Cronache britanniche

Londra – Lunedì prossimo 4 novembre, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni interverrà alla London School of Economics and Political Science (o più semplicemente LSE), dove tenterà di spiegare e far luce sul quel che sarà il futuro dell’UEM e dell’eurozona.

Quello del Ministro sarà solamente l’ultimo (in ordine di tempo) di una serie d’interventi di esponenti delle istituzioni italiani che in questi anni si sono susseguiti presso quella che è considerata una delle università più prestigiose al mondo (anche quest’anno nella classifica di QS World University si è piazzata al secondo posto dietro Harvard nella categoria delle scienze economiche e sociali). Infatti, negli ultimi due anni alla LSE sono già transitati l’ex Presidente del Consiglio, Mario Monti, l’ex Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, oltre a vari esponenti del mondo della finanza e del business italiano.

L’università annovera tra i suoi ex studenti diversi ex Capi di Stato e di Governo, tra i quali spiccano i nomi dell’ex Presidente americano John F. Kennedy, dell’ex Primo Ministro greco George Papandreou e di Romano Prodi. Inoltre su questi “banchi” hanno studiato e insegnato anche 16 premi nobel per l’economia e per la pace del calibro di Paul Krugman, Amartya Sen, Friedrich Hayek e Óscar Arias. Sono passati di qui anche alcuni tra i recenti vincitori del Premio Pulitzer per il giornalismo, quali David Levering Lewis e Bret Stephens, mentre tra gli imprenditori e gli investitori tra tutti risalta il nome di George Soros.

Famosa per sfornare i futuri guru della finanza, l’università è un passo quasi obbligato per gli aspiranti banchieri della City. Tuttavia, sebbene spesso associata all’elite finanziaria inglese, la LSE è stata fondata nel 1895 da quattro esponenti del fabianesimo, tra cui G.B. Shaw, il cui scopo era quello di promuovere il miglioramento della società attraverso l’analisi delle diseguaglianze. Infatti, alle sue note Public Lectures non è affatto raro incontrare rappresentanti della classe operaia britannica seduti al fianco di businessman. La LSE, insieme alle altre università londinesi del Russell Group (una specie di Ivy League inglese) quali la UCL, l’Imperial e il King’s, rappresenta uno dei punti di maggior riferimento culturale per la capitale.

Grazie alla più grande biblioteca economica e politica del mondo (oltre 4 milioni e mezzo di volumi) ed un corpo docente e studentesco internazionale da far invidia alle Nazioni Unite (più di 145 nazioni rappresentate), l’università si eleva come snodo nevralgico di idee che spesso si trasformano in storia.

©Futuro Europa®

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