Area Milano Expo, quale futuro?

Mancano poco più di due mesi al termine dell’Esposizione Universale che è già cominciato il “toto post Expo”. In molti si sono esposti per lanciare proposte, più o meno realizzabili, ma che abbiano l’obiettivo di non trasformare il sito espositivo in un grande cimitero degli elefanti. In effetti la futura destinazione delle aree è un problema che ha spesso riguardato le precedenti edizioni, perdendo l’opportunità di riqualificare spazi potenzialmente qualificanti per la città.

Il primo a proporsi per quell’area è stato il presidente di Assolombarda (la Confindustria meneghina) Gian Felice Rocca, ipotizzando una cittadella dell’innovazione, dove convogliare sviluppo, ricerca ed incubatori di star up. Una sorta di Silicon Valley italiana. Ciò anche grazie al fatto che il sito di Expo è il luogo tecnologicamente più cablato e sviluppato d’Italia, e questo semplificherebbe molto l’interconnessione del mondo della ricerca.

Insieme a questo polo tecnologico si è affiancata l’ipotesi di trasferire i molti edifici delocalizzati dell’Università Statale di Milano, da Città Studi proprio al sito di Rho creando un vero Campus universitario. Questa al momento è l’idea che istituzioni e parti sociali vorrebbero spingere maggiormente anche perché entro 7/8 anni, il capoluogo lombardo sarà dotato di due campus: la Bocconi che inizierà i lavori nella periferia sud-ovest del suo grande progetto nelle ex aree della centrale del latte e, recentemente, anche l’università Cattolica, con l’accordo sulla Caserma Garibaldi, riqualificherà un intero quartiere del centro di Milano.

Recentemente si sono aggiunte altre ipotesi. Quella lanciata dall’AD di ATM ( azienda dei trasporti) è quella di realizzare un grande hub ferroviario nel sito espositivo, una sorta di grande rimessa della metropolitana, oggi dislocati in vari centri. E la seconda è di trasferire gli Studi RAI proprio nel sito EXPO, anche per razionalizzare gli spazi che oggi si dividono su due zone di Milano.

Insomma, potenzialmente tutto realizzabile vista la vastità dell’area ma sarà prima necessario coordinare e modificare le quote delle varie società. Infatti mentre il governo detiene il 40% di EXPO spa, la proprietà dei terreni è principalmente di Regione Lombardia, Comune di Milano e Fondazione Fiera che hanno, oltre che il diritto a decidere delle sorti dell’area, anche la volontà di rientrare dei 300 milioni di euro spesi per l’acquisto dei terreni.

Al momento però  l’Advisor deputato all’analisi dei progetti non si è ancora espresso e solo con il termine dell’esposizione si potranno capire le sorti dei terreni, ma intanto, la paura che tutto possa rimanere abbandonato ha portato il Presidente Maroni ad ipotizzare un “fast post Expo”. L’utilizzo di alcuni spazi fin da subito per poter mantenere vivo il sito mantenendo la vocazione artistico- culturale e con una particolare attenzione all’alimentazione.

I prossimi mesi saranno quindi cruciali per comprendere le sorti delle aree di expo, ma tutti sono d’accordo su una cosa: l’eredità del successo di expo può essere un grande volano per la ripresa economica del territorio motore italiano.

©Futuro Europa®

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