Renzi, performance di fine d’anno

Tradizionale Conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio stamane a Roma nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, organizzata dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti in collaborazione dell’Associazione stampa parlamentare.

Un’occasione per il Premier Renzi per fare il punto, senza contraddittorio vista la circostanza, sulle attività di Governo in questo 2015. Come è ovvio, il suo discorso introduttivo prima delle domande dei giornalisti, non è potuto essere altro che uno show – aiutato dalle sue immancabili slide – di quanto e come l’Esecutivo Renzi abbia fatto tanto e bene in questo anno. Indubbiamente di cose ne ha fatte (dall’Italicum al Jobs Act, dalla Riforma della PA a quella della Scuola, fino all’avvio della Riforma costituzionale), certo è che bisognerebbe vedere “come” e in che termini le ha fatte. Durante la Conferenza stampa, a constatare di persona le parole e l’enfasi del Premier, c’è venuta in mente la storiella di quel commesso che dice di aver venduto in un sol giorno tutta la merce presente in negozio e – alla domanda del suo datore di lavoro “ma come hai fatto?” – si scopre poi che ha svenduto tutto ad 1 euro. La vendita c’è stata, il guadagno no!

Ma vediamo sinteticamente quelli che Matteo Renzi ha classificato come “successi” e che lui stesso ha definito “Le buone notizie del 2015”. Jobs Act (disoccupazione calata in un anno dal 13,2 all’11,5% con 300mila occupati in più); Italicum: un “capolavoro parlamentare” che ci eviterà un possibile “effetto Spagna”, riferendosi alla situazione di stallo dopo le recenti elezioni iberiche; TASI e IMU: abolizione per la prima casa, anche se già era esente dall’Imposta Municipale Unica; Riforma costituzionale: verso l’approvazione e comunque da passare al vaglio di un Referendum nel prossimo ottobre con la promessa che “se perdo, vado a casa!”; Immigrazione: sbarchi diminuiti rispetto al 2014 ed ora è un “problema europeo”; Riforma Pubblica Amministrazione: presto i Decreti attuativi; Riforma Scuola: 100mila docenti precari entrano in ruolo e fondi per l’edilizia scolastica; Giustizia: Legge sul falso in bilancio, Responsabilità civile dei Magistrati e Reati ambientali; Politica estera: “siamo diventati importanti” con la presenza italiana al tavolo di Vienna sulla Siria e a quelli di Roma e New York sulla Libia; Flessibilità: concessa dalla UE vale un 1% del PIL da poter investire in sicurezza e cultura; Expo di Milano: un “successo planetario”.

Alla fine delle slide, Matteo Renzi ha detto (testualmente) “Politica batte populismo 4 a 0”. Insomma, riflettendo, è vero che è il risultato che conta ma è anche vero che va ottenuto secondo regole e condizioni ben precise. Tante cose sono state fatte da questo Governo in un anno ma come e con quali conseguenze anche sulla struttura democratica del Paese e delle Istituzione e sulla giustizia sociale è tutto da discuterne.

Sollecitato poi da alcune domande dei giornalisti, Renzi ha voluto fare alcune precisazioni. Libia: azioni unilaterali sono inutili, bene invece in coordinamento con gli altri partner coinvolti (“un ero alla sicurezza e un euro alla cultura” è la strategia che Renzi cerca di far passare in Europa per fronteggiare il terrorismo: spendere per la prevenzione ma anche per creare consapevolezza di coesistenza tra culture diverse); Pensioni: “non toccheremo le pensioni degli Italiani”, salvo interventi su quelle d’oro e “una pensione da 2.000 euro al mese non è d’oro”; Amnistia e Pena di morte: la prima non è all’ordine del giorno del Governo, sulla seconda “condividiamo le parole del Papa”, aggiungendo che tra le priorità in questo ambito il Governo è a favore della “libertà di fede”; Europa: la politica economica della UE è sbagliata, infatti non decolla la crescita nel suo insieme, ma il rischio di “crollo” dell’Europa non risiede nell’economia ma nel pericolo di perdere la propria identità; Ambiente: “costruiremo più colonnine elettriche” passando dalle duemila di oggi a ventimila “prima delle elezioni del 2018”; Unioni civili: le civil partership “sono un fatto di giustizia e civiltà” ma in tutte le forze politiche (nel PD come in Forza Italia) ci sono divisioni, opinioni diverse.

A conclusione, il Premier ha voluto ricordare come negli ultimi vent’anni l’Italia spenda meno di quanto incassi, al netto degli interessi per il debito pubblico. Il debito pubblico, appunto! Ma non possiamo cancellarlo dai conti dello Stato con un colpo di spazzola, diciamo noi.

Se fosse arrivato il nostro turno – ma il Premier ha chiuso i giochi, complice l’orario del pranzo – avremmo voluto chiedere a Renzi una sua opinione. In questo periodo in cui si sono demonizzate le piccole banche ed in presenza di una crisi perdurante, c’è il rischio per le PMI che trovino i rubinetti del credito inariditi non riuscendo ad accedere alle grandi banche che sono pressate dalla vigilanza e dagli Accordi di Basilea? Non immaginiamo cosa avrebbe risposto il Presidente del Consiglio già alle prese con le conseguenze per i piccoli risparmiatori, a proposito dei quali ha detto che “chi ha subito danni recupererà i suoi soldi. Il problema è di trasparenza e chiarezza nel rapporto tra investitori e banche” ma non c’è alcun “rischio sistemico”.

Una nota di colore. Tra le tante battute del Premier, una francamente ci è parsa riuscita. Alle scuse di una collega giornalista della Testata turca Dogan Haber Ajansi per i suo non eccellente italiano nel rivolgergli una domanda, Renzi l’ha interrotta promettendole che per metterla a suo agio le avrebbe poi risposto in inglese.

©Futuro Europa®

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