Cronache dai Palazzi

Una manovra da 17 miliardi. È questo in sostanza il contenuto del nuovo Def ormai finalizzato dal governo, che esclude qualsiasi aumento dell’Iva. Sì ad altre misure. “L’intendimento del governo nell’impostazione della legge di bilancio prevede di escludere l’aumento delle aliquote Iva, attuando una manovra alternativa”, ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha confermato il mancato aumento dell’imposta sui consumi. A questo punto nel 2018 serviranno, comunque, ben 17 miliardi di euro per evitare nuovi aumenti dell’Iva.

“Non sono in grado di dire quali misure si useranno”, per evitare eventuali rincari dell’imposta sui consumi. Di certo “è un dibattito che va fatto, ma senza ideologismi”, ha sottolineato Padoan in Aula a Palazzo Madama. Il governo, secondo le parole del ministro, conferma in ogni modo la volontà di “proseguire nella riduzione della pressione fiscale” e, per quanto riguarda le misure alternative, Padoan ha auspicato “un dibattito franco, con un po’ di analisi tecnica oltre che politica”.

La lotta all’evasione e la razionalizzazione delle spese sono solo due delle misure alternative possibili, anche se di grande rilievo, condivise anche dalla Banca d’Italia. “Sono obiettivi condivisibili e strategici. Ma la possibilità di reperire in questo modo risorse tanto ingenti e in così breve tempo non è sicura”, ha affermato il vice direttore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini. “Una riconsiderazione dell’ampio ventaglio delle aliquote Iva non dovrebbe a questo stadio essere esclusa”, ha aggiunto Signorini, “così come è opportuno valutare la possibilità di contenere le tax expenditures”.

Il ministro Padoan ha annunciato inoltre la correzione dei conti 2017, nuovi fondi destinati alle aree terremotate e nuove misure per rilanciare l’economia. È stato approvato il decreto per eliminare i voucher e il governo ha iniziato un percorso per eliminare anche i ticket sanitari sulla specialistica. La misura alternativa potrebbe essere il pagamento del ticket per i codici verdi del Pronto Soccorso.

Il Fondo monetario internazionale continua a sollecitare, a sua volta, uno spostamento delle tasse sugli immobili. Spesso nei bilanci pubblici le risorse scarseggiano, sono necessarie quindi politiche “smart”, acute e veloci, in grado di  contribuire realmente alla crescita. “L’Italia dovrebbe razionalizzare le agevolazioni fiscali, allargare la base imponibile e istituire una tassa moderna sulle proprietà immobiliari e il patrimonio”, predica il Fondo monetario guidato da Christine Lagarde. Il Fmi suggerisce inoltre una redistribuzione delle risorse in due round. In primo luogo aumentare la tassazione della ricchezza “generalmente concentrata nelle mani delle famiglie ad alto reddito”. In secondo luogo ridurre il prelievo tributario su salari e stipendi. In  sostanza dal rapporto Fiscal Monitor diffuso dal Fondo monetario si evince che sia in Italia sia in Francia c’è “spazio per un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale”. Il Fondo monetario internazionale suggerisce inoltre all’Italia, come alla Germania e al Giappone, “un più intenso utilizzo di politiche attive sul mercato del lavoro”, sia per favorire un maggiore coinvolgimento delle donne sia per una più efficace integrazione dei migranti.

Per il Fmi l’Italia raggiungerà il pareggio di bilancio solo nel 2022 e non nel 2020 come auspicato da Palazzo Chigi. Il debito pubblico invece, mentre con il Def il governo italiano ipotizza una diminuzione già nel 2017, passando dal 132,6% (2016) al 132,5%, il Fondo di Christine Lagarde prevede un incremento fino al 132,8% (2017) per poi iniziare a scendere nel 2018 (131,6%).

Nel frattempo il premier Paolo Gentiloni ha raggiunto la Casa Bianca dove ha incontrato il neopresidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il presidente statunitense ha elogiato il Paese “dell’arte e delle scienze, di Verdi e Pavarotti” ma ha anche fissato dei paletti, soprattutto per quanto riguarda la situazione libica: “Nessun ruolo specifico in Libia, siamo già impegnati su troppi fronti, il nostro ruolo è quello di combattere il terrorismo ovunque, che sia in Iraq, Siria o Libia”.

A prima vista sembrerebbe un “no” secco alla richiesta italiana di collaborazione nell’area del Mediterraneo ma, nella pratica, il presidente Trump ha escluso un ruolo di primo piano per gli Usa. Trump ha inoltre chiesto all’Italia di incrementare le spese per la difesa, pur ringraziando il nostro Paese “secondo solo agli Usa per impegno militare in Iraq e Afghanistan”.

Il presidente del Consiglio Gentiloni ha comunque sottolineato più volte, dentro e fuori lo Studio Ovale della Casa Bianca, che l’America non può rimanere “fuori dallo scenario libico” e dovrebbe contribuire alla “stabilizzazione” del Paese sul mar Mediterraneo. “Dalla Libia dipendono molte cose – ha sottolineato il premier italiano in visita negli Usa -: la stabilizzazione degli altri Paesi, dalla Tunisia all’Egitto; la possibilità di bloccare i flussi di migranti e il traffico relativo, cosa che incide in modo non secondario sul terrorismo; l’equilibrio in definitiva di tutta l’area del Mediterraneo”. Sullo sfondo aleggiano ovviamente forti interessi economici, dal gas al petrolio libico, oltre alla ricostruzione del Paese e la sua influenza politica e commerciale. Nella sostanza Gentiloni è stato chiaro: “Siamo qui non solo per ribadire un’amicizia storica, ma per coltivare con impegno gli interessi del nostro Paese”. Nel contempo, però, il premier italiano ha auspicato (e ribadito) un aiuto della Casa Bianca per quanto riguarda la stabilizzazione dell’area del Mediterraneo.

Gentiloni e Trump si rivedranno il 26 e il 27 maggio a Taormina, dove si svolgerà il 43esimo vertice del G7 che oltre a Italia e Stati Uniti vedrà impegnati i leader di Germania, Francia, Gran Bretagna, Canada e Giappone.

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