Le meraviglie degli Zar

Torino – “Giuro solennemente che non farò pace finché un solo nemico rimarrà sul suolo russo.  Lei mi dice che devo meritare la fiducia del mio popolo: ma non è il popolo che deve piuttosto meritarsi la mia?”. Chi sa se Nicola II, Zar di Russia, avrebbe pronunciato comunque questa frase all’ambasciatore d’Inghilterra George Buchanan, sapendo che il popolo avrebbe rivolto la propria fiducia all’esercito, quando nel 1917 pose fine alla dinastia dei Romanov.

Ad ogni modo, nel bene e nel male, gli Zar di Russia hanno dato un notevole contributo alla loro nazione dal punto di vista culturale, come testimonia la mostra Meraviglie degli Zar. I Romanov e il Palazzo Imperiale di Peterhof, allestita presso la Reggia di Venaria a Torino.

La dinastia dei Romanov fu una delle più illuminate dal punto di vista culturale e aperta nei confronti della cultura occidentale, tanto da richiedere i servizi dei più bravi artisti e architetti, italiani e francesi. Questa sensibilità verso la moda e la cultura occidentale, iniziata con Pietro il Grande nel XVIII secolo, è stata determinante per la cultura russa come confermarono le successive riforme politiche, sociali e culturali.

Una delle più grandi e belle testimonianze della loro passione, oggi una delle Sette meraviglie della Russia e Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è la reggia di Peterhof, costruita in un grande parco sulle rive del Mar Baltico vicino a San Pietroburgo, per volere di Pietro il Grande (da cui prende il nome) e successivamente ampliata con edifici e giardini voluti dai suoi successori.

Qui le varie dinastie Romanov hanno dato sfogo alla loro passione per l’architettura, bellissimi i giochi d’acqua delle fontane che circondano la proprietà; per l’arte orafa, famose le uova con sorpresa di Fabergé; per le porcellane, ricchi servizi di piatti e posate venivano sfoggiati duranti gli sfarzosi ricevimenti; per la pittura e gli arazzi, tanti i ritratti di famiglia, e no, commissionati o ricevuti in regalo, come il grande arazzo Pietro durante la tempesta sul lago Ladoga (1814-1818 di manifattura Gobelins).

Ciò che i servitori riuscirono a salvare di Peterhof dopo il saccheggio e gli atti vandalici dei nazisti tedeschi durante la seconda guerra mondiale (oggi quasi completamente ricostruito), rappresenta la prova del gusto particolare degli Zar, un gusto alimentato dai numerosi viaggi in Italia e in Francia, in forma anonima o in veste ufficiale, per conoscere meglio la cultura e l’arte degli altri regni.

La mostra, che si concluderà il 29 Gennaio 2017, si apre ripercorrendo la storia di Peterhof e dei suoi abitanti, con i suoi 430 ettari di parco, più di 150 fontane, 96 metri di canali, 135 costruzioni idriche, 33 musei ospitati ed oltre 4 milioni di visitatori l’anno. Gli oggetti selezionati per l’esposizione, acquistati dai Romanov durante i loro viaggi in Europa nei suggestivi Gran Tour e quelli commissionati dagli Zar agli artisti e artigiani russi, contribuiscono a tracciare un percorso cronologico dello sfarzo della corte russa e ricostruiscono i rapporti intercorsi nell’arco dei secoli tra i Romanov e i Savoia

La scelta della sede della mostra non è frutto del caso, in quanto in varie occasioni gli Zar di Russia furono ospitati presso la Reggia di Venaria durante i loro soggiorni in Italia. Il Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale e la curatrice dell’esposizione Elena Kalnitskaja, direttore generale del Peterhof State Museum Reserve, hanno voluto rendere omaggio alla lungimiranza degli Zar ed alla cultura Russa proprio in uno dei luoghi che ha alimentato la loro passione.

©Futuro Europa®

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