Sole a catinelle (Film, 2013)

Sono andato a rileggermi quel che scrissi nel 2015 su questo film e devo ricredermi, almeno in parte, su molte affermazioni fatte. Per questo mi sono deciso a scrivere una nuova recensione, dopo aver visto tutta la filmografia di Checco Zalone, che comprende soltanto quattro pellicole: Cado dalle nubi (2009), Che bella giornata (2011), Sole a catinelle (2013) e Quo vado (2016), tutte dirette dal fido Gennaro Nunziante. Il solo vero film da un punto di vista cinematografico, quello che fa compiere all’artista pugliese il decisivo passo in avanti resta Quo vado, ma pure i precedenti – riscoperti in ottica di formazione – presentano elementi interessanti. Forse il lavoro più modesto è Sole a catinelle, a me caro perché presenta alcune sequenze girate al porto di Piombino (imbarco per l’Elba) e nella zona di Baratti – Populonia, oltre a immortalare stupendi paesaggi toscani (San Galgano, Orbetello, Argentario, Magliano…), a fotografare benissimo scorci del Molise, per finire con Padova e Venezia.

Sole a catinelle racconta i problemi della crisi e della recessione con leggerezza, tra battute ironiche – spesso rozze e volgari – e canzoncine che rasentano il trash. Checco Zalone è un foggiano emigrato al Nord, fa il cameriere a Venezia, vive a Padova con Daniela, operaia sicula, e il figlio Nicolò, molto dotato da un punto di vista intellettivo. Checco è appassionato di finanza, cambia lavoro e si mette a vendere aspirapolveri, proprio mentre la moglie perde il posto per la chiusura della fabbrica. Checco vende aspirapolveri all’immenso parentado, quindi compra a credito un sacco di roba costosa, ma poi non sa come pagare, anche perché la crisi colpisce il settore pulizie. La moglie lo caccia di casa e va a vivere con i genitori, mentre Checco promette al figlio una vacanza da sole a catinelle, se porterà una pagella perfetta, cosa che puntualmente accade. Il padre non ha soldi, non può permettersi di meglio che portare il figlio in campagna da una vecchia zia, luogo dove il ragazzo si annoia a morte. Molte peripezie – che è inutile raccontare – portano padre e figlio in Toscana, dove incontrano un bambino che guariscono dal mutismo selettivo e risolvono – loro malgrado – i problemi dell’azienda dove lavora la madre, facendo arrestare i loschi figuri che ne sono a capo. Inutile andare avanti con la trama, il qui pro quo è alla base di ogni sequenza e i rocamboleschi colpi di scena si susseguono, fino allo scontato lieto fine, con la famiglia riunita e la fabbrica che riapre i battenti grazie alla figlia onesta del vecchio padrone.

Zalone è politicamente scorretto, i suoi film – ma l’ho già scritto! – ricordano le trame dei lavori di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, perché si basano prima di tutto sulle sue gag mimiche e verbali, oltre che su canzonette irriverenti. Oltre a questo Zalone interpreta sempre il suo personaggio, non va mai oltre, non recita ruoli diversi, anche se forse ne sarebbe capace. Sole a catinelle ne ha per tutti: gay, comunisti, padroni corrotti, bancarottieri, televisione invadente, ricchi che non comprendono i poveri, imprenditori che pensano solo al loro portafoglio. Non condividiamo la tesi (interessata) secondo la quale Medici sarebbe un comico di destra, perché la sua comicità va oltre gli schieramenti politici, e il personaggio Zalone non ha niente a che fare con il suo autore. Le battute servono a realizzare il cliché comico del becero ignorante anticomunista pieno di pregiudizi nei confronti dei gay e delle donne, maschilista fino alla punta dei capelli e rozzo ai limiti del cafone. Ma il personaggio vorrebbe affermare l’esatto contrario, oltre a criticare certi atteggiamenti, partendo da una posizione politicamente scorretta.

Notevole la colonna sonora, tutta di Luca Medici, ottima la fotografia on the road di un’Italia luminosa e piena di sole, buona la tecnica di regia, avvolgente e ricca di soggettive, con alcuni riusciti piani sequenza. Sceneggiatura un po’ confusa, opera della coppia Medici – Nunziante, ma in un film farsesco come questo ci può stare. La comicità coglie sempre nel segno e riesce anche a far pensare, conducendo un interessante discorso sociale. Tra le cose migliori la versione spagnola della canzoncina Gli uomini sessuali, già apprezzata in italiano nel film Cado dalle nubi. Indimenticabile l’intermezzo comico a San Galgano con Zalone nei panni di un attore imbranato che deve offrire del pane a un’attrice diretta da un regista intellettuale. Doppio finale molto divertente con la vecchia zia tirchia, in fin di vita per eccesso di consumi elettrici, che dice in continuazione: Stacca la spina. Il bambino ride e Zalone esclama: Facciamo un’eutana…zia! Risate a catinelle. Titoli di coda imperdibili per via delle canzoncine di Luca Medici, colonna sonora del film. Grande incasso, uno dei migliori della storia del cinema italiano, nonostante un budget non certo eccelso. Da vedere senza pregiudizi.

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Regia: Gennaro Nunziante. Soggetto e Sceneggiatura: Gennaro Nunziante, Luca Medici. Fotografia: Agostino Castiglioni. Montaggio: Pietro Morana. Musiche: Luca Medici. Scenografia: Francesco Frigeri. Costumi: Marina Roberti. Produttore: Pietro Valsecchi. Casa di Produzione: Taodue. Distribuzione: Medusa Film. Durata: 90′. Genere. Farsa Grottesca. Interpreti: Luca Medici (Checco Zalone), Robert Dancs (Nicolò), Miriam Dalmazio (Daniela), Aurore Erguy (Zoe), Ruben Aprea (Lorenzo, figlio di Zoe), Valeria Cavalli (Juliette Marin), Orsetta De Rossi (Domiziana), Matilde Caterina (zia Ritella), Stefano Sabelli (Onofrio), Daniela Piperno (Giovanna), Lidia Biondi (Carolina, maestra di Nicolò), Augusto Zucchi (Piergiorgio Bollini), Marco Paolini (Vittorio Manieri), Alessandro Bressanello (dr. Giacomo Surace), Angie Alexander (segretaria Risorse Umane), Mimmo Mignemi (papà di Daniela), Claudia Brovedani (Olga Bollini), Maurizio Lastrico (Riccardo, papà di Lorenzo), Elettra Dallimore Mallaby (attrice set cinematografico), Gaia Padovan (psicologa), Paolo Braghetto (sindacalista).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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