Cuore (Film TV, 1984)

Se c’è un libro che ha segnato la mia infanzia e la mia adolescenza – ma vorrei dire la mia vita – questo è Cuore di Edmondo De Amicis. Non ho memoria del numero di volte che l’ho riletto e che mi sono commosso di fronte alle gesta di quella classe di piccoli scolari guidata dal maestro Perboni. Non solo, è un libro che ho letto più volte a voce alta ai miei figli negli ultimi vent’anni e che ho cercato di far apprezzare anche proponendo film e riduzioni televisive. Per me Cuore ha la stessa valenza di Pinocchio, è un libro educativo ma al tempo stesso appassionante, contiene identica morale del cattivo che di solito finisce in galera o in ospedale, tipizzando regole da seguire per non trovarsi male nella vita e per essere un buon cittadino. Va da sé che conosco bene i difetti di scrittura di quel socialista utopico che era De Amicis, un idealista di fine ottocento, patriottico e moralista. Cuore a volte è retorico e stucchevole e porta avanti una poetica dei buoni sentimenti troppo borghese, patriottica fino all’eccesso.

Tra tutte le riduzioni cinematografiche della pellicola, la migliore resta comunque quella di Luigi Comencini e Suso Cecchi D’Amico, sceneggiata per la televisione in sei puntate. Prima di tutto perché è rispettosa del romanzo e poi perché non si limita a una riproposizione calligrafica ma tende a superarlo. Comencini immagina Enrico adulto, al fronte, per combattere la Prima Guerra Mondiale, l’ultima guerra d’indipendenza italiana, tanto voluta dagli interventisti, ed è un modo per criticare il patriottismo e la retorica che De Amicis diffonde a piene mani tra le pagine del libro. Enrico vede morire Franti, Coretti, ritrova Garrone, incontra il maestro di ginnastica come folle capitano che imbastisce azioni suicide. La storia di Enrico al fronte, il suo ritorno a Torino, lo scontro con il padre interventista, il rivedere il maestro Perboni – pure lui socialista e disfattista – di nuovo la partenza per la guerra, sono un film nel film e un quid d’autore che gli sceneggiatori riescono a inserire.

Pur nel rispetto storia, si riducono a cinque i racconti mensili (Il tamburino sardo, Il piccolo scrivano fiorentino, Dagli Appennini alle Ande, L’infermiere di Tata e Sangue romagnolo), girati come vecchi film muti in bianco e nero, invece che raccontati dal maestro, con la finzione – tutta di Comencini – che i ragazzi vengano chiamati a raccolta in un’aula per vedere il cinema, una forma d’arte nascente. Ogni racconto mensile viene utilizzato per spiegare la psicologia di un ragazzo, che sia la bontà di Garrone, la bravura di Derossi, l’altruismo di Coretti, l’impegno di Stardi, la timidezza di Enrico, la cattiveria di Franti, la voglie di essere come gli altri del malatino Nelli. I racconti mensili sono grande cinema in televisione, brani di film d’epoca anticati, con fotografia giallo ocra e didascalie che spiegano l’azione in corso.

La retorica patriottica di De Amicis non può mancare, come l’abbraccio del Piemonte alla Calabria che rappresenta l’Italia unita, ma è sempre corretto in senso moderno e narrato come un ricordo d’infanzia da Enrico che combatte al fronte. Cuore scorre come una serie di flashback per rivedere gli eventi di un’infanzia che non può tornare, dove ricchi e poveri si davano la mano e attendevano futuri eventi di progresso e gloria. A tal proposito Comencini inserisce un balletto – che prende buona parte dell’ultima puntata – che serve a rappresentare la fiducia nel futuro e la vittoria della ragione sull’oscurantismo. Vediamo l’amicizia tra Enrico e Garrone, il primo figlio di borghesi e il secondo destinato a un futuro da ferroviere come suo padre, ma anche l’altruismo di Coretti che aiuta Precossi a riscrivere un quaderno distrutto dal padre ubriacone. Vediamo la visita del Re a Torino, la carezza del Re, il discorso che “i Re non dovrebbero mai invecchiare”, patriottico e monarchico.

Grandi attori chiamati all’opera: da un Johnny Dorelli, perfetto maestro Perboni (pure se Comencini avrebbe voluto Manfredi, dopo il grande Geppetto di Pinocchio), Bernard Blier padre di Enrico, Giuliana De Sio maestrina dalla penna rossa, Eduardo De Filippo vecchio maestro che recita in presa diretta (muore a 84 anni, solo 13 giorni dopo la messa in onda della puntata che lo vede protagonista), Ugo Pagliai professore di ginnastica… Inutile raccontare Cuore, libro che tutti dovrebbero conoscere alla perfezione, resta solo da notare una maggior pietas di Comencini nei confronti di Franti, che non è descritto come un delinquente nato, né come un cattivo senza speranza di redenzione, ma viene accompagnato nel suo percorso da un maestro Perboni che tenta di redimerlo e di aiutarlo. Alla fine morirà al fronte, da eroe impaurito, in una missione suicida assurda e contestata da Enrico.

Luigi Comencini si dimostra ancora una volta straordinario direttore di piccoli attori, guidando sul set dei ragazzi che non faranno più cinema, come già era stato per Pinocchio. Cuore è uno sceneggiato televisivo come non se ne fanno più. In sei puntate racconta la guerra, il dolore, l’amor filiale e materno, il rapporto padre – figlio, la scuola, la volontà, la determinazione, la bontà, la cattiveria, la passione, l’amicizia. In una parola, racconta la vita. Ricercatelo sul mercato Home Video e guardatelo insieme ai vostri figli. Vi farà bene.

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Regia: Luigi Comencini. Aiuto Regista: Maurizio Sciarra. Collaboratore alla Regia: Massimo Patrizi. Soggetto: Edmondo De Amicis (liberamente tratto). Sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, Luigi Comencini, Cristina Comencini. Fotografia: Luigi Kuveiller. Montaggio: Sergio Buzi. Musica: Manuel De Sica, Elvio Monti (pianista racconti mensili), Luigi Mazzotti, Fiorenzo Carpi. Scenografia: Gianni Sbarra, Giulio Coltellacci. Costumi: Paola Comencini, Giulio Coltellacci. Produttore: Giancarlo e Pierpaolo Di Fonzo, Luigi Patrizi, Lorenzo Ostuni. Case di Produzione: Rai 2, Difilm, Antenne 2, RTSI. Prima visione TV: dal 4 ottobre 1984 all’8 novembre 1984 (Rai 2). Durata: 6 puntate di 55’ cadauna. Interpreti: Johnny Dorelli, Giuliana De Sio, Bernard Blier (doppiato da Omero Antonutti), Laurent Malet, Andréa Ferréol, Ugo Pagliai, Federico Belisario, Carlo Calenda, Maurizio Coletta, Mario Pedone, Gianluca Galle, Marco Marrone, Ivan Sebastiani, Elio Sonnino, Harry Tagliavini, Emiliano Vinciarelli, Eduardo De Filippo, Matteo Pellarin, Piero Vida, Nando Murolo, Dario Ceccuti, Maria Pia Regoli, Lino Murolo, Damiano Ruggeri, Elena Cantarone,  Nanda Primavera, Eolo Capritti, Andrea Giuliani, Francesco Bonini, Pietro Soverchia, Anna Maria Palmi, Giuseppe Chierici, Daniela Giarratana, Carla Monti, Antonio Orlando, Ciro Orlando, Paolo Paoloni, Victor Poletti, Renata Zamengo, Mattia Darò, Salvatore Donato, Daniele Gerlini, Vincenzo Jannizzi, Valeria d’Obici, Vera Furlan, Paolo Merosi, Tino Petilli, Renato Scarpa, Taina Beryll, Ugo dell’Ara.

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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