Un posto sicuro (Film, 2015)

Un posto sicuro di Francesco Ghiaccio è un film pericoloso, secondo la definizione di Emil Cioran, perché scava nelle ferite della nostra realtà, indaga i sentimenti più profondi, i rapporti interpersonali più difficili. Pericoloso e utile, forse proprio per questo non ce lo vogliono far vedere, limitandone l’uscita in 25 copie (contro le 1.200 di Quo vado, tanto per fare un esempio), neppure una per regione. Firmano la produzione Rai Cinema, Sky Cinema e Piemonte Film Commission, per un lavoro che dovrebbe diventare virale, distribuendolo a macchia d’olio, nelle scuole, nelle piazze, tramite social network.

Per fortuna ci sono ancora i Cineclub di provincia consapevoli del loro compito, una vera e propria missione: far vedere il cinema invisibile di qualità. Non importa se non disponiamo di una grande sala e di un vero e proprio cinema, in fondo bastano un telo bianco e un lettore dvd ad alta definizione, quel che interessa è riuscire a vedere pellicole che vadano oltre i soliti pop-corn movie. Nella zona dove vivo, assolve bene tale compito il Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, che venerdì 15 gennaio ha invitato il regista Francesco Ghiaccio a presentare il film d’esordio, scritto insieme al bravissimo Marco D’Amore (Luca, il protagonista).

Un posto sicuro è un film straordinario e sconvolgente che tutti i cittadini responsabili, preoccupati per la salute dell’ambiente dovrebbero vedere. Racconta una storia d’amore, il conflitto padre-figlio, la malattia inesorabile e la passione per il teatro come catarsi esistenziale. Il film è ambientato in una Casale Monferrato livida e spettrale, fotografata splendidamente da Guido Michelotti, tra squarci poetici, riprese sincopate e nervose, realizzate con la macchina a mano, accompagnato da una colonna sonora intensa e angosciante curata da Enrico Pesce. Ghiaccio rende bene su grande schermo il dramma interiore e sociale dei troppi lutti provocati da un killer chiamato amianto. Miscela con dosi da artista parti documentarie e fiction, dando conto del vergognoso processo Eternit e riproducendo la rabbia di una comunità, che dovrebbe essere la nostra stessa rabbia.

Non è difficile scomodare capolavori del passato come La classe operaia va in paradiso di Elio Petri e il cinema sociale di Damiano Damiani. Il vantaggio era che un tempo simili opere da studiare e rivedere uscivano nei cinema di prima visione durante il fine settimana. Ghiaccio non sfigura di fronte a tali mostri sacri, il suo film non gronda retorica, ha le carte in regola per reggere l’usura del tempo e per restare monumento su pellicola di un dramma da non dimenticare. Stupendo il finale, con il ragazzo che tiene accanto il fantasma del padre, gli occhi immersi nel Po e la speranza nel futuro rappresentata dalla corrente che tutto trascina e che un giorno spazzerà  via il veleno di cui è intrisa la sua terra. Il posto delle fragole di Bergman credo che sia alla base della toccante apparizione del genitore che pare passare il testimone al figlio di una lotta che non deve finire. Attori bravissimi e ben calati nelle parti, da un Marco D’Amore (Gomorra, la serie) in un ruolo insolito e teatrale, un Giorgio Colangeli grande vecchio del palcoscenico e una diligente Matilde Gioli, volto interessante del cinema giovane (Il capitale umano).

“Dedicato all’anima di Casale Monferrato. Un film dove non vince lo Stato ma la forza del singolo che lotta per avere giustizia”, ha detto il regista. Un posto sicuro racconta il falso mito di Casale (cartina di tornasole per altri luoghi a rischio) come posto sicuro per vivere, perché l’amianto non può far male, è il nostro lavoro, è il pane della nostra gente. Il regista è nativo di Bisceglie, ma la sua città di adozione +è Casale, racconta una storia che ha vissuto sulla sua pelle, filtrata attraverso l’amore per il teatro, vera catarsi per accettare la realtà. Tutto è realtà in questo film, anche se i protagonisti mettono in scena una fiction il cui solo punto debole è la storia d’amore tra Luca e Raffaella. La forza del soggetto sta nel racconto delle vittime, nel mondo intenso e partecipe in cui è descritto un rapporto contrastato tra padre e figlio. Imperdibile.

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Regia: Francesco Ghiaccio. Soggetto e Sceneggiatura: Marco D’Amore, Francesco Ghiaccio (romanzo omonimo edito da Sperling & Kupfer). Fotografia: Guido Michelotti. Montaggio: Chiara Griziotti. Scenografia: Carmine Guarino. Costumi: Laurianne Scimeni. Trucco: Alessandra Giacci. Suono: Roberto Mozzarelli. Musiche: Enrico Pesce. Aiuto Regista. Francesca Coticoni. Produzione: La Piccola Società, Indiana Production Company, Rai Cinema, Sky Cinema, Film Commission Piemonte. Distribuzione: Parthenos. Interpreti: Marco D’Amore (Luca), Giorgio Colangeli (Eduardo), Matilde Gioli (Raffaella). Durata: 102’. Genere: Drammatico.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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