Toghe “delegittimate” dal Governo?

“Lo scontro non c’è”, il ministro della Giustizia Andrea Orlando butta acqua sul fuoco della disputa tra Governo e Magistrati. “C’è una dialettica con posizioni diverse, come è fisiologico che sia. Non credo ci sia stata un’aggressione al Governo, né un’aggressione alla Magistratura. La dialettica può essere accesa, l’importante è che ci sia pieno rispetto”. La polemica tra Esecutivo e Anm è scoppiata in occasione del XXXII Congresso dell’Associazione nazionale magistrati la scorsa settimana. Il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, aveva parlato di “delegittimazione” della categoria, attaccando di fatto il Governo. I toni si sono placati, ma la sensazione è che lo scontro sia tutt’altro che finito.

Motivi per far salire la tensione non sono mancati nei mesi scorsi: dal taglio dei giorni di ferie alla riforma sulla prescrizione. Se si aggiunge anche la riforma sulla responsabilità civile, alla quale il Governo Renzi sta lavorando, il quadro è completo. I recenti fatti che hanno scosso il Palazzo di Giustizia di Palermo, con l’inchiesta che coinvolge quattro magistrati palermitani e due amministratori giudiziari per l’affidamento di incarichi e sulla gestione dei beni confiscati alla mafia, hanno acuito l’attrito. Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, aveva detto che per attaccare questo Governo “ci vuole coraggio, considerando le leggi importanti che ha fatto per il contrasto a Cosa Nostra, l’Anm dovrebbe fare autocritica per quanto successo a Palermo. E’ un modo ottimo per sviare l’attenzione”.

Prove di distensione ci sono state tra Sabelli e Orlando. “Non è la fossa dei leoni”, ha detto il presidente dell’Anm, accogliendo al Congresso il ministro Orlando. Sabelli ha inoltre precisato come la volontà dell’Anm sia quella di “un confronto leale”, confessando di aver provato dispiacere per le parole di Alfano. Orlando ha ricordato come l’Anm sia “un interlocutore essenziale per il Governo”, negando che sia in atto uno scontro istituzionale, piuttosto “una dialettica su posizioni diverse”. Alle critiche arrivate dalle toghe sull’attenzione maggiore alle intercettazioni rispetto alla lotta alla Mafia, il Guardasigilli ha sottolineato come quello sulle intercettazione “è stato l’ultimo dei 21 provvedimenti del Governo”.

L’obiettivo, insomma, è smorzare i toni accesi dello scontro per tornare ad affrontare i temi importanti. Ad agitare le acque nell’Anm c’è anche Raffaele Cantone che la settimana scorsa ha paventato l’ipotesi di lasciare l’Associazione nazionale dei magistrati perché accusato di essere troppo vicino alla politica. “Cantone deciderà liberamente se andare via o restare”, è stato il commento del numero uno delle toghe, Rodolfo Sabelli, “ma spero che in questa valutazione egli rifletta sul valore dell’Anm e sull’azione che da sempre noi portiamo avanti a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della Magistratura e a difesa della legalità”. Il presidente dell’Anticorruzione ha replicato alle accuse rivoltegli nel Convegno dei magistrati a Bari di essere troppo vicino alla politica: “Sono rimasto perplesso dalle critiche arrivate dall’Anm, come un pugile che ha avuto un pugno e non si è ripreso e volevo anche fare un gesto eclatante: uscire dall’Anm. Ci sto riflettendo, perché l’Anm è anche casa mia. Io non ho mai fatto politica e sono sempre stato indipendente”. Il clima tra le toghe, insomma, sembra tutto fuorché sereno.

©Futuro Europa®

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