quel paese era vietato l’aborto e l’omosessualità  aveva cessato di essere illegale da poco più di venti anni. Il processo di apertura verso una nuova normativa in questo campo era iniziato nel 2001 con l’Olanda, poi seguita in da Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Lussemburgo e infine Slovenia.

Ora si è aggiunta alla lista anche la Germania, al Bundestag sono bastati 38 minuti di discussione per licenziare la legge con 393 voti a favore, 226 contrari e 4 astenuti. La Cancelliera Merkel ha votato contro, ma lasciando libertà di scelta ai suoi parlamentari, aggiungendo che “Per me il matrimonio è fondamentalmente un’unione fra uomo e donna, e per questo ho votato contro. Spero che il voto di oggi non solo promuova il rispetto delle differenze, ma porti anche più coesione sociale e pace”. La Germania diventa il 14° paese a riconoscere questa possibilità, aggiungendosi a Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda, Olanda, Belgio, Spagna, Portogallo, Francia, Regno Unito, Irlanda e Lussemburgo.

Angela Merkel si era dichiarata contraria per “il bene dei bambini” e si era richiamata all’art.6 della Costituzione “il matrimonio e la famiglia sono sotto la speciale protezione dello Stato” interpretandolo in maniera ristretta e prendendo in considerazione il solo matrimonio tra uomo e donna. Dichiarazione abbastanza singolare in un paese che consente l’adozione alle coppie gay, sia nella versione con adozione co-parentale (la stepchild adoption), che nel caso di si tratti del figlio del partner. In base ai sondaggi ben l’83% dei tedeschi sono a favore delle nozze paritarie,

Per molti la mossa della Cancelliera è stata politicamente geniale, in un colpo solo è riuscita ad accontentare entrambe le parti, il voto contrario a titolo personale ha chiuso le porte ad ogni attacco da parte degli sfavorevoli, l’accettazione del fatto senza lanciarsi in invettive l’ha mostrata come parte illuminata a chi ha portato avanti il progetto di legge.

Ma nel resto del mondo come è la situazione? In tema di adozioni sono una quindicina i paesi europei che consentono l’adozione paritaria,  Belgio, Regno Unito, Danimarca, Francia, Olanda (dal 2001), Spagna e Svezia. Altri Paesi, tra cui Finlandia, Germania e Slovenia, permettono agli omosessuali di adottare i figli dei loro partner. In America Il Canada ha legalizzato il matrimonio gay nel giugno del 2005, dopo le sentenze emesse dalle autorità giudiziarie nella maggior parte delle province e sono ammesse anche le adozioni. Negli Stati Uniti, la Corte suprema ha invece legalizzato le nozze gay in tutto il Paese nel giugno 2015, quando erano ancora vietate in 14 dei 50 Stati, il recepimento da parte degli Stati dell’Unione è terminato nel 2016. In America Latina sono quattro i Paesi che le hanno legalizzate: Argentina, dal luglio 2010, Uruguay, Brasile, e, infine, la Colombia dal 2016, in queste nazioni sono autorizzate anche le adozioni. Il Costa Rica ha riconosciuto una forma di unione civile nel luglio 2013, così come il parlamento cileno nel gennaio 2015. Città del Messico è stata la prima, nel 2007, ad autorizzare le unioni civili tra persone dello stesso sesso, prima di legalizzare il matrimonio nel 2009 e di consentire anche le adozioni.

All’estremo opposto troviamo il patriarca Kirill che guida la Chiesa ortodossa russa, questi si è scagliato contro i matrimoni gay paragonandoli al nazismo ed arrivando a dichiarare “Quello che sta accadendo nei Paesi occidentali è che, per la prima volta nella storia umana, la legislazione va contro la natura morale degli esseri umani. In qualche modo possiamo paragonarlo all’apartheid in Sudafrica o alle leggi naziste: frutto di un ideologia. Crediamo che questa nuova tendenza costituisca una grave minaccia per l’esistenza della razza umana“. Bontà sua, Kirill ha specificato che le persone con diverse preferenze sessuali non devono essere condannate o discriminate, ma nemmeno accettate.

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