Revenant – Redivivo (Film, 2015)

Revenant è un film del celebrato e pluripremiato regista messicano Alejandro Gonzáles Iñarritu – per l’occasione anche sceneggiatore e produttore – che dopo il premio Oscar assegnato a Birdman (2014), bissa la statuetta per la miglior regia. Il film si dice ispirato alla vera storia del cacciatore di pelli Hug Glass, di fatto è la trasposizione sulla scena del romanzo di Michael Punke, e sa di già visto perché nel 1971 uscì Uomo bianco va’ col tuo Dio di Richard C. Sarafian, imitato da alcune pellicole italiane, che narra identica storia.

Revenant è quindi un remake girato in maniera perfetta, tra piani sequenza e soggettive, in una location molto complessa – tra nevi, boschi e fiumi canadesi – fotografato magistralmente e interpretato da due protagonisti – Di Caprio e Hardy – a dir poco perfetti. Quel che manca è la storia, perché la sceneggiatura è prevedibile sin dalle prime sequenze, dopo l’attacco indiano e la fuga dei cacciatori di pelli, quando tra le montagne il protagonista viene ridotto in fin di vita dall’aggressione di un orso. Di Caprio incarna l’uomo colpito nel suo unico affetto, colui che perde il figlio mezzosangue dopo aver dovuto rinunciare alla moglie indiana, e che vive soltanto per la vendetta. “La vendetta è nelle mani di Dio”, recita la frase simbolo della pellicola, pronunciata nelle ultime sequenze dal protagonista, che compie il suo dovere fino in fondo al termine di una caccia spietata, ai limiti del soprannaturale.

Molti premi, persino tre Oscar (regia, attore e fotografia), in fondo meritati, per fortuna ci risparmiano il premio come miglior film che sarebbe stato eccessivo. Il punto più debole della sceneggiatura sta nella quasi resurrezione dalla morte del protagonista dopo l’uccisione del figlio, che fa assumere alla storia toni da epica fantastica. Stona l’eccesso di alcune sequenze (attacco dell’orso, caduta nelle rapide del fiume, volo a cavallo da un dirupo…) con il realismo di fondo di cui si vorrebbe permeare la storia, fino a farla passare per vera. Unici gioielli produttivi sono le riprese effettuate in Canada, Columbia Britannica e Terra del Fuoco (Ushuaia, in Argentina) e la magistrale fotografia di Lubezki, che ha dovuto lottare contro condizioni ambientali molto sfavorevoli. Leonardo Di Caprio è straordinario nella sua interpretazione a base di silenzi e sguardi, deve fare i conti con l’’ipotermia e con abiti di scena (pellicce d’alce e d’orso) davvero poco comodi e recita persino con la febbre per rendere la sua interpretazione più realistica. Bravo anche Tom Hardy, cattivo convenzionale, spietato e senza cuore, alter ego in negativo del protagonista, colui che sin dalle prime sequenze è predestinato a subire la vendetta. Poco azzeccata la colonna sonora, funebre e monocorde, realizzata in gran parte dal giapponese Ryuichi Sakamoto, che non aggiunge niente a un film interessante che soffre una sceneggiatura lineare – salvata da poetici flashback e parti oniriche fantastiche – troppo prevedibile.

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Regia: Alejandro Gonzáles Iñarritu. Soggetto: Michael Punke (romanzo omonimo). Sceneggiatura: Alejandro Gonzáles Iñarritu, Mark L. Smith. Fotografia: Emmanuel Lubezki. Montaggio: Stephen Mirrione. Musiche: Ryuichi Sakamoto, Carsten Nicolai, Bryce Dessner. Scenografia: Jack Fist. Costumi: Jacqueline West. Effetti Speciali: Richard McBride, Matt Shumway, Jason Smith, Cameron Waldbauer. Casa di Produzione: New Regency Productions, RatPac Entertainment. Distribuzione: 20th Century Fox. Interpreti: Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck, Paul Anderson, Lukas Haas, Duane Howard, Brendan Fletcher, Kristoffer Joner.

©Futuro Europa®

 [NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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