Italia ed Europa

La visita di Juncker a Roma pare aver spento le passate polemiche tra lui e il Premier Renzi. Juncker ha addirittura citato l’Italia come “un modello”. Era prevedibile che si cercasse la pace (e chi legge queste colonne sa che lo avevamo previsto) e chi se ne stupisce mostra di capire poco  come vanno le cose nell’UE o fa del facile qualunquismo, alla moda in certi talk-show della TV. Il fatto è che scambiarsi battute al vetriolo tra Commissione e governi alle volte accade, ma una lite permanente non conviene a nessuno: non a noi, che abbiamo bisogno del buon volere di Bruxelles per tante cose, e meno ancora alla Commissione, che necessita del sostegno  dei principali Paesi membri, com’è l’Italia. Poi si capisce che alcuni Commissari continueranno a incalzarci per il nostro debito e la nostra politica fiscale; anche questo fa parte di una dialettica fisiologica, talvolta stridente, ma a alla fine quello che conta politicamente è la posizione del Presidente della Commissione. Ben venga dunque il riavvicinamento Renzi-Juncker.

I problemi, come ha osservato Eugenio Scalfari in un recente editoriale della domenica, sono altri e riguardano l’idea che il Governo italiano si fa dell’Europa e del suo divenire e il ruolo che intende svolgervi. A questo riguardo, bisogna guardare a due elementi: le ripetute dichiarazioni di Renzi, che critica l’Europa perché la vuole più solidale, più progressista, ma anche più unita (il che è il contrario di quello che vogliono Salvini e compagnia). Di recente ha detto: “l’Europa ha troppe regole e pochi ideali”. Un giudizio un po’ affrettato ma non del tutto sbagliato. Le regole sono necessarie e vanno rispettate, poiché risultano non da imposizioni arbitrarie, ma da trattati liberamente sottoscritti (a Maastricht c’eravamo, con un ruolo non secondario). Ma senza ideali di largo respiro, quelli che animarono i grandi del dopoguerra, da De Gasperi ad Adenauer, da Schuman a Monnet, l’Europa rischia di morire di asfisia.

Il secondo e più importante elemento riguarda il programma per l’Europa, un testo di nove pagine in inglese che il Governo ha sottoposto alle Autorità comunitarie. Scalfari scrive, un po’ ingenuamente, che, leggendolo, si è stropicciato gli occhi: non si aspettava qualcosa di così europeista e propositivo, si spinge fino ad immaginare un Renzi che prenda in mano la bandiera di Altiero Spinelli e guidi l’Europa verso il futuro.  Magari esagera un po’, ma anche a me il documento ha causato una buona sorpresa, innanzitutto perché – a mia memoria – è la prima volta che l’Italia (e non il duo franco-tedesco) prende un’iniziativa di ampio respiro e la presenta senza complessi d’inferiorità. Era ora! Quanto ai contenuti, noto in partenza che il documento non propone fughe in avanti istituzionali, improponibili in questo momento (non si parla ad es. di Politica Estera e di Difesa comune), ma guarda a quello che sta a cuore in concreto alla gente: politica di crescita, sostegno alla politica della BCE, politica fiscale europea riequilibratrice delle divergenze tra i vari Paesi, nomina di un Ministro delle Finanze dell’Eurozona che sia membro della Commissione (così si risponde a una domanda sui reciproci rapporti che anch’io mi ero posta), completamento dell’Unione bancaria, con garanzia europea sui depositi, intervento dell’UE nelle politiche sociali e sindacali, rafforzamento delle comuni frontiere europee, cancellando le attuali divisioni interne risorte in violazione degli Accordi di Schengen, politica comune dell’immigrazione. Tutte cose non realizzabili con l’assenso inglese, possibili invece se l’Inghilterra si mette da parte e, comunque, soprattutto nell’ambito dell’Eurozona.

È presto per dire che seguito avrà questa iniziativa ed è giusto essere al riguardo prudenti. Ovviamente non basta presentare proposte attraenti, occorre poi tessere una serie di alleanze strategiche per farle avanzare, se no si resta sul terreno della propaganda d’immagine. Ma il fatto stesso che essa sia stata presa serve a confermare – e ce n’era bisogno, dopo certe uscite “renziane” – che l’Italia riconferma la sua fede europeista (quella che si manifestò nella riunione di Messina preparatoria dei Trattati di Roma del 1957) e intende stare al centro del divenire europeo, con ambizioni ma anche con realismo. È dunque una buona iniziativa,  che dovrebbe trovare appoggio nel gruppo socialista del Parlamento Europeo, dove è rilevante il peso del PD,  ma avere il sostegno di tutte le forze europeiste, come i Popolari, che non devono restare indietro nell’azione volta a un’Europa più solidale e unita, e più vicina alle preoccupazioni e al cuore della gente.

©Futuro Europa®

Print Friendly, PDF & Email
Condividi

1 Commento per "Italia ed Europa"

  1. Antonio Macheda | 2 Marzo 2016 a 08:58:38 | Rispondi

    L’Europa è il ns. futuro è la nostra casa comune con tutte le sue culture e tradizioeni differenti. Unità e coesione sono lo spirito da perseguire senza protagonismi alcuni ma con sano dibattito costruttivo verso i rafforzamenti comunitari. Anche la macchina da guerra tedesca evidenza necessità e segnali di voler coendere verso la ragione europeista. IL patto regge e porterà lustro a un’Europa che sconfiggerà gli antieuropeisti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato


*