Libia, intesa tra Al Sarraj e Haftar

Dopo il caos totale e le violente lotte intestine, tuttora in atto e aggravate dalla presenza operativa in loco dei miliziani dell’Isis, per la Libia comincia un timido processo di distensione fra le parti, un accenno alla volontà di stabilizzare il Paese con l’inaugurazione di una nuova fase improntata non solo sui muscoli, ma anche su trattative diplomatiche.

Nella cornice della capitale degli Emirati Arabi Uniti, Abu Dhabi, si sono incontrati i leader in disputa per il potere, in un momento storico in cui la Libia è tragicamente divisa in due: Tripolitania e Cirenaica. Il governo tripolino d’unità nazionale di Al Sarraj, riconosciuto come legittimo interlocutore internazionale da ONU e UE, si è confrontato con la rigida e ambiziosa figura del generale Khalifa Haftar, forte della leadership militare e dell’appoggio del presidente del Parlamento di Tobruk, Aghila Saleh.

Il vertice, risultato di una complessa attività preparatoria e negoziale, coadiuvata anche dai servizi segreti, è stato caldeggiato con vigore dai maggiori sostenitori politici di Haftar – Egitto, Russia e Emirati Arabi – nonché da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.

Sono, dunque, protagoniste due realtà contrapposte: Sarraj, che formalmente detiene il potere provvisorio, ma versa in una condizione di particolare debolezza politica interna; Haftar, che esercita una forte ed effettiva  influenza nel Paese, ma non gode di legittimità agli occhi del mondo occidentale. Ognuno ha bisogno di integrare i vantaggi dell’altro: da questa esigenza di complementarità, nasce l’intesa raggiunta ad Abu Dhabi.

I termini dell’accordo contemplano nuove elezioni entro marzo 2018, scioglimento delle milizie locali irregolari, comando condiviso delle forze armate (al momento, prerogativa esclusiva dell’esecutivo d’unità nazionale che, di fatto, emargina il generale) e istituzione di un organismo – sorta di triumvirato politico costituito dal presidente Sarraj e due vice, ovvero il rivale Haftar e il suo alleato Saleh – che affiancherebbe, superandolo, il Consiglio dei Ministri di Tripoli.

Molti osservatori e analisti concordano nel giudicare l’inedito atteggiamento conciliante – da parte di Haftar – di subordinarsi all’autorità civile, come una mossa strategica per entrare nel cerchio della legittimità e, stretto l’accordo per nuove elezioni politiche, scalzare prossimamente dalla presidenza Al Sarraj, con una vittoria elettorale basata sulla consapevolezza di riscuotere un maggior indice di gradimento nel Paese.

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