Renzi e l’immigrazione

Matteo Renzi, da Segretario del PD, ha scritto nel suo libro, e confermato in alcune intervista radio e TV, cose importanti a riguardo dei migranti, che è un peccato non abbia detto (e attuato) quando era Capo del Governo. “Siamo lontanissimi dalla Lega – ha detto – ma non possiamo accogliere tutti”. E ha aggiunto: “Abbiamo il dovere di aiutarli, ma a casa loro”.

E subito, apriti cielo! La sinistra si straccia le vesti, lo chiama razzista, Caritas e la Chiesa lo criticano. Ma è davvero possibile che in Italia non sia consentito discutere di questioni serie e importanti, cruciali ormai, senza paraocchi ideologici e senza barricate?

Ci vuol tanto a capire che quello che ha detto Renzi – piaccia o no a Saviano – corrisponde al più semplice, al più ovvio buonsenso? Siamo un Paese geograficamente ristretto, con un affollamento di abitanti, attraversiamo da quasi 10 anni una crisi economica e lavorativa che appena adesso comincia a mostrare segni di miglioramento. Abbiamo finanze gravate da un debito enorme, che solo i bassi tassi di interesse permessi dall’euro permettono di sopportare. Abbiamo salvato, ricevuto, assistito, decine, centinaia di migliaia di immigranti dall’Africa. Che abbiamo raggiunto il limite e che non possiamo più accoglierne indiscriminatamente altri, non ci vuole Salvini a capirlo.

Abbiamo anche capito che, nonostante le ottime disposizioni delle Autorità di Bruxelles e la retorica solidarista, non saranno i nostri soci europei a farsi carico dei nostri problemi. Vi ostano egoismi nazionali che possiamo deplorare ma che avremmo torto a non comprendere. In quei Paesi, la gente non ne vuole sapere e i Governi non possono non tenerne conto. E personalmente non credo che quello che Renzi suggerisce, cioè rifiutarci di versare il contributo che dobbiamo all’Unione, sia serio e fattibile (può servire come arma negoziale al momento in cui si discuterà il bilancio comunitario, ma non so quanto servirà). Persino la possibilità di combattere e punire i trafficanti di vite umane è stata bloccata dal veto russo e cinese (ma perché?) al G20 di Amburgo.

In queste condizioni, abbiamo la coscienza più che a posto se adottiamo le misure sovrane che le leggi ci riconoscono. Si era parlato di chiudere i porti alle navi delle ONG, Renzi parla di stabilire un “numero chiuso”. Sono misure dolorose e gravide di conseguenze umane da non sottovalutare, ma ormai necessarie e urgenti. Il Governo porti una proposta ragionevole ed efficace alla discussione del Parlamento, che è la sede giusta per discutere di questo e altri grandi temi.  Ma vada avanti, passi dalle parole ai fatti, non lasci un tema che sta tra le maggiori preoccupazioni degli italiani nelle mani della Lega o di Grillo. Chi non vorrebbe, potendolo, tendere la mano ai più poveri, ai più disperati? Ma perché contribuire ad alimentare un traffico disumano che mette soldi a non finire nelle tasche di alcuni criminali? Continuare a ricevere poveracci ai quali non siamo più in grado di prestare assistenza adeguata e poi un lavoro e una vita degni, significa fare ad essi stessi un pessimo servizio e mantenere il miraggio di un’Italia (e di un’Europa) aperte a tutti e rendere il fenomeno permanente e senza limiti.

Ricevere chi fugge dalla guerra o dalla persecuzione è un dovere umanitario, che è possibile condividere con altri Paesi, come la Francia. Ma continuare ad aprire le braccia ai “migranti economici”, in cerca di un avvenire migliore, è ormai un atteggiamento colpevole e suicida. Non per aridità di cuore, ma per considerazioni di matematica evidenza. E lasciamo i centri sociali, gli allegri eroi di “Insieme” e, con tutto il rispetto, anche il Papa, stracciarsi le vesti nell’eterna rincorsa di una pericolosa utopia.

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