Cento giorni di Trudeau tra sorrisi, selfie e prime critiche

Canada – Sorriso da giovane Premier, sempre disponibile per un selfie, il Primo Ministro Justin Trudeau rappresenta il nuovo modo di governare – già sperimentato da diversi leader europei – più vicino ai concittadini, a costo di farsi accusare di andare avanti “a tentoni”. Appena assaporata la vittoria, lo scorso 19 Ottobre, il leader liberale ha dato la sua impronta: allontanate le guardie del corpo, è sceso nella metropolitana della sua circoscrizione per ringraziare personalmente chi lo aveva portato al potere.

Selfie a più non posso e parole gentili, l’immagine è perfetta, quella del nuovo Premier gioviale e accessibile da tutti, agli antipodi con l’austero conservatore Stephen Harper, sconfitto dopo un decennio alla guida del Paese.  Dalla sua investitura ad Ottawa, aperta al pubblico, alle grandi riunioni internazionali come la COP21 o Davos, passando per una trasmissione televisiva che vedeva dieci canadesi che a turno sono stati ricevuti privatamente nel suo ufficio, Trudeau continua a trasmettere l’immagine di rock-star benevola. Sempre sorridente, appare però talvolta  poco compassionevole nei momenti tragici. Nelson Wiseman, un politologo dell’Università di Toronto ricorda che il giovane Trudeau ha studiato drammaturgia, è un “interprete” e questo gli permette di essere all’altezza “di vendere il suo messaggio alla popolazione, a differenza di Harper”. Il primo ruolo che interpreta senza difficoltà è quello di erede di un ex primo Ministro liberale, Pierre Elliott Trudeau, padre del Canada moderno. Viene da una famiglia nella quale la rappresentazione della vita privata era assai frequente. Le sue strategie si ispirano a quel suo passato di “vita vissuta”. Passato in tre anni da semplice deputato di secondo piano a capo del Partito Liberale e a capo del Governo, a 44 anni Justin non sembra avere una grande esperienza politica. I canadese sono stati attratti soprattutto dal personaggio, dall’immagine di giovane padre di famiglia, con una bella moglie, dei bei bambini e tutti in ottima salute. E’ l’immagine che i canadesi, e non solo, vogliono vedere.

Come la generazione di giovani che lo ha eletto, racconta la sua vita personale sui social network. Per noi un déjà vu? Assolutamente in riga con la sua era, ha creato un Governo che rispetta la parità così come le minoranze etniche del Canada giustificandolo con un “perché siamo nel 2015!”. La frase è diventata  virale in rete, perché al di là della sua apparente innocenza, è una frase forte e carica di messaggi per un Canada fermo alle politiche conservatrici di Harper.  Nell’immediato, mentre l’economia canadese stagna un po’, le serie infinite di selfie di Justin Trudeau alimentano le critiche dell’opposizione conservatrice. Ad esempio, l’ex Partito al potere ha accusato il giovane Premier di “girare a vuoto” a Davos, dove è sembrato più a suo agio con Bono che con i suoi illustri colleghi. Ma gli osservatori canadesi affermano il contrario, il passaggio del Primo Ministro Trudeau al Forum economico mondiale sembra aver permesso al Canada di rimettersi al centro dell’interesse internazionale, cosa che non si vedeva da anni in quel contesto. Malgrado la sua scarsa visione economica e il modo sommario con il quale l’ha presentata, Trudeau ha fatto di più per l’economia canadese a Davos che se fosse rimasto a casa. Ha aperto porte chiuse da un isolazionismo durato 10 anni.

Sono passati 100 giorni dalla sua ascesa al potere, e in Canada si fanno i primi bilanci. Dopo l’ondata di entusiasmo e speranza dovuta alla sua elezione, Justin Trudeau incassa le prime critiche, legate soprattutto ad un economia traballante e al parziale allontanamento dalla lotta contro lo jihadismo. Abbiamo visto come, appena arrivato a capo del Governo, Trudeau abbia visto la sua notorietà superare le frontiere. Ovunque nel Mondo, il viso suo sorridente è apparso nei telegiornali e sulle prime pagine di quotidiani e riviste. D’altronde, il suo messaggio è chiaro quando afferma voler fermamente riportare il Canada sullo scacchiere diplomatico, cancellando l’immagine di allievo indisciplinato in campo ambientale, immagine che era stata incollata addosso al quinto produttore di petrolio alla sua uscita dal protocollo di Kyoto avvenuta quattro anni fa. Questo ritorno nelle grazie della diplomazia è rappresentato in parte dalla visita di questi giorni del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon: Ben Harper era famoso per disdegnare le assemblee generali annuali delle NU.

Il Canada terra di accoglienza, uno dei punti forti della campagna di Trudeau. Di fatto, nonostante le difficoltà logistiche e le paure nate dagli attentati di Parigi dello scorso 13 Novembre, 25mila rifugiati siriani arriveranno in Canada entro la fine di Febbraio. Laddove i conservatori privilegiavano i bombardamenti in seno alla coalizione internazionale contro l’Isis in Irak e Siria, il Governo liberale vi porrà fine il prossimo 22 Febbraio. Il Governo canadese ha tuttavia deciso di lasciare in Medio oriente un aereo per il rifornimento, e due aerei di ricognizione, importanti per la coalizione perché relativamente rari. Soprattutto il Canada triplicherà il numero di forze speciali presenti nel Nord dell’Irak, portandole a 201 unità. Si tratta di un punto importante nella strategia della coalizione che necessita di più truppe per preparare i combattenti curdi e iracheni contro l’Isis, oggi in Irak e forse domani in Siria, per mantenere sotto pressione gli jihadisti e riguadagnare terreno. Il Canada devolverà anche un milione di euro alla lotta contro l’Isis. Ovviamente l’opposizione conservatrice ha sparato a zero sul capo del Governo dopo la morte, in meno di 48 ore, di sette canadesi negli attentati di Jakarta e Ouagadougou. Un dramma che gli è costato anche numerose critiche da parte delle famiglie delle vittime.

Al suo attivo, oltre ai rifugiati di cui ha accolto personalmente l’arrivo del primo charter, Trudeau ha in corso un’inchiesta pubblica sulla scomparsa e omicidi non chiariti di più di un migliaio di donne native avvenuti negli ultimi 30 anni. Vera ferita aperta per le Prime Nazioni ( popoli autoctoni canadesi che non appartengono né agli Inuits, né ai Metis), è un gesto forte del Primo Ministro per tentare di porre su una base di eguaglianza una popolazione colpita dalla povertà e dalla discriminazione.  L’economia rimane la bestia nera del Governo. In recessione nella prima metà del 2015 quando c’erano ancora i conservatori, l’economia è paralizzata per la caduta dei prezzi del petrolio, con corollario la crescita della disoccupazione. Il prossimo bilancio sarà decisivo per il Governo  che ha promesso un rilancio dell’economia attraverso gli investimenti sulle infrastrutture. La luna di miele tra i canadesi e il loro Primo Ministro continua con un numero sempre crescente di pareri favorevoli, per ora la crisi economica non gli è imputabile. Ma è sulla quotidianità e sul loro potere di acquisto che giudicheranno l’azione del suo Governo, un aspetto sul quale Trudeau mette molta enfasi nelle sue comunicazioni.

La sua promessa iniziale di un Governo “diverso” e “trasparente” sembra per ora mantenuta, e mostra un punto di rottura con il suo predecessore. Sempre sorridente, Justin Trudeau si fa coinvolgere senza sosta al gioco delle domande dei giornalisti e ai bagni di folla. Sembra veramente un “déjà vu”, e se in Canada funzionerà sarà una vera lezione di civiltà.

©Futuro Europa®

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