Trump, tutti gli uomini del Presidente

Mentre Obama avvia il tour d’addio in Europa con prima tappa ad Atene, ospite del premier greco Tsipras, il neo eletto Presidente Trump è alle prese con la delicata fase d’allestimento della nuova compagine di governo. L’imperativo del tycoon americano è raggiungere un assetto che garantisca giusti equilibri e compensazioni tra il gruppo di fedelissimi della linea dura e anti-sistema e gli altri esponenti di spicco del Partito repubblicano – incluso chi ha mostrato vivo imbarazzo per la corsa del suo stesso candidato alla Casa Bianca – indispensabili a sostenere col voto le sue future riforme.

Il compito è tutt’altro che semplice, a cominciare dalla decisione di formare un cabinet d’esperienza con uomini di partito dal profilo più tradizionale o di procedere a nomine di rottura, inserendo outsider svincolati da previa appartenenza all’establishment, promessa peraltro sbandierata in campagna elettorale per magnetizzare demagogicamente le folle. Già filtrano le prime indiscrezioni, critiche, defezioni ed epurazioni: non è un fattore trascurabile che Trump ascolti con particolare attenzione i suggerimenti provenienti dal cerchio magico costituito, fra gli altri, dai figli Donald Jr, Eric e Ivanka e dal genero Jared Kushner, responsabile quest’ultimo – secondo voci di corridoio – della detronizzazione dal vertice del transition team del governatore del New Jersey Chris Christie, ora sostituito dal vice Presidente Mike Pence. Dal carosello dei papabili, sono eliminati anche i nomi del dimissionario Mike Rogers, ex senatore del Michigan che ha presieduto la commissione Intelligence della Camera, incaricato di dirigere il settore della sicurezza nazionale, e di Ben Carson, neurochirurgo ed ex candidato di colore alle primarie repubblicane, poi grande sostenitore di Trump, chiamato a capo della Sanità. Dalla cima della Trump Tower, il neo Presidente e il suo vicario Pence intrecciano fitte consultazioni per conciliare, dunque, l’inevitabile lotta sulle nomine ingaggiata dalle varie fronde di partito. Sul piatto, giace la scelta di quindici ministri e di una nutrita schiera di alti funzionari, elementi che, nel loro insieme, andranno a costituire la prossima Amministrazione degli Stati Uniti d’America. Dal canto nostro, non possiamo che ragionare sulle ipotesi più accreditate.

Al momento, sembrerebbero confermate due posizioni-chiave. La prima è appannaggio di Reince Priebus, col ruolo di chief of staff (capo di Gabinetto), secondo incarico di maggior potere nel Campidoglio statunitense, dopo il mandato presidenziale. L’investitura di Priebus, Presidente del partito Repubblicano, è un chiaro invito all’unità e una sorta di edulcorante alle inversioni di rotta che Trump ha in animo di mettere in campo, soprattutto nel commercio, nell’imprenditoria e in politica estera. In antitesi, invece, e duramente contestata è la seconda nomina-chiave, quella a chief strategist (consigliere strategico) di Stephen Bannon, ex di Goldman Sachs e vincente capo della campagna elettorale di Trump, accusato di essere, quale passato rappresentante di Alt Right – network di gruppi della destra estrema – razzista e antisemita. Nel frattempo, per il ruolo di Segretario di Stato, crescono le quotazioni di Rudolph Giuliani, l’ex Sindaco di New York divenuto celebre per l’applicazione della “tolleranza zero” in materia di pubblica sicurezza. Giuliani, in alcune interviste, ha già dichiarato che nell’agenda della nuova amministrazione siano prioritari il riposizionamento Usa nei confronti di Russia e Cina e la lotta senza quartiere all’Isis. Sembra, invece, definitiva la conferma di Paul Ryan a un secondo mandato da portavoce della Camera. Il senatore dell’Alabama Jeff Sessions potrebbe essere chiamato a ricoprire il ruolo di Procuratore Generale o di ministro della Difesa, mentre Jamie Dimon, CEO di JPMorgan, è in lizza per la Segreteria del Tesoro.

Nei prossimi giorni, avremo maggiori certezze sull’organigramma definitivo, a tutt’oggi ancora troppo esposto a ripensamenti, rimpasti e colpi di scena improvvisi. Il mondo resta in finestra per le debite valutazioni del caso.

©Futuro Europa®

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