Xylella, il Salento in ginocchio

Per “Xylella fastidiosa” s’intende un batterio originario dell’America latina che attacca  in prevalenza le piante di agrumi, i ciliegi e gli ulivi. Viene veicolato da un insetto, la cicalina, che, appoggiandosi sulle piante, favorisce la diffusione del batterio, il quale attacca la linfa vitale della pianta , seccandola. Ѐ la causa principale di quello che è stato definito CoDIRO (Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo). Questa denominazione è stata coniata proprio per definire il fenomeno del disseccamento degli ulivi del Salento. Il batterio non si era mai manifestato prima in Europa e in Italia se non a partire dal 2013 ed in modo particolare nel Salento. Un buona parte dei meravigliosi ulivi secolari che, tuttora, creano uno splendido spettacolo turistico e un importante indotto economico, si è, poco per volta, disseccata e gli ulivi soppressi.

Il ritardo dei Governi Letta e Renzi è ingiustificabile, visto che i segnali erano del 2013 ed i primi concreti aiuti arrivano ad agosto 2014, con cui vengono fissati i punti principali per un intervento d’emergenza. Tra queste azioni spicca l’istituzione di un piano esecutivo d’intervento, con particolare riferimento alla creazione di una fascia di salvaguardia tra la zona colpita e le aree indenni. Un’intensificazione dell’attività di ricerca e le modalità di finanziamento del piano d’intervento attraverso le risorse stanziate dalla legge di stabilità 2014. Solo a gennaio 2015 è stata annunciata, decisamente in ritardo, la nomina del Comandante della Regione Puglia del Corpo forestale dello Stato Giuseppe Silletti come Commissario delegato per l’attuazione degli interventi per far fronte all’emergenza.

In aprile 2015 il Comitato Ue per la salute delle piante comunica le misure adottate contro la Xylella. Tra queste, l’eradicazione degli alberi malati nelle aree infette e di tutte le piante ospiti situate in un raggio di 100 metri. Nello specifico, si prevedono rigide misure di eradicazione nelle aree contagiate, che includono la rimozione e la distruzione delle piante infette, e di tutte le piante ospiti nel raggio di 100 metri, a prescindere dal loro stato di salute. Le misure comprendono inoltre la possibilità per l’Italia di applicare misure di contenimento nell’intera provincia di Lecce, dove l’eradicazione non è più possibile. In questo caso, viene mantenuto il requisito di rimuovere sistematicamente tutte le piante infette e di testare le piante circostanti nell’arco di 100 metri in una zona di 20 chilometri adiacente alle province di Brindisi e Taranto.

La decisione della Ue intende far si che il contagio non si estenda oltre le zone già colpite, ma da parte della Regione Puglia e dalla stessa Coldiretti arriva un secco rifiuto. «Non è possibile accettare passivamente la strage degli ulivi sani proposta dalla Commissione Europea, dalla quale si attendono peraltro ancora misure concrete di sostegno agli agricoltori colpiti da una calamità di cui i veri responsabili sono i mancati controlli alle frontiere dell’Unione». È quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare le misure anti-Xylella varate dal Comitato per la salute delle piante dell’Unione Europea. «Questa soluzione avrebbe costi improponibili e causerebbe danni economici e ambientali inaccettabili».

Moncalvo sottolinea inoltre che «sul fronte istituzionale occorre accelerare l’iter per il riconoscimento dello stato di calamità avviato dal Parlamento per poter alleviare il problema delle scadenze contributive e fiscali per le aziende agricole colpite dalla calamità».

Ad affievolire le polemiche sempre in aprile arriva il via libera alla deroga che consente l’ utilizzo del fondo solidarietà nazionale per indennizzo degli agricoltori e dei vivaisti danneggiati da Xylella. In questa norma vengono destinati i primi 11 milioni di euro per gli interventi compensativi a favore dei produttori che hanno subito danni. Ad una prima stima, infatti, è emerso che per aziende di medie dimensioni (da 2 a 9,99 ettari) il valore del soprassuolo distrutto è pari a 125mila euro ad azienda e il mancato reddito raggiunge i 170mila euro.

Ma il male peggiore è che per questo batterio non esiste ancora una cura ed è di massima importanza incentivare la ricerca per porre fine a questa calamità avversa agli agricoltori ma anche alla produzione del tanto rinomato olio d’oliva italiano anche se è indispensabile affermare che la qualità e la sicurezza alimentare dell’olio extravergine non è danneggiata dalla Xylella.

©Futuro Europa®

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