Parlamento Europeo: olio tunisino senza dazi

Dopo più di un mese di accese discussioni, è stata ufficialmente approvata dal Parlamento UE la proposta della Commissione di aumentare le importazioni senza dazi in Europa di olio d’oliva proveniente dalla Tunisia. Riuniti a Strasburgo in sessione plenaria, gli eurodeputati hanno ratificato il provvedimento con 500 voti a favore, 107 contrari e 42 astenuti. Per il biennio 2016-2017 verrà dunque incrementata la quantità di olio tunisino importato per un totale di 35 mila tonnellate in più all’anno, che si aggiungeranno alle attuali 56.700 già commercializzate a dazio zero sul mercato europeo.

Le importazioni di olio a regime agevolato raggiungeranno dunque un totale di 90 mila tonnellate annue, cifra che ha fatto discutere una serie di parti coinvolte nel processo: gruppi politici, organizzazioni per la difesa della produzione agroalimentare italiana ed europea,  enti a supporto della democrazia e lo sviluppo nei paesi nordafricani. E’ soprattutto nelle istituzioni dell’UE che tale proposta ha fatto parlare di sé, considerando la strenua opposizione da parte di alcuni deputati europei: nella precedente sessione plenaria di febbraio sono stati infatti approvati due emendamenti, che impongono che tale misura non sia prorogata oltre i due anni e che l’olio importato sia prodotto esclusivamente in territorio tunisino.

Particolarmente intenso l’impegno sul tema degli europarlamentari italiani, questa volta quasi tutti uniti per difendere il mercato italiano della produzioni di olio d’oliva. Giovanni La Via, deputato per il Gruppo PPE e presidente della commissione Ambiente, Sanità e Sicurezza Alimentare, considera l’operazione un modo per aprire il mercato a una giusta causa, quella di supportare lo sviluppo della Tunisia e limitare i flussi migratori, ma ritiene che tale strumento vada monitorato per evitare effetti negativi o poco efficaci: «Non si può pensare di dare un aiuto concreto alla Tunisia con i dazi all’importazione. Questi infatti vengono pagati dagli importatori, cui arriverà il beneficio e che speriamo poi lo utilizzino in maniera corretta, assicurando la tracciabilità dell’olio e informando i consumatori che acquistano olio tunisino di importazione e non olio italiano».

Un altro aspetto cruciale della vicenda è che il provvedimento andrebbe a influenzare esclusivamente quei Paesi europei attivi nella produzione di olio d’oliva, in particolare l’Italia e la Spagna. Ad appoggiare misure più stringenti e un’attenzione particolare al made in Italy anche i deputati Salvatore Cicu e Salvatore Pogliese (Gruppo PPE), Michela Giuffrida (Partito Democratico) e Ignazio Corrao (Movimento 5 Stelle). Se infatti l’Italia necessita di importazioni dall’estero di olio d’oliva per sostenere il consumo nazionale – pari a 600 mila tonnellate l’anno – è in ogni caso necessario monitorarne scupolosamente l’ingresso per evitare il temuto fenomeno delle contraffazioni e della tendenza a miscelare olio straniero con marchi IGP italiani di alta qualità. Nel nostro Paese, l’olio d’oliva rappresenta un segmento strategico, con un fatturato annuo pari a 3 miliardi di euro, che vanta più di 500 varietà di olive e 41 oli tutelati dall’Unione europea. Forti critiche al provvedimento anche da parte di Coldiretti, che definisce il nuovo scenario come un rischio concreto proprio in un anno cruciale per la ripresa dell’olivicoltura nazionale.

In ogni caso, la proposta della Commissione ha ricevuto l’approvazione del Parlamento e adesso attende il verdetto definitivo da parte del Consiglio dell’UE, con il testo finale che entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. Dal quel momento, sarebbe opportuno capire se tale nuova misura potrà realmente dare supporto alle fragili condizioni socio-politiche della Tunisia, sostenendo il commercio e arginando i flussi migratori, oppure sarà semplicemente una manovra temporanea senza particolari effetti positivi e ad esclusivo vantaggio di pochi produttori.

©Futuro Europa®

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