Centrodestra: Parisi? Intanto No al referendum

A volte basta un pretesto. Il referendum di ottobre, anzi no forse novembre, potrebbe essere l’occasione per ricompattare tutto il centrodestra. Pare che proprio tutto il blocco sia contrario al referendum e si stia prodigando, magari in maniera più movimentata da settembre che prima bisogna andare a mare, per far votare No. La faccenda non riguarda solo la Carta ma, ormai lo sanno anche i muri, ha una forte valenza politica poiché, nel caso non vincesse il Sì, il premier Matteo Renzi farebbe le valigie per lasciare Palazzo Chigi verso chissà dove. Il periodo ipotetico di secondo grado non fa una piega, la grammatica dice che è quello della “possibilità”, ma qui di opzioni possibili ce ne sono diverse e, anche, grammaticalmente scorrette.

Gli Stati generali di Forza Italia si sono incontrati a pranzo a Villa San Martino, Arcore, da Silvio Berlusconi, venerdì scorso. Il leader azzurro era stanco, ancora provato fisicamente dall’intervento al cuore, ma lucido. Ha espresso la sua idea che porta dritto a Stefano Parisi, suscitando, più o meno, le ire di tutti i presenti. C’erano Gianni Letta, Valentino Valentini, Paolo Romani e Renato Brunetta, anche i vice capogruppo. E poi: Antonio Tajani, Mara Carfagna, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Gregorio Fontana, Sestino Giacomoni e Giovanni Toti.

“Parisi è un tecnico, non un professionista della politica, che può darci una mano a far girare un partito che non va”, è il pensiero dell’ex Cav. Gli altri commensali – a proposito, il menù prevedeva un antipasto di olive, mozzarelline e pomodorini – ascoltano in silenzio ma l’idea che l’ex candidato sindaco di Milano possa riorganizzare il partito a mo’ di azienda proprio non va giù allo Stato maggiore azzurro. Giovanni Toti ribatte: “Non ci si può improvvisare, in politica ci vuole esperienza”. Detto da chi lavorava a Mediaset prima di diventare governatore della Liguria, suona un po’ strano.

La priorità, ad ogni modo, è il referendum. “La cosa più importante, il resto sono solo chiacchiere”, dichiara convinto Renato Brunetta. Leader o non leader, Parisi o chi altro, il centrodestra prima di pensare da chi far trainare il carro, vuole concentrarsi a mettere il bastone tra le ruote di quello di Renzi. E l’unico modo per farlo è votare compatti No al referendum di ottobre. O forse novembre. Insomma, quando sarà.

©Futuro Europa®

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