Mario Caiano, il cinema di genere nella sua vita

Mario Caiano (Napoli, 13 febbraio 1933 – Roma, 20 settembre 2015) ha fatto appena in tempo a pubblicare la sua autobiografia prima di lasciarci. La casa editrice che dirigo ha avuto il coraggio di pubblicarla, dopo che molte grandi case l’avevano rifiutata, giudicandola poco commerciale. Oggi leggo su molti quotidiani importanti che Caiano si sarebbe autoprodotto il libro. Niente di più falso, ché il testo lo trovate su IBS, distribuito da Libroco e da Messaggerie.

Per chi non lo sapesse, Caiano è stato un regista attivo nel peplum (Ulisse contro Ercole, 1962, è il suo debutto) e nel cinema avventuroso, in tempi più recenti si è dedicato al western-kung-fu (Il mio nome è Shangai Joe, 1973), al filone nazi-erotico (La svastica nel ventre, 1976) e al poliziottesco (Napoli spara!, Milano violenta, 1976) Mi sono occupato di Caiano scrivendo la Storia del cinema horror italiano per due buoni lavori come Amanti d’oltretomba (1965) e Ombre roventi (1970). Amanti d’oltretomba, firmato con lo pseudonimo di Allan Grünewald, un gotico sceneggiato insieme a Fabio De Agostini, musicato niente meno che da Ennio Morricone, fotografato da Enzo Barboni e montato da Renato Cinquini. La presenza di Barbara Steele nei panni di un’inquietante vendicatrice conferisce importanza alla pellicola. Un film così sanguinolento da far diffondere la leggenda che Caiano lo volesse girare in tre colori (bianco, nero e rosso) per sottolineare la presenza del sangue. Ombre roventi (1970) è meno noto, scritto e sceneggiato insieme a Enrico Rossetti e Frank Agrama, colonna sonora di Carlo Savina, trucchi di Giannetto De Rossi, per un horror girato in Egitto e incentrato sul culto di Anubi. Interpreti principali: William Berger e Daniela Giordano (sostituta di Gianna Serra che abbandona il set dopo un giorno di riprese), che si muovono all’interno di una setta di adoratori del male guidata da una sacerdotessa dedita a sacrifici umani. Berger è la reincarnazione di Osiride e salva da sicura morte la Giordano, che impersona la dea Iside.

Il film è tristemente noto perché al termine delle riprese viene arrestata per droga Carol Lobravico (la strega) insieme al marito William Berger. La Lobravico morirà in un manicomio criminale. Un film originale, sia per i temi trattati che per la scelta della location, gode di una buona atmosfera da horror esotico unita a un torbido erotismo. Daniela Giordano è attrice dal fascino ambiguo e viene utilizzata in un ruolo che conferisce mistero e interesse alla pellicola. Mario Caiano non è soltanto horror. Basta sfogliare le pagine del prezioso testo di Roberto Poppi (I Registi Italiani, Gremese) per rendersi conto che siamo di fronte al primo autore di western del nostro cinema, anticipatore di Sergio Leone e del suo Per un pugno di dollari. Andate a rivedere Le pistole non discutono (1964), firmato con lo pseudonimo di Mike Perkins, costato la metà del film di Leone e finanziato dalla stessa casa di produzione.

Dobbiamo ricordare Mario Caiano anche come autore televisivo e di alcuni documentari di successo (Dalai Lama, Oceano di saggezza; Il presepe napoletano). Un cineasta a tutto tondo, il ritratto del cinema di genere con la sua stessa vita. Riposa in pace, Maestro.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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