Cronache dai Palazzi

Esaurito il referendum sulle trivelle torna in prima linea il referendum costituzionale, che occupa buona parte del dibattito politico insieme alle Amministrative nelle grandi città metropolitane.

Il premier Renzi, in viaggio in America, segue le vicende da lontano e non manca di sottolineare: “C’è una parte del Pd che fa opposizione su tutto”. In effetti la minoranza dem si è opposta al referendum costituzionale, non firmando la richiesta di referendum confermativo della riforma come chiesto da Renzi, dichiarando di voler ristabilire un “buon uso della grammatica costituzionale”. In pratica l’obiettivo degli avversari del segretario-premier non è quello di boicottare il testo Renzi-Boschi – tantoché, alla fine, voteranno sì a ottobre – ma, semplicemente, evitare un plebiscito da parte della maggioranza, spostando l’attenzione sul “merito della riforma” che non deve essere vista come un successo del governo bensì del Parlamento.

La seconda preoccupazione della minoranza dem riguarda le amministrative, e in particolare il doppio turno che molti vorrebbero cancellare anche dall’Italicum, come profetizzò a novembre il deputato Pd Giuseppe Lauricella presentando una proposta di legge per eliminare il doppio turno dalla nuova legge elettorale. “Con il compattamento del centrodestra sulla candidatura della Meloni a Roma – aggiunge Lauricella -, al ballottaggio potrebbero davvero andare lei e la candidata dei M5S”. A questo punto Lauricella pone ai suoi compagni una domanda: “Vogliamo proprio ripetere l’esperimento anche su scala nazionale? Vogliamo davvero farci del male con il ballottaggio per la guida del governo del Paese?”

Per ora però l’attenzione dei renziani è tutta concentrata sulla riforma costituzionale. L’Italicum può aspettare. Il segretario-premier, inoltre, ricorda che “la scelta del referendum era stata presa tutti insieme”. “Se qualcuno ha cambiato idea mi dispiace” – ha dichiarato Renzi  – ma “in ogni caso, andremo tutti insieme a chiedere il consenso dei cittadini”.

Su un altro fronte si combattono le amministrative per le elezioni a sindaco nelle grandi città metropolitane, Milano e Roma. Nella Capitale la situazione è alquanto contorta e nella matassa ci si ritrova tutto intero il partito berlusconiano che non riesce a trovare il capo del gomitolo. Il duetto (o duello) Meloni-Bertolaso ha di fatto spaccato gli azzurri, oltre ad aver procurato non pochi grattacapi all’ex Cavaliere. Il leader di Forza Italia continua a dire di aver dato la sua parola all’ex capo della Protezione Civile, mentre il proprio partito gli chiede di trovare una sintesi con gli alleati ritenendo, tra l’altro, Bertolaso un po’ impantanato nella palude romana. Al “parlamentino” della residenza romana Berlusconi avrebbe comunque comunicato di non voler cambiare cavallo e di voler continuare a correre con Bertolaso.

Il partito azzurro è di fatto spaccato in due. Non pochi sono per Meloni, tra i quali Toti, Gasparri e Romani, per “salvaguardare l’unità del centrodestra”, dicono. Altri puntano su Bertolaso e casomai sarebbero pronti a ‘virare’ su Alfio Marchini sostenuto anche da Pascale e Rossi. La Polverini  svela che Giorgia Meloni punta in realtà alla leadership nazionale e Salvini “candidandola a Roma, se la vuole togliere di torno”. Bertolaso, invece, sembra “tranquillo e sereno” e ai cronisti dichiara: “Io vado avanti. Anche solo con una mia lista civica”. Dal palco del Pincio – il luogo prescelto da Giorgia Meloni per dare il via alla sua campagna elettorale romana – Ignazio La Russa di FdI ribadisce la posizione del suo partito a proposito dell’alleanza con Berlusconi: “Non ci interessa più. Se vengono porte aperte. Altrimenti tutti sapranno di chi è la responsabilità di una sconfitta”. Salvini in diretta su Facebook parla invece di un “Berlusconi mal consigliato”. Ed infine, Giorgia Meloni dal palco è categorica: “Squadra che vince non si cambia. Se andiamo al ballottaggio da soli, non facciamo apparentamenti”. Battere il Movimento Cinque Stelle senza fare alleanze è però, bisogna ammetterlo, un’impresa non facile.

Sul fronte europeo il documento italiano sull’immigrazione è entrato nelle corde della Commissione Ue, tantoché da New York Renzi ha ringraziato il presidente Juncker “per la sensibilità” ed ora Roma e Bruxelles sembrano di nuovo lavorare fianco a fianco. La posta italiana sulle migrazioni prevede di rivedere le regole sull’accoglienza in un quadro europeo, rimediando dei fondi interamente comunitari, eurobond compresi. La questione migratoria “richiede una consapevolezza dell’Europa” come ha sottolineato il premier Renzi registrando “un buon clima con le istituzioni Ue rispetto a mesi fa”, che lascia intravedere il raggiungimento di soluzioni comuni. Fonti diplomatiche italiane dichiarano infatti che “tedeschi, francesi e spagnoli sono comunque d’accordo sulla cornice generale proposta dal nostro Paese”.

Dagli Usa Renzi ha inoltre aggiunto: “Un anno fa c’è stato il terribile naufragio con oltre 700 morti e lì c’era la solitudine totale dell’Italia. In un anno è cambiato molto, si è capito che quando l’Italia chiedeva di investire in Africa non lo faceva per il gusto di inventarsi qualcosa ma come ragionamento politico”. Per quanto riguarda la partita da giocare per la candidatura dell’Italia come membro non permanente del Consiglio di sicurezza Onu Renzi ha inoltre sottolineato di “giocare senza paura”, anche se “Olanda e Svezia hanno storiche tradizioni di cooperazione internazionale”.

Il prossimo incontro internazionale è fissato per lunedì ad Hannover, dove Renzi incontrerà Merkel, Obama, Cameron e Hollande per discutere di Siria, terrorismo, Libia, ed economia. Fulcro dell’incontro sarà molto probabilmente il Ttip, il trattato di cooperazione commerciale tra Europa e Stati Uniti, da anni sulla bocca di politici ed economisti ma non ancora decollato.

©Futuro Europa®

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