Piano Juncker, Cina pronta a investire in Europa

Lo scorso novembre la Commissione europea ha presentato a Strasburgo il cosiddetto “Piano Juncker”, una manovra economica mirata a produrre nuovi investimenti in Europa per un totale stimato di circa 315 miliardi di euro, a partire da un capitale iniziale di 21 miliardi. In questi mesi di discussioni sull’effettiva efficacia del programma, numerosi soggetti hanno espresso la propria disponibilità nell’investire sull’Unione europea.

Tra questi, anche la Cina sta valutando tale opportunità, puntando soprattutto sul settore delle telecomunicazioni. In queste settimane sono in corso, presso il Comitato delle Regioni a Bruxelles, una serie di tavoli di discussione cui hanno preso parte funzionari della Commissione e del Parlamento UE, rappresentanti delle aziende di telecomunicazioni europee e delegati delle quattro più importanti banche cinesi: Bank of China, prima al mondo con un fatturato di 166 miliardi di dollari, China Construction Bank, ICBC e Agricultural Bank of China.

La tigre cinese si presenta dunque nella posizione di voler investire in Europa, soprattutto nell’ambito delle tlc. A confermarlo è Yang Yanyi, ambasciatrice cinese presso l’UE: «La Cina si trova in una fase di rinnovo delle proprie strutture economiche, e anche l’Europa sta cambiando per lasciarsi la crisi alle spalle. È dunque nell’interesse reciproco cofinanziare progetti all’interno del Piano Juncker».

L’interesse principale degli investitori cinesi gira intorno al mercato delle comunicazioni digitali, tra cui cloud computing e big data, commercio elettronico e la cosiddetta “realtà aumentata” in digitale degli oggetti reali. La Cina si presenta all’appello con una serie di marchi hi-tech di credibilità mondiale, tra i quali Huawei, Lenovo, ZTE, Hutchison Whampoa e Xiaomi. Altre possibili aree di investimento sono la modernizzazione dell’agricoltura, le smart cities e la lotta al cambiamento climatico. Attraverso il fondo EFSI, creato dal piano Juncker appositamente per attrarre capitali stranieri privati, si potrebbe avviare dunque una collaborazione duratura tra UE e Cina per gli investimenti dei prossimi decenni.

Logicamente, una presenza straniera così importante in Europa potrebbe sollevare timori sul potere della Cina nell’economia europea. Secondo Alessandro Carano, senior adviser della DG Ecfin alla Commissione, «Si tratta di prestiti e non di controllo di quote societarie; saranno inoltre le imprese e gli enti locali a decidere il mix finanziario. Il nostro obiettivo col piano Juncker è di mobilitare la liquidità economica, inclusa quella della Cina».

Sembrano dunque prospettarsi interessanti potenzialità di sviluppo per i mercati europei. In ogni caso, Pechino rappresenta già il terzo investitore mondiale in Europa. In attesa di numeri più concreti, alcune regioni europee (Toscana, Catalogna, Extremadura, Lodz, Berlino, Azzorre e Ile-de-France) hanno già presentato al Comitato delle Regioni progetti tlc in cerca di finanziamenti dalle banche cinesi più importanti.

©Futuro Europa®

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