Cronache dai Palazzi

C’è chi dice che “la legge elettorale è morta” esprimendo la difficoltà estrema per portare a compimento un nuovo sistema di voto.

Il leader dei pentastellati, Beppe Grillo, invece, ha a sua volta affermato: “Provvedimento affossato, è meraviglioso”. Mentre per Berlusconi “ora è difficile andare alle urne”. Le carte della legge elettorale torneranno così sul tavolo della Commissione per ripartire dall’inizio, o quasi. In questo contesto il Quirinale non ha mancato di esprimere una certa “preoccupazione” ed eventuali perplessità a riguardo.

È andato in fumo il patto tra le quattro forze maggiori in Parlamento (Pd, FI, M5S e Lega), che sembrava dovessero consegnare, in breve tempo, al Paese una nuova legge elettorale, per poi procedere al voto anticipato in autunno. Ma in queste condizioni non si sa nemmeno se si riuscirà a confezionare un nuovo sistema di voto (necessario) per la fine naturale della legislatura. Serpeggia, quindi, la tentazione delle urne anticipate proprio perché l’idea di portare a casa una nuova legge elettorale continua ad allontanarsi dalla realtà dei fatti.

Il Colle non sembra intenzionato ad assecondare la richiesta di un voto anticipato e, ribadendo la necessità di una riforma, resta in attesa. Renzi, a sua volta, non si sbilancia con le richieste e per ora abbandona l’dea del voto previsto per il 24 settembre. In sostanza, in questo contesto così caotico le sentenze della Corte costituzionale sulla legge elettorale rimangono l’unica bussola. Il tempo ci sarebbe. Mancano ancora sei mesi alla fine della legislatura e si potrebbe anche tentare di allargare l’accordo ad Ap, FdI e Mdp, che per ora si sono ampiamente opposti alla nuova legge elettorale dentro e fuori il Palazzo.

L’incidente è stato provocato dall’emendamento Biancofiore (deputata FI) approvato a scrutinio segreto. Un emendamento riguardante la “normalizzazione” degli otto seggi uninominali del Trentino, che la legge in votazione assegnava con il Mattarellum di impronta maggioritaria. Il sì dei pentastellati (che hanno così rotto il patto con le altre tre forze), i non pochi franchi tiratori dem, e quelli di FI, hanno arenato la legge ma non sembrano molti coloro che si disperano. Un epilogo annunciato e quasi atteso.

Silvio Berlusconi auspica una ripresa delle trattative; “L’incidente su un emendamento non condiviso… non è una buona ragione per accantonare uno sforzo generoso. Se il Pd si ferma si assume tutte le responsabilità perché senza una riforma è difficile andare alle urne”. I dem, da parte loro, tacciano di inaffidabilità i grillini, e nel Partito democratico si distinguono ancora una volta due linee di pensiero: da una parte c’è chi, sulla linea di Lorenzo Guerini, pensa che “la legge è morta”; dall’altra la minoranza di Orlando che vorrebbe ancora trattare. Ettore Rosato non vede altro che il voto anticipato perché “la maggioranza è in crisi e questo Parlamento non è in grado di fare né la legge elettorale né la legge di Bilancio”. Pierluigi Bersani di Articolo 1, invece, ritiene che “l’origine dei guai è l’accordo per andare a votare in estate”. Per Matteo Salvini “il dibattito sulla legge elettorale è finito”. Per cui “siamo pronti a votare anche un decreto”, ha dichiarato il leader della Lega. Alfano rimarca la sua esultanza twittando: “#Inciucellum affondato!”.

Ciliegina sulla torta è stato il voto segreto svelato dal tabellone dell’Aula di Montecitorio, che per la prima volta nella storia della Repubblica viola la libertà di coscienza dei parlamentari rivelandone le vere intenzioni. L’emendamento di Micaela Biancofiore di FI è stato votato per errore in forma palese, poi immediatamente corretto. Nell’ombra dello scrutinio segreto i “sì” sono lievitati fino a 270 superando i “no” (256). Molti deputati del Pd (circa una sessantina) hanno cambiato opinione affondando l’emendamento che ha così affondato la nuova legge elettorale. Il voto segreto era stato richiesto da Alternativa popolare e Fratelli d’Italia e c’è chi come Edmondo Cirielli di FdI cita le eventuali conseguenze penali: Articolo 683 per cui “chi pubblica… il contenuto  delle discussioni e delle deliberazioni di Camera e Senato… è punito con l’arresto o fino a trenta giorni o con l’ammenda da 51 a 258 euro”.

Nella pratica il tabellone ha rivelato ciò che nelle stanze dei Palazzi già serpeggiava e di conseguenza si temeva si avverasse. La legge elettorale, già traballante, è caduta un po’ prima che si affrontassero temi politicamente più rilevanti come le preferenze e il voto disgiunto.

Su un altro fronte il governo ha deciso quali dovranno essere le vaccinazioni obbligatorie fin dall’inizio del prossimo anno scolastico. Passano da 4 a 12 i vaccini obbligatori, divisi in quattro gruppi. Nel primo gruppo, che corrisponde al cosiddetto vaccino esavalente, sono compresi: anti-poliomielitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti-Haemophilus influenzae tipo b. L’esavalente viene fatto dal sessantesimo giorno di vita in 3 dosi: a 3, 5, 11-12 mesi di vita. Il secondo gruppo (B) corrisponde invece all’anti-meningococcica B, vaccino somministrato a distanza di 15 giorni dall’esavalente in 4 dosi: a 3, 4, 6, 12-15 mesi. Anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella (gruppo C) sono invece somministrate con un unico vaccino quadrivalente in un’unica dose al tredicesimo mese di vita ed è previsto un richiamo a 5 anni. L’anti-meningococcica C (gruppo D), infine, viene somministrata al quattordicesimo mese di vita, con un richiamo tra gli 11 e i 18 anni.

In sostanza per entrare al nido, all’asilo e arrivare ai primi anni delle superiori i bambini/ragazzi dovranno essere protetti dai suddetti 12 vaccini obbligatori. Il diritto alla salute è un binario parallelo del diritto all’istruzione.  Il decreto della ministra della Salute Beatrice Lorenzin è stato condiviso, infatti, dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e firmato di conseguenza dal presidente Mattarella, ripristinando così gli antichi vincoli. Tutto ciò anche perché con il passare degli anni la politica dell’adesione spontanea e non obbligatoria sembra non aver assicurato i risultati sperati, facendo scendere la copertura della popolazione ben al di sotto della soglia minima di sicurezza  per l’intera comunità, fissata al 95% dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Riassumendo niente nido o asilo per i bambini da 0 a 6 anni non in regola, mentre gli alunni di elementari, medie e liceo possono essere accettati in classi ma l’elenco dei non vaccinati verrà trasmesso alle Asl dai dirigenti scolastici entro 10 giorni. Le relative Asl dovranno a loro volta convocare le famiglie non ottemperanti e fissare un appuntamento per le somministrazioni. Se i genitori si rifiutano nuovamente di somministrare le dosi dei vaccini ai loro figli verranno segnalati alla Procura presso il Tribunale dei minori, che prenderà in considerazione l’eventuale apertura di un procedimento. Sono previste sanzioni amministrative da 500 a 7500 euro per i genitori che non rispettano le nuove regole. È inoltre prevista l’autocertificazione da consegnare a scuola entro il 10 settembre, oppure la documentazione che accerta la prenotazione del vaccino presso la Asl, o ancora l’eventuale esonero dall’obbligo.

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